Il turismo dei residenti subisce l’impatto della pandemia da Covid-19, registrando una crisi di drammatica entità nel 2020.

Secondo i dati ISTAT appena pubblicati, i viaggi con pernottamento quasi si dimezzano rispetto al 2019 (-47,3%) e scendono a 37,5 milioni, raggiungendo il livello minimo registrato nella serie storica dal 1997. Le notti trascorse in viaggio si attestano a poco più di 231 milioni (-43,5%). La domanda turistica è investita dagli effetti della pandemia dopo una fase di lenta ripresa iniziata nel 2016.

Peraltro, la ripresa non era ancora riuscita a riportare i livelli di viaggi e notti al picco del 2008 (prima della crisi economica che aveva avuto avvio proprio in quell’anno), nonostante il trend positivo delle vacanze che, nel 2018, avevano toccato il valore massimo dell’ultimo triennio.

Il calo più consistente si rileva nel segmento dei viaggi per motivi di lavoro, che si riduce a un terzo di quelli svolti nel 2019 (-68% di viaggi e notti) e rappresenta appena il 6,7% degli spostamenti e il 3,8% delle notti trascorse in viaggio. Il declino dei viaggi di lavoro è un fenomeno di natura strutturale, iniziato ben prima della pandemia. Nel 2019 questo tipo di viaggi si era ridotto ad appena il 40% di quelli registrati nel 2009, anno precedente l’avvio del calo. Se per alcune tipologie la riduzione è stata influenzata soprattutto dal ciclo economico (riunioni d’affari, attività di rappresentanza, installazione o vendita, attività nell’edilizia e nell’artigianato, ecc.), per altre riflette un cambiamento nella comunicazione professionale, che si avvale in misura crescente della possibilità di incontrarsi online, soprattutto negli anni più recenti.

Sempre nel 2020, anche a seguito di restrizioni o espliciti divieti, sono particolarmente colpite le attività congressuali e di convegni o seminari, che quasi si azzerano (-84,9%), le attività di rappresentanza, vendita, installazione o simili (-72,4%) e le missioni di lavoro (-64,7%). Le riunioni d’affari subiscono il calo minore, pur dimezzandosi (-47,7%) e diventano la prima motivazione dei viaggi di lavoro (26,8%). Nell’anno della pandemia anche le vacanze subiscono un ingente calo (quasi il 45%), scendendo a circa 35 milioni, da 63,5 milioni nel 2019.

I viaggi per motivi di vacanza sono circa il 93% del totale (96,2% delle notti) e in prevalenza riguardano vacanze “lunghe”, di 4 o più notti (che rappresentano il 52% dei viaggi e l’83% delle notti). Queste ultime risultano colpite dallo shock pandemico al pari delle vacanze brevi (entrambe -45% circa rispetto al 2019), con un calo lievemente meno accentuato in termini di notti (-41,2% le lunghe, -45,2% le brevi). Complessivamente i pernottamenti di vacanza persi nel 2020 sono circa 160 milioni (-41,8% sul 2019).

La durata media dei viaggi aumenta leggermente e si attesta a 6,2 notti (6,3 per le vacanze), per effetto di soggiorni di vacanza di 4 notti e più mediamente più lunghi rispetto al 2019 (da 9,3 notti a 9,8). La durata media dei viaggi di lavoro rimane stabile a 3,5 notti.

