LA GUERRA SI CONFERMA LA PRINCIPALE MINACCIA PER LA RIPRESA ECONOMICA DELLA ZONA EURO. RISCHI AL RIBASSO PER L’OUTLOOK
di Rossella Savojardo
Mentre le ripercussioni dovute alla pandemia si allentano, a minacciare la ripresa economica dell’Eurozona è adesso la guerra in Ucraina. A prevalere, secondo l’ultimo bollettino economico della Banca Centrale Europea è l’incertezza. L’inflazione è aumentata in misura significativa e l’indice dei prezzi si manterrà elevato nei prossimi mesi, soprattutto a causa del brusco incremento dei costi dell’energia. «L’inflazione è balzata del 7,5% a marzo rispetto al 5,9% di febbraio», ha rilevato il bollettino, «l’inflazione dei beni energetici in particolare ha raggiunto un nuovo massimo storico, salendo al 44,7% a marzo dal 32% del mese precedente, con tutti i tassi di variazione dei prezzi osservati da settembre 2021 che hanno toccato livelli mai registrati». Gli analisti hanno evidenziato come i fattori alla base degli ultimi rincari dei beni energetici siano connessi all’invasione russa dell’Ucraina e ai timori di possibili interruzioni nell’offerta di energia. Il conflitto sta inoltre esercitando pressioni al rialzo anche sulle quotazioni dei beni alimentari a causa del fatto che Russia e Ucraina siano importanti esportatori di cereali, nonché di minerali utilizzati per la produzione di fertilizzanti.

La situazione acutizza le preoccupazioni per la stabilità finanziaria legata all’alta inflazione e alla bassa crescita. «Il sostegno della politica monetaria e di bilancio rimane cruciale, soprattutto in questa difficile situazione geopolitica», hanno affermato da Francoforte, «il successo nell’attuazione dei piani di investimento e della riforma nel quadro del programma Next Generation Eu accelererà la transizioni energetica ed ecologica. Ciò dovrebbe contribuire alla crescita e alla capacità di tenuta dell’area euro nel lungo periodo».

La Banca Centrale Europea ha poi ribadito che nel contesto attuale la flessibilità rimarrà un elemento della politica monetaria ove i rischi per la sua trasmissione mettano a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi. Nel bollettino, il Consiglio Direttivo si è detto ancora una volta pronto ad adeguare tutti gli strumenti nell’ambito del proprio mandato, in maniera flessibile se necessario, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi attorno al 2% nel medio periodo. «La pandemia», hanno spiegato gli economisti, «ha dimostrato che in condizioni di tensione la flessibilità nella configurazione e nella conduzione degli acquisti d’attività ha contribuito a contrastare le disfunzioni nella trasmissione della politica monetaria e a rendere più efficaci gli sforzi del Consiglio Direttivo tesi al raggiungimento dei suoi obiettivi». Oltre che sui costi dei beni energetici e alimentari gli esperti hanno messo in luce come il conflitto e stia incidendo pesantemente sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. «Le turbolenze nell’interscambio si stanno traducendo in nuove carenze di materiali e input. L’impennata dei prezzi sta riducendo la domanda e sta frenando la produzione», si legge nel bollettino. Inoltre, «con i bruschi rincari dei beni energetici e delle materie prime, le famiglie si trovano a sostenere un costo della vita più elevato e le imprese stanno facendo fronte all’incremento dei costi di produzione».

Tuttavia Francoforte ha evidenziato che vi sono anche fattori compensativi che sorreggono la ripresa in atto, come gli interventi fiscali di ristoro e la possibilità per le famiglie di attingere ai risparmi accumulati durante la pandemia. Inoltre, la riapertura di quei settori che sono stati più colpiti dalla pandemia e il vigore del mercato del lavoro, a fronte della crescita degli occupati, continueranno a sostenere i redditi e la spesa secondo gli economisti. Quanto al pil, l’area dell’euro ha visto un rallentamento nell’ultimo trimestre del 2021, soprattutto a causa del confronto con il maggiore progresso dei due trimestri precedenti.

Per il primo trimestre 2022, tra Covid-19, invasione ucraina e inflazione il dato è stimato in flessione. «L’andamento dell’economia», concludono da Francoforte, «dipenderà in maniera decisiva dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni e da eventuali ulteriori misure. Allo stesso tempo, l’attività economica continua a essere sostenuta dalla riapertura dell’economia dopo la fase critica legata alla pandemia». (riproduzione riservata)
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