di Andrea Deugeni
A Piazza Affari in periodo di assemblee non si fa altro che parlare di proxy advisor. La scorsa settimana i report dei consulenti a cui i fondi internazionali e passivi si rivolgono per decidere come votare nelle assise delle società in cui investono sono saliti alla ribalta delle cronache nel caso degli appuntamenti societari (molto attesi) di fine mese delle Generali e della Popolare di Sondrio. Ma come si sono espressi Iss e Glass Lewis, due dei principali proxy, nel caso delle quotate del gruppo Caltagirone che questa settimana hanno riunito i rispettivi soci? Da quello che emerge dai report consultati, gli advisor hanno puntato in particolare il dito sulla mancanza di trasparenza delle società nelle politiche di remunerazione dei vertici e sulla scarsa indipendenza dei board, specialmente in Cementir. Sul tema stipendi, per la Caltagirone Editore Iss ha spiegato che oltre alle «limitate informazioni fornite non in linea con il codice italiano di corporate governance» il gruppo «non fa affidamento inoltre su un comitato per la remunerazione». In più per gli executive «non è prevista alcuna forma variabile di compensi» da legare alle performance della società. Stessa musica in Cementir, dove Glass Lewis ha notato anche come «la scelta di legare la parte di incentivazione di breve del ceo (Francesco Caltagirone jr, ndr) al 2% dei flussi di cassa operativi può portare a stipendi eccessivi». E il proxy ha segnalato infatti che «nel 2021, l’ad ha guadagnato da solo più di quanto hanno ricevuto in busta paga il cfo, il coo, i responsabili di area e delle business unit messi insieme». Nel mirino di Glass Lewis poi anche la «composizione del cda» del gruppo del cemento, dove «sei dei nove consiglieri sono da associare alla famiglia Caltagirone». Fattore che «preoccupa» gli azionisti per il grado di «obiettività e indipendenza» del board. E la holding? Iss ha messo in rilievo la totale assenza di comitati interni. (riproduzione riservata)
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