Crollo dei viaggi all’estero, calo drastico anche per i viaggi in Italia

Gli effetti della pandemia e delle conseguenti misure di contenimento sono evidenti sia per i viaggi sul territorio nazionale sia per quelli diretti all’estero. Le mete italiane subiscono il contraccolpo minore, registrando tra il 2019 e il 2020 una variazione negativa del 37% (-27,2% in termini di notti, circa 76 milioni in meno). Per le destinazioni estere, invece, si tratta di un vero e proprio tracollo: la riduzione dei viaggi è dell’80% e i pernottamenti persi rispetto al 2019 sono oltre 100 milioni (-78,2%). L’impossibilità di spostarsi fuori dal proprio comune in alcuni periodi dell’anno è visibile anche nella decisa riduzione delle visite in giornata (-48,5%), che si è attestato a poco più di 41 milioni. Di solito sono ugualmente distribuite nei vari trimestri, mentre nel 2020 si concentrano nel periodo estivo (42,7%). Le quote minime si registrano nel secondo e nell’ultimo trimestre dell’anno (rispettivamente 14,7% e 16,9%), in corrispondenza dei più stringenti vincoli imposti alla mobilità personale. Oltre 11 persone su 100 hanno rinunciato a fare un viaggio. Infatti la percentuale di residenti che, in media, hanno effettuato almeno un viaggio in un trimestre è quasi dimezzata, passando dal 24,2% del 2019 al 13,1% del 2020. Anche la media nazionale dei viaggi pro capite (0,6) si dimezza (erano 1,2 nel 2019), tuttavia mantiene il valore più elevato nel Nord-est (1) mentre è più bassa nel Sud (0,2). Il brusco calo della domanda turistica lascia invariato il primato del Nord-est, che anche nel 2020 è la destinazione più scelta (30,2% dei viaggi totali) e, al contempo, si conferma l’area dove risiede la maggior parte dei turisti (19,7%, 29,8% in termini di provenienza dei viaggi). Il 17,5% dei turisti vive nel Nord-ovest, area che origina il maggior numero di viaggi (32,2%) e il 13,2% nel Centro (22,3% dei viaggi), mentre le quote più basse riguardano i turisti residenti al Sud (5,3%, 9,2% in termini di viaggi) e nelle Isole (6,6% di turisti, 6,5% di viaggi).

Crescita delle vacanze brevi estive unico segno positivo

Il periodo di lockdown impone agli spostamenti della prima metà del 2020 un marcato segno negativo. Nel primo trimestre la riduzione dei viaggi è del 32,7% rispetto allo stesso periodo del 2019 (supera l’80% nel mese di marzo, durante il quale è consentita una piena mobilità solamente nei primi 10 giorni). Calano soprattutto le vacanze brevi (-36,8%), tradizionalmente le più frequenti nel primo trimestre, mentre quelle lunghe e i viaggi di lavoro subiscono decrementi più contenuti. Rispetto al 2019, le persone che viaggiano in questo periodo, per vacanza o per lavoro, diminuiscono del 31%. Il calo maggiore si registra nel secondo trimestre, quando lo stop imposto dal lockdown determina la riduzione di circa il 79% di viaggi e notti e del 76,5% degli spostamenti per vacanza e il sostanziale annullamento dei viaggi di lavoro (-91,3%). Solo a giugno, in seguito alla possibilità di ripresa degli spostamenti interregionali, i viaggi recuperano parzialmente ma si attestano a circa la metà di quelli dello stesso mese del 2019. Il bilancio in termini di turisti è particolarmente grave: -77% di vacanzieri e -89% di viaggiatori per motivi di lavoro nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019.

