di Angelo De Mattia
Sembra si stia manifestando il risveglio di un forte interesse per le assicurazioni e, soprattutto, per la «bancassurance». Nella settimana due eventi sono attesi con particolare interesse: l’assemblea annuale delle Generali, il 29 aprile, e quella della Popolare di Sondrio (di recente trasformata in spa) del successivo giorno 30.

Alcuni proxy advisor e determinati fondi internazionali, a proposito dell’elezione dei nuovi componenti gli organi deliberativi e di controllo di Generali Assicurazioni, si sono espressi a favore della lista del consiglio di amministrazione con la quale concorre la lista Caltagirone. Non è chiaro chi sosterrà l’azionista riconducibile a Benetton che, secondo alcuni, si schiererebbe con quest’ultima lista, appoggiata pure da Leonardo Del Vecchio e dalla Crt. Ma sarebbe un grave errore ritenere che «i giochi siano fatti». E’ probabile, in effetti, per il modo in cui si stanno distribuendo gli orientamenti e, prima ancora, per le quote di partecipazione azionaria rispettivamente detenute, che la competizione si chiuderà con il successo di uno dei due competitori con un margine non affatto ampio sul concorrente. a meno che nel rush finale non si verifichino straordinarie novità. Potrebbe accadere anche un dopo partita non calmo, stando alla conflittualità manifestata tra i due schieramenti in questi mesi, gli esposti prodotti e il monito sulle conseguenze del prestito-titoli assunto da Mediobanca per rafforzarsi nel voto per i nuovi organi della compagnia, nonché per l’esercizio del voto su azioni alienate. A tal proposito, è stato fatto riferimento alla classica prova di resistenza, come insegnavano un tempo gli autorevoli docenti di diritto commerciale, che si compie per verificare se, espungendo il voto sulle azioni contestate, resti ugualmente la prevalenza di un soggetto o no. Dunque, un possibile futuro di querelle giudiziarie? E’ sperabile che a ciò non si arrivi, che il risultato del voto sia pienamente riconosciuto dai contendenti (oltreché, ovviamente, dalla terza lista, quella di Assogestioni), che poi su questa base ci si dedichi pienamente al futuro della compagnia.

E ciò anche perché non sarebbero da escludere pure impatti di ritorno su Mediobanca nella quale la Delfin di Del Vecchio detiene una partecipazione di circa il 19 per cento, l’attivazione della quale con l’esercizio a 360 gradi di tutti i diritti e le facoltà di un azionista potrebbe forse essere frenata dall’ipotesi della conseguente sottoposizione dell’intero conglomerato alla Vigilanza bancaria: anche, in questo caso, esisterebbero, tuttavia, strade alternative. Comunque, avere finora potuto assistere a una competizione tra schieramenti di azionisti del Leone, sulla base di programmi e di candidature alternativi, costituisce, da solo, un evento storico in una ultrasecolare navigazione alla quale ormai l’eccessiva tranquillità finiva con il nuocere. Non è più il tempo di aspirare alla condizione riassumibile con l’espressione «in portu navigo».

Ma, come si è accennato, il 30 aprile, anche nell’assemblea della Popolare di Sondrio si procederà all’elezione, sulla base di due liste contrapposte (del consiglio di amministrazione e di Assogestioni), di 5 membri del consiglio di amministrazione, presidente compreso. Pure in tal caso, la partita è aperta. Un ruolo decisivo sarà svolto dall’Unipol di Carlo Cimbri che detiene circa il 9 per cento dell’istituto e che fin qui, con un saggio atteggiamento, ha mostrato di non opporsi alle eventuali scelte che la Sondrio vorrà compiere in prosieguo di tempo per un’aggregazione o per la condizione «stand alone». Il punto che, invece, almeno ora, potrebbe interessare è quello di una ben strutturata partnership nel campo assicurativo. Poi, magari si potranno valutare gli sviluppi e si vedranno le ulteriori opportunità, considerando pure il ruolo di primo azionista rivestito dall’Unipol nella Bper, la sola banca, dopo l’operazione Crédit Agricole-Creval, in un contesto settoriale in cui molto si parla e poco o niente si realizza, che sta attuando una importante concentrazione, quella con Carige. E’ comunque fondamentale che siano conservate tradizioni e continuità della storica Banca di Sondrio, distintasi costantemente per il modo sostanzialmente corretto ed efficace di operare. Un’ipotesi di convergenza di banche popolari ed ex popolari, tali divenute per la sconsiderata legge di trasformazione in Spa, potrebbe essere un tema da affrontare.

