OGGI L’ASSEMBLEA CON I PRONOSTICI IN FAVORE DI UNA NETTA AFFERMAZIONE DI DONNET
di Andrea Deugeni
Giochi fatti in Generali: il responso ora è nelle mani di Computershare. Alle 12 di ieri è scaduto infatti il termine per gli azionisti della compagnia per votare (tramite pec o piattaforma) i punti all’ordine del giorno dell’attesa assemblea di oggi che si svolgerà, dalle 9 di questa mattina, in modalità da remoto come misura anti-Covid, preferenze raccolte nell’era del voto a distanza dal rappresentante designato e che verranno lette al presidente uscente Gabriele Galateri alla presenza di un notaio. Oltre a determinare, come recita il punto sette, l’ampiezza del cda (a 13 membri com’è attualmente o a 15 come invece propone l’ex vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone), la conta finale sancirà chi fra Philippe Donnet, che cerca il terzo mandato e lo sfidante Luciano Cirinà, ex capo dell’area Cee delle Generali, sarà il timoniere nel prossimo triennio della più grande assicurazione italiana da quasi 76 miliardi di raccolta premi. Una vicenda dai toni molto aspri che si trascina da mesi e trasformatasi in scontro condotto anche a colpi di esposti in Consob. Come anticipato da MF-Milano Finanza, l’affluenza prevista a Trieste è da record: intorno al 71% (al 55,9% tre anni fa all’ultimo rinnovo), partecipazione che per la forte presenza di investitori istituzionali nel capitale del Leone (al 35,17%) che seguono le indicazioni degli ascoltatissimi proxy advisor in blocco compatto pro-Donnet dovrebbe favorire la lista del consiglio uscente sostenuta da Mediobanca (al 17,22%) e dal gruppo De Agostini (1,44%). Oltre all’assicuratore con doppia cittadinanza, francese e italiana, questa propone come presidente l’ex rettore della Bocconi Andrea Sironi. Secondo le simulazioni circolare nelle ultime ore la continuità dovrebbe contare sul 40% delle preferenze di quanti hanno votato, in netto vantaggio di 10 punti sul 30% che dovrebbe invece incassare la lista del ribaltone promossa da Caltagirone (a un soffio da 10%) e appoggiata da Leonardo Del Vecchio (circa 10%), Fondazione Crt (1,73%), Benetton (3,98%), Cassa Forense (0,99%) e da alcune fondazioni (fra cui Cuneo) e imprenditori nazionali. Nonostante il ruolo da paciere che si propone di giocare la famiglia di Ponzano Veneto al lavoro sui fronti strategici Atlantia e Autogrill-Dufry con la merchant bank di Alberto Nagel, la spaccatura nell’azionariato del Leone pare lontana dal ricomporsi anche al termine del fischio finale delle ostilità, riallineamento che logiche di portafoglio pro-stabilità invece diversamente suggerirebbero. A giudicare dall’ultimo ennesimo ricorso presentato il 31 marzo all’authority guidata da Paolo Savona volto a verificare un presunto «patto occulto» fra Piazzetta Cuccia e il socio uscente De Agostini, Caltagirone sembra voler giocare tutte le carte a disposizione. Il distacco all’orizzonte, maggiore del 6% circa (del prestito titoli di Mediobanca più i diritti di voto del conglomerato di Novara) che evaporerà dopo l’assemblea, neutralizzerebbe l’opzione battaglia legale per l’imprenditore capitolino: così, secondo alcune indiscrezioni, nel fronte pro-discontinuità si starebbe anche ragionando su un «piano B» ovvero riconvocare i soci per ribaltare i rapporti di forza nella governance una volta che Piazzetta Cuccia ridiscenda al 12,8% dei diritti di voto. Intanto, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, oltre ai vari fondi internazionali come Norges Bank, Calpers e British Columbia Investment Managment Corporation, la lista del consiglio potrà contare anche sull’appoggio dello 0,76% delle quote in pancia a Invag, la cassaforte societaria voluta e partecipata da Mediobanca e che vede nel capitale dopo l’uscita dei Ferrero e di Arvedi, i gruppi Gavio, Lavazza, Zannoni, Minozzi, Brunori e Cordusio Fiduciaria (Unicredit). (riproduzione riservata)
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