La Covip ha appena pubblicato sul proprio sito, come ogni anno, i valori aggiornati al 31 dicembre 2020 degli Isc (Indicatore Sintetico di Costo) medi, massimi e minimi per le varie tipologie di forme pensionistiche complementari. L’obiettivo è favorire la confrontabilità dell’onerosità, profilo non sempre considerato dal risparmiatore previdenziale e invece fattore critico per la prestazione. Poiché i fondi pensione si muovono in una logica di capitalizzazione dei contributi la futura rendita discenderà da quantum versato, durata, rendimenti realizzati e livello dei costi. In una simulazione la Covip evidenzia che, a parità di altre condizioni, un capitale di 100 mila euro accumulato dopo 35 anni su un prodotto con un Isc dell’1% si riduce di circa il 18% (a 82 mila euro) nel caso di un Isc del 2%. Va evidenziato che il sistema previdenziale italiano persegue da anni un percorso di trasparenza; l’onerosità delle diverse forme può essere infatti misurata dall’Isc introdotto dalla Covip come elemento dell’informativa da fornire ai potenziali iscritti fin dal 2007: esprime l’incidenza percentuale dei costi sostenuti annualmente da un iscritto. La valutazione del costo può essere di importanza anche per considerare l’eventuale trasferimento, ricordando che la normativa consente la portabilità dopo due anni. Quali sono gli strumenti utilizzabili dal risparmiatore per un check sull’onerosità? Nella «Scheda dei costi» del documento «Informazioni chiave per l’aderente» di ogni fondo l’Isc a dieci anni di ogni linea è confrontato con quello medio delle linee con le stesse caratteristiche sul mercato. È possibile anche visitare il sito della Covip, dove si trova il comparatore dei costi che consente di paragonare l’Isc di tutti i comparti. In generale, come si evince dalla tabella accanto, i pip sono i più cari perché oltre alla componente assicurativa devono remunerare la rete che li colloca, mentre i più economici sono i fondi negoziali essendo nati come enti non profit. È in arrivo poi dall’Ue un limite ai costi, come esiste in Regno Unito: il Pepp, primo fondo pensione disegnato dalla legislazione europea, di prossima introduzione anche in Italia, impone una soglia dell’1% annuale sui costi di gestione e amministrazione. (riproduzione riservata)

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