SU GENERALI IL CDA DELLA FONDAZIONE VOTA A FAVORE DEL CONTROPIANO. MA È DIVISO
di Andrea Deugeni
Da buon democristiano il presidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia, ci ha provato fino all’ultimo. Addirittura, pare, sospendendo anche la votazione finale in consiglio di amministrazione e portando a pranzo tutti i sei consiglieri per cercare di ricomporre la spaccatura. Tutto inutile. Non sono servite neppure le audizioni del candidato amministratore delegato, Luciano Cirinà e dell’aspirante presidente, Claudio Costamagna, per convincere il board a esprimersi compatto nella stessa direzione su uno dei principali dossier sul tavolo dell’ente torinese: la posizione da assumere in occasione dell’imminente assemblea delle Generali il 29 aprile. In una riunione ad hoc sul tema il cda dell’ente socio del Leone con l’1,7% si è così spaccato sulla proposta di lista e contro-piano messa sul tavolo da Francesco Gaetano Caltagirone, con cinque voti a favore e due astenuti. Tecnicamente c’è stata l’unanimità, ma soltanto perché, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, al momento dell’alzata di mano i cinque presenti sono stati gli unici a pronunciarsi, mentre i restanti due consiglieri si sono alzati e sono usciti per non partecipare al voto. Oltre a Quaglia, a dirsi a favore del piano «Awakening the lion» sono stati anche i due vice-presidenti Caterina Bima e Maurizio Irrera, a cui si sono aggiunti i consiglieri Marco Giovannini e Davide Canevesio. Mentre Antonello Monti e Anna Maria Di Mascio hanno deciso di astenersi. Il motivo? C’è chi parla di «scelta politica», ma alcune fonti descrivono un malcontento dei due amministratori per una mancata comparazione effettiva dei due piani sulle Generali e per non aver audito anche il ceo Philippe Donnet (come avvenuto invece con Cirinà e Costamagna), a cui far seguire un dibattito nel merito e concludere con il voto. Tanto che in mattinata, prima del vertice, è circolata anche l’ipotesi di rinviare il conteggio a un successivo incontro al 20 dicembre per ulteriori approfondimenti, opzione infine accantonata. In più, è stato notato come per la valutazione delle strategia di Caltagirone la Crt abbia fatto ricorso all’advisor indipendente Arthur D.Little, trattamento invece escluso nell’analisi del piano di metà dicembre del top manager francese. Nell’annunciare il proprio disco verde, l’ex pattista ha spiegato di ritenere il piano dell’imprenditore romano «particolarmente apprezzabile per gli obiettivi di crescita ambiziosi e sostenibili, in grado di assicurare le migliori prospettive del gruppo Generali in ottica paese». Altre fonti hanno aggiunto che a convincere, in particolare, sarebbero state «la spinta sistematica sul m&a, il ricorso alla digitalizzazione per le sinergie e il rispetto delle tematiche Esg nelle ricadute sul territorio». Per l’assemblea del Leone gli occhi degli osservatori restano puntati sulla posizione che assumeranno altri soci di peso della compagnia triestina, come i Benetton (3,93%). Chi segue da vicino le vicende della dinastia di Ponzano Veneto riferisce di diverse sensibilità sul tema: il presidente Alessandro Benetton e il ceo Enrico Laghi sarebbero a favore della lista Caltagirone, mentre Sabrina Benetton, rappresentata nel cda di Edizione dal marito Ermanno Boffa, sarebbe più propensa ad appoggiare la lista del consiglio, sostenuta da Mediobanca. (riproduzione riservata)
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