Nel trimestre estivo si registra l’unico segno positivo dell’anno e riguarda le vacanze brevi (+19,5% sul 2019, +31% in termini di notti) che attenuano la diminuzione complessiva dei viaggi estivi (-19,8%) dovuta al calo delle vacanze lunghe (-30,1%) e al dimezzamento dei viaggi di lavoro (-49,4%). Rispetto all’estate del 2019, le notti trascorse in vacanza sono 62,3 milioni in meno (esclusivamente a causa del decremento delle vacanze lunghe). Le persone partite per una vacanza sono 18,5 milioni (-18,6%; erano 22,7 milioni nel 2019). Il decremento maggiore si registra per i turisti over65 (-29,4%), mentre i giovanissimi risentono meno del calo (-14%), soprattutto se vivono nel Nord-Est (-6,4%); una diminuzione di un certo rilievo ha riguardato, invece, i bambini residenti al Sud (-23,6%). I viaggi estivi sono mediamente più lunghi rispetto a quelli degli altri trimestri (7,2 notti), ma diminuiscono di quasi un giorno rispetto all’estate del 2019. Le vacanze lunghe, seppur prevalenti, incidono meno (63,3% dei viaggi estivi nel 2020, 72,6% nel 2019). Tra le vacanze lunghe, quelle di almeno una settimana diventano meno frequenti (47,4%). Nell’ultimo periodo dell’anno (soprattutto a novembre e dicembre) la rinnovata emergenza sanitaria arresta la timida ripresa estiva. I viaggi e i turisti sono appena un quarto di quelli registrati nello stesso periodo del 2019 e il calo riguarda in egual misura le vacanze e i viaggi di lavoro (entrambi con decrementi superiori al 70% di viaggi e notti). Anche in questo trimestre, come nel secondo, una persona su tre imputa all’emergenza sanitaria la mancata partenza per vacanze, che in questi periodi è solitamente attribuita a motivi di lavoro e di studio. In tutti i trimestri, con l’unica eccezione dell’estate, la durata media delle vacanze lunghe aumenta sensibilmente, attestandosi a 9,2 notti nel primo trimestre, a 9,7 nel quarto (1,4 notti in più sul 2019) e a 8,5 notti nel secondo trimestre (quasi una notte in più), probabilmente a seguito di cambiamenti nell’organizzazione della vita familiare dovuti alla pandemia (permanenze lunghe presso seconde abitazioni anche per svolgere lavoro da remoto, anticipi di partenze nel periodo natalizio, ecc.).

È il Lazio a pagare il prezzo più alto del calo dei viaggi

Nel 2020, le limitazioni negli spostamenti, unitamente alle preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria, accentuano la connotazione domestica dei viaggi effettuati dai residenti. In termini assoluti, i viaggi all’estero si contraggono complessivamente dell’80%, quelli diretti nel territorio nazionale del 37,1%. Ciò produce un forte cambiamento in termini di quote, con quella dei viaggi che hanno come destinazione una località italiana che passa dal 76,1% del 2019 al 90,9%. Ancor più ampio è l’incremento dell’incidenza delle vacanze lunghe sul territorio nazionale a scapito di quelle oltre i confini nazionali (dal 67,4% del 2019 all’88,6%). Sulla differente performance delle località estere pesano le mancate partenze nei mesi segnati dalla chiusura dei confini nazionali e dalla sospensione dei voli internazionali.

Tuttavia, anche nel trimestre estivo, nonostante la parziale attenuazione della diffusione del virus e il conseguente allentamento delle restrizioni alla mobilità, i residenti scelgono il territorio nazionale nella quasi totalità degli spostamenti, riservando alle mete estere solamente il 5% delle loro vacanze estive, il 6,5% se lunghe (nel 2019 erano rispettivamente il 22,4% e il 26,3%). Pur nel calo generalizzato, il Nord rimane l’area del Paese con più potere attrattivo (44,6% dei viaggi), sia per le vacanze, soprattutto se brevi (53%), che per i viaggi di lavoro (52,7%).

Per le vacanze lunghe, il Mezzogiorno (34,9%) incalza il Nord (36,9%) e supera il Centro (16,8%), che tuttavia continua a registrare quote più consistenti di vacanze brevi (25,6% contro 16,1%) e di viaggi di lavoro (19,3% contro 14,6% Toscana, Emilia-Romagna, Trentino Alto-Adige, Lombardia e Veneto continuano a essere le cinque regioni più visitate, alle quali si aggiunge la Campania. Queste sei regioni accolgono complessivamente il 55,1% degli spostamenti interni, con quote che variano tra il 5,9% della Campania e l’11,5% della Toscana, che si conferma la destinazione preferita per le vacanze nell’anno (11,7%), soprattutto se brevi (12,5%). Per lavoro, si viaggia di più in Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio che, insieme, ospitano oltre il 42% dei viaggi d’affari in Italia. Il Lazio continua a essere una delle mete privilegiate per i soggiorni di lavoro, ma, per la prima volta dal 1997, anno di avvio dell’Indagine, non è tra le prime sei regioni più visitate scivolando al nono posto. La regione arretra per tutti i tipi di viaggio, comprese le vacanze brevi, delle quali era una delle destinazioni preferite.

In particolare, il Lazio è tra le aree che risentono di più della forte contrazione delle visite alle città e delle vacanze culturali, tradizionalmente molto frequenti nella regione. Di contro, il Trentino Alto Adige sale nella classifica delle mete più visitate, diventando la regione più frequentata in occasione sia delle vacanze brevi che di quelle lunghe in inverno (rispettivamente 14,7% e 22,6%), distanziando notevolmente la Lombardia (13,9%), seconda classificata. Durante questo periodo, gli spostamenti in Trentino Alto Adige sono motivati prevalentemente dalle vacanze sportive, limitate dal lockdown solo a partire dalla metà di marzo.

Le vacanze in primavera, trainate dalle ripartenze del mese di giugno, vedono l’Emilia-Romagna e la Toscana come destinazioni privilegiate rispettivamente dei soggiorni brevi (20,9%) e di quelli lunghi (17,1%). In estate, Toscana e Trentino Alto Adige sono le mete più frequentate per le vacanze lunghe (rispettivamente 11,9% e 11,6%). Seguono Emilia-Romagna (10,8%), Puglia (8,8%, che perde il primato mantenuto nei due anni precedenti), Campania (8,1%) e Sardegna (7,6%). Si tratta di destinazioni scelte soprattutto per la montagna, la campagna e il mare, in grado di assicurare relax dopo il lockdown dei mesi precedenti, oltre ad attività all’aria aperta e in sicurezza. In autunno, la Lombardia è la regione più visitata sia per le vacanze brevi (23,9%) sia per quelle lunghe (22,5%); per queste ultime, oltre al Veneto (21,8%), emergono anche Sardegna (11,5%), Puglia (9,4%) e Campania (7%), molto frequentate per visite a parenti e amici nel mese di dicembre, prima dell’entrata in vigore del divieto di spostamento tra le regioni. L’esiguo numero di viaggi all’estero ha come destinazione prevalente una meta europea (86,8%): i paesi più visitati nell’anno sono Francia (14,4%), Spagna (10,2%), Svizzera (7,3%) e Austria (7%). La Francia è la destinazione più scelta per le vacanze in tutti i trimestri, soprattutto per soggiorni brevi (22,9%). La Spagna (13,6%) mantiene il secondo posto nella graduatoria, soprattutto in virtù delle partenze effettuate nel primo trimestre, prima della pandemia.

La pandemia aumenta il ricorso agli alloggi privati

Le conseguenze della pandemia hanno un impatto netto sulle strutture ricettive collettive che, rispetto al 2019, perdono complessivamente il 53,2% dei viaggi dei residenti e il 55,3% dei pernottamenti; gli alloggi privati soffrono, invece, un effetto più contenuto (-41,9% di viaggi e -35,2% di notti). Nel 2020, quindi, la quota dei viaggi in alloggi privati sale al 57,3% (51,9% nel 2019). In termini di pernottamenti, la preferenza per le sistemazioni private è ancora più netta (67,3%), sia per i soggiorni trascorsi in Italia (66,4%) sia per quelli all’estero (73,8%), dove l’incidenza delle strutture collettive scende di 15 punti percentuali per i viaggi e di oltre 22 punti per le notti. Ciò si deve soltanto in parte alla storica predilezione per gli alloggi privati da parte dei residenti con cittadinanza straniera, considerando che nel 2020 i residenti italiani hanno optato per una sistemazione privata in più di un viaggio su due fuori dai confini nazionali. Il maggior ricorso agli alloggi privati si registra nel Mezzogiorno, e riguarda oltre i 2/3 degli spostamenti turistici (59% nel 2019). Nelle località del Centro, è sempre alta per un maggior utilizzo delle stanze/abitazioni in affitto, ma cala leggermente (55,4%), per una quota più bassa delle abitazioni di parenti e amici a vantaggio delle strutture collettive, come campeggi e agriturismi. Al Nord, la quota dei viaggi negli alloggi privati è la più bassa (52%) mentre quella nelle strutture collettive (48%) si mantiene sopra la media nazionale (43%), unicamente in virtù della maggiore incidenza dei viaggi nelle strutture extra-alberghiere (+2,3 punti percentuali rispetto al 2019).

Le abitazioni di parenti e amici si confermano il tipo di sistemazione più utilizzato durante le vacanze (32,1%, 36,9% in termini di pernottamenti), con un’incidenza stabile rispetto al 2019. Nel periodo ottobre-dicembre, coerentemente con la crescita delle visite a parenti e amici, le vacanze in questo tipo di alloggio aumentano marcatamente, raggiungendo il 56,9% dei viaggi e il 72,1% dei pernottamenti (31,8% e 34,5% nello stesso periodo del 2019). Gli alloggi privati in Italia ospitano soggiorni di maggior durata: 8 notti in media per le vacanze lunghe (2 in più rispetto al 2019), con il valore massimo nel mese di giugno, dopo la fine del lockdown nazionale (12 notti, il doppio rispetto a giugno 2019). In particolare, nei mesi di giugno e luglio, la durata media delle vacanze lunghe nelle seconde case in Italia, utilizzate anche per lavorare da remoto, si allunga rispettivamente di 8,7 e 6,5 notti rispetto agli stessi mesi del 2019, attestandosi a 17 e 15,8 notti.

Tra le strutture ricettive, gli alberghi i più colpiti

Tra le strutture ricettive collettive, le più colpite dal netto calo dei viaggi con pernottamento sono gli alberghi (-57,8% di viaggi e -62,2% di notti). Questo calo così ampio favorisce le altre strutture collettive che subendo una diminuzione più contenuta in termini assoluti (-35,1% di viaggi e -36,8% di notti), assorbono una parte della quota di viaggi e pernottamenti persa dagli alberghi per effetto della pandemia (in particolare i campeggi e gli agriturismi). Tuttavia, il maggior vantaggio lo ottengono le stanze/abitazioni in affitto e i bed and breakfast, la cui incidenza sulle vacanze lunghe cresce complessivamente di quasi 6 punti percentuali. Inoltre, rispetto al 2019, i pernottamenti trascorsi per vacanze lunghe nei bed and breakfast registrano l’unica variazione positiva nell’anno (+7,2%).

Ancora più marcato il ricorso all’automobile come mezzo per viaggiare

Nell’anno segnato dalla pandemia e dagli spostamenti di breve-medio raggio, l’automobile continua a essere il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (73,9%) e la sua incidenza cresce a discapito dei mezzi di trasporto collettivi come aereo, treno e pullman. Rispetto al 2019, i viaggi in aereo crollano del 74,9% (-81,9% per i viaggi di lavoro), quelli in treno del 59,6% (-65,7% per le vacanze brevi). Il pullman è utilizzato solo nel 2% dei viaggi (5,6% nel 2019). Ciò è il risultato sia della cancellazione/rimodulazione dell’offerta dei trasporti durante l’anno, in base all’andamento della pandemia, sia della scelta volontaria dei residenti di viaggiare in maggiore sicurezza. Anche in estate, pur in presenza di minori restrizioni, l’81% degli spostamenti per vacanza è caratterizzato dall’uso dell’automobile (65,4% nell’estate 2019).