Ma , sempre nel campo delle ex Popolari, vi è poi il Banco Bpm, con l’iniziativa dell’Agricole che ha acquisito una partecipazione del 9 per cento, dopo che nei mesi scorsi si era parlato di un progetto di Opa da parte dell’Unicredit poi abortito. Si discute sulle intenzioni della Banque verte ancora non del tutto chiare. Ma, negli ultimi giorni, apparirebbe un interesse dell’Agricole per una joint-venture nel campo assicurativo che potrebbe essere mosso da competizione con la connazionale Axa che avrebbe lo stesso interesse – e qualcuno ipotizza, forse con un po’ di fantasia, anche una correlazione Montepaschi, Axa, Bpm – mentre si prospetterebbe un’attenzione pure di Generali e di Allianz, a conferma di quanto si è accennato a proposito della «bancassicurazione». A questo punto, Bpm ha aperto a un percorso strutturato per vagliare le offerte di compartecipazione a gestioni assicurative. Resta la questione dei ruoli dell’Istituto, ora o in prospettiva, rispettivamente di aggregante o di aggregando per i quali è necessario disporre di una preventiva strategia per non trovarsi impreparati come accadde nel caso di Ubibanca.

Tranne qualche apparizione temporanea, continua a essere considerato come «convitato di pietra» il Montepaschi, tra il prolungamento del termine per la dismissione della proprietà pubblica, la ricapitalizzazione e l’eventuale impiego, in un processo di aggregazione di cui per ora non si vedono le tracce – ma neppure si opta per lo «stand alone» – delle Dta. Permangono indeterminatezze nella posizione del Tesoro, titolare dei due terzi dell’Istituto senese, e non si dà una chiara indicazione ai lavoratori che vivono in uno stato di incertezza, nonostante l’impegno e la dedizione. La sciagurata operazione Antonveneta, purtroppo regolarmente autorizzata, continua a produrre i suoi pesanti impatti, al di là dell’impegno dei manager.

Anche per la Popolare di Bari si prospetta l’esigenza di delinearne l’evoluzione, anche in relazione con altre Popolari meridionali: il Mediocredito centrale-Banca del Mezzogiorno dell’ad Bernardo Mattarella è particolarmente impegnato nel rilancio non facile dell’Istituto pugliese. Nel complesso, si presenta un panorama nel quale non si avverte un ruolo di indirizzo e propulsivo delle autorità di controllo che, come ripetutamente abbiamo sostenuto, è cosa diversa dal dirigismo e dalla super-gestione. Si arriva a pretendere, secondo una visione rigidamente neocorporativa, che vengano tradotte in norme primarie, dal «trilogo» comunitario, accordi tra governatori per la regolamentazione delle banche (il caso di Basilea 4) – cosa che, se accadesse, per esempio, per accordi tra le parti sociali, sarebbe vista come un attacco al parlamento – ma ci si arresta, almeno fino a prova contraria, di fronte all’esigenza di impulsi per operazioni di aggregazione e consolidamento nei rami medio-alti del sistema che appaiono necessarie con la finalità di tutelare ancor meglio il risparmio e sostenere famiglie e imprese: la maniera, fra le altre, coerente con la libertà del mercato, per contribuire all’attuazione dell’art. 47 della Costituzione. Fra le tante dichiarazioni, analisi, studi, interventi pubblici, spesso in contemporanea da parte di due o tre esponenti di vertice, che si leggono, vi sarà, finalmente, almeno una riflessione teorica, da parte della Bce e della Vigilanza accentrata e nazionale, sul consolidamento bancario? (riproduzione riservata)
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