DOPO IL CREDITO AL CONSUMO, LE DUE BANCHE POTREBBERO CONVERGERE SULLE POLIZZE
di Luca Gualtieri
Il legame tra Banco Bpm e Crédit Agricole è destinato a farsi sempre più stretto. Dopo il blitz che ha blindato il 9,2% di piazza Meda, il vertice dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna è oggi concentrato sull’offerta non vincolante che Parigi ha presentato sulle attività bancassicurative.

Nel concreto, come riportato da Bloomberg, l’Agricole sarebbe pronto a competere con altri pretendenti per rilevare una quota di controllo nelle due società assicurative del Banco, oggetto peraltro di profonde trasformazioni. Piazza Meda infatti ha appena annunciato l’esercizio dell’opzione di acquisto sull’81% di Bipiemme Vita e potrebbe fare altrettanto sulla joint venture in essere con Cattolica. In questo contesto è difficile pensare che la tempistica scelta da Parigi sia casuale. Tanto più che l’Agricole non è il primo investitore a farsi avanti con Castagna. Nei giorni scorsi le polizze del gruppo erano finite nel radar di un altro colosso francese, Axa, presente in Italia fra l’altro attraverso la storica alleanza con il Montepaschi. Qualcuno ritiene che il disegno della compagnia guidata da Thomas Buberl presupponga proprio un coinvolgimento di piazza Meda sul dossier senese. Un dossier che non è mai stato definitivamente accantonato. A favore della mossa giocherebbero non solo la dote statale ma, per l’appunto, la quasi perfetta sovrapposizione delle fabbriche prodotto, con Axa sul fronte della bancassurance e Anima sul risparmio gestito. Proprio Anima rappresenterebbe un ostacolo non semplice sulla strada di un’integrazione tra il Banco e l’Agricole.

Come ricordato da MF-Milano Finanza la scorsa settimana, il gruppo guidato da Alessandro Melzi d’Eril vede oggi in piazza Meda non solo uno dei principali clienti, ma anche il primo socio con una quota del 19,4%, ben superiore al 10,4% detenuto dalle Poste. I due contratti che legano Banco e Anima coprono un arco temporale quasi ventennale, arrivando a scadenza rispettivamente nel 2037 e nel 2038. Più nel dettaglio, per quanto attiene agli accordi assicurativi, l’esclusiva vale a prescindere dai partner assicurativi della banca, mentre per i fondi non è prevista un vincolo sulla distribuzione (lo vieta la Mifid), ma ci sono comunque quote minime da rispettare sullo stock di gestito rispetto a terzi e numerose clausole cosiddette di «accordo preferenziale». Un’eventuale aggregazione tra il Banco e l’Agricole (che ha Amundi come fabbrica interna) finirebbe insomma per creare una spinosa sovrapposizione di attività.

Tutte queste delicate trame passeranno comunque in tempi brevi al vaglio del board di piazza Meda, che sarà chiamato a decidere una strategia. Per il momento sembra prevalere la linea della prudenza, anche se è percepibile una differenza di vedute tra chi, nel medio periodo, vedrebbe con favore un’integrazione con la banque verte e chi invece preferirebbe battere strade alternative, da un’integrazione con Unicredit a un intervento nella privatizzazione del Montepaschi. Differenze riscontrabili anche tra gli azionisti rilevanti del gruppo dove pure, per il momento, nessuno preferisce uscire allo scoperto con prese di posizione formali. Almeno nel breve termine, comunque, Agricole non dovrebbe compiere altri passi nel capitale del Banco e, come comunicato ufficialmente al mercato, la richiesta per superare la partecipazione del 10% non è stata presentata alla Bce.

Ieri intanto in piazza Affari il titolo Banco Bpm ha perso il 4,8% a 2,91 euro per effetto anche dello stacco del dividendo 2021 da 0,19 euro per azione. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf