IL CEO DONNET VERSO LA RICONFERMA SE I PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA SARANNO PIÙ DEL 60%
di Anna Messia
Anche i tedeschi di Deka Investment si schierano dalla parte del ceo Philippe Donnet per l’assemblea di venerdì 29 che dovrà votare il nuovo board di Generali. Investitori accreditati per lo 0,1% del Leone che mandano un nuovo segnale che gli internazionali sono dalla parte della lista del consiglio mentre sostengono che il progetto alternativo, presentato da Francesco Gaetano Caltagirone, che come ceo propone l’ex manager di Generali, Luciano Cirinà «manchi di chiarezza», come dichiarato ieri dal responsabile della corporate governance di Deka, Ingo Speich. Nei giorni scorsi già il fondo sovrano norvegese Norges (con il suo 1,5%) si era detto a favore della continuità, aggiungendosi ad altri grandi fondi Usa, da Union Investments a Calpers, da Sba Florida a Bci, da Cpp Investment Board a Ers del Texas, come sottolineato dallo stesso ceo Donnet nell’intervista rilascita a MF-Milano Finanza sabato 23. Del resto dopo che i grandi proxy Glass Lewis, Iss e Frontis nei giorni scorsi hanno sottolineato la credibilità dei risultati raggiunti nei due precedenti mandati da Donnet e del nuovo piano presentato a dicembre, la posizione dei grandi investitori a favore della lista del cda è data per scontata e si iniziano a calcolare le posizioni in vista dell’appuntamento di venerdì, con il voto che potrà essere espresso al più tardi entro le 12 di giovedì, per essere poi consegnato al notaio per l’assemblea di venerdì mattina alle 9. La lista di Caltagirone (con l’imprenditore capitolino al 9,95%) ha il sostegno di Leonardo Del Vecchio (anche lui accreditato per una quota superiore al 9%) e di Crt (con l’1,7%). Si parte quindi dal 22% e la percentuale potrebbe salire al 26% con il supporto, probabile ma non certo, dei Benetton (4%). E se Caltagirone riuscisse a ottenere il voto di altri azionisti privati, da Cassa Forense (circa 1%) alle fondazioni (tre, tra cui Cuneo), passando per famiglie come i Seragnoli (0,6%) i Minozzi (0,4%) o i Lavazza, il suo fronte potrebbe spingersi fino quasi al 30%. Così, se le percentuali di partecipazione al voto dei soci all’assemblea rimanessero simili a quelle dell’ultima votazione, pari al 55,8%, si potrebbe arrivare ad un testa a testa con la lista del Cda, che ha il supporto di Mediobanca (17%) e di De Agostini (1,44%), e come visto anche dei grandi investitori esteri che all’ultima assemblea avevano avuto un peso del 20,74%. Ma il fronte di Caltagirone non appare tutto compatto, con la famiglia Amenduni (Ferak) che detiene l’1,38% che per esempio, come anticipato da MF-Milano Finanza, sarebbe orientata all’astensione. Posizioni si cui si alzerà in velo nelle prossime ore ma le previsioni, vista la posta in gioco e i toni dello scontro, sono per una partecipazione ben più ampia dell’ultima assemblea. Basterebbe superare il 60% per consegnare la probabile vittoria alla lista del board. E più dovesse salire la percentuale più il distacco supererebbe quel 5-6% su cui Caltagirone tiene gli occhi puntati, pronto al ricorso contro il prestito titoli (4%) utilizzato da Mediobanca per alzare il muro difensivo e l’1,44% in via di cessione da De Agostini, ma valido per l’assemblea. Numeri seguiti attentamente anche da Generali, con fonti vicine alla compagnia che sottolineano che basterebbe un’azione per ottenere la vittoria e in ogni caso, la quota da considerare ai fini del prestito, e quindi di un eventuale ricorso, sarebbe di solo il 2%, considerando che anche Caltagirone ha un pegno su circa il 5% delle sue azioni. Un tema, quello del possibile ricorso di Caltagirone, che è stato sollevato anche dai soci nelle domande scritte inviate a Trieste per l’assemblea. «Gli azionisti legittimati hanno sempre il diritto di agire davanti al giudice competente per impugnare qualsivoglia delibera assembleare, ove ne ricorrano i presupposti», hanno ribattuto dalla compagnia dove hanno anche osservato che Banca Generali è un asset strategico per il gruppo grazie alle sue ottime performance e che la questione di una possibili vendita a Mediobanca, con i dettagli svelati da MF-Milano Finanza in edicola sabato 23, che non è mai arrivata in cda. (riproduzione riservata)
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