di Giorgio Migliore
La previdenza complementare obbligatoria per i giovani. Per legge. La proposta è stata avanzata e discussa mercoledì pomeriggio durante il dibattito online «Fondi pensione: strategie di investimenti per il welfare dei giovani e il rilancio del Paese» organizzato dalla Fabi (il principale sindacato dei bancari in Italia) che sarà trasmesso domani e domenica su ClassCNBC. Quello dei fondi pensione è un argomento fondamentale non solo per il mondo bancario dove, peraltro, si registrano punte di adesione che superano il 90% della forza lavoro. Tuttavia quando fatto finora non basta e il rischio per i più giovani è quello di avere pensioni assai basse senza adeguate integrazioni.

«Il settore del credito è un settore di eccellenza nella previdenza complementare, ma a livello Paese siamo indietro sia rispetto alla media europea sia rispetto al fatto che la prospettiva delle pensioni future va verso una diminuzione delle prestazioni: non si può aspettare che, fra 20 anni, la pensione dei giovani sia diminuita per poi intervenire e costruirla. Bisogna dare un colpo di reni esattamente in questa fase», ha spiegato il responsabile Dipartimento Welfare Fabi, Vincenzo Saporito, tra altro presidente dei Fondi pensione Crédit Agricole Italia e Bcc Trentino.

«Siamo partiti con questa iniziativa perché ci sembrava utile mettere insieme le parti sociali: siamo convinti che le punte di eccellenza sulla previdenza complementare possano fare da stimolo al resto del Paese» ha aggiunto Saporito. Secondo il vicedirettore generale di Arca Previdenza, Simone Bini Smaghi, «sarebbe necessaria qualche forma di obbligatorietà della previdenza complementare per i più giovani e rendere più accessibile e flessibile la modalità di versamento» anche perché, ha ricordato, «oggi la legislazione non permette a un nonno di versare contributi nei fondi pensione dei propri nipoti».

Dicevamo della previdenza complementare in banca. «Noi gestiamo una materia, quella bancaria, dove c’è una maggior conoscenza del mondo del risparmio e proprio per questo la previdenza complementare e il welfare ricoprono un ruolo fondamentale. Fondo di solidarietà, incentivi all’esodo, staffetta generazionale sono tutti temi e strumenti importantissimi del settore bancario per gestire le trasformazioni», ha spiegato il responsabile della direzione Affari Sindacali e del Lavoro di Abi, Stefano Bottino. «Forse solo i nuovi assunti ritardano un po’ l’adesione», ha osservato ricordando che «un tasso così elevato di adesione ai fondi pensione è da attribuire anche all’importante contributo delle parti sociali» che sono un ottimo veicolo per l’educazione finanziaria».

Le norme possono aiutare la crescita della previdenza complementare? «Nel corso degli anni sono stati introdotti degli incentivi fiscali per fare in modo che i fondi pensione andassero in quella direzione, ma le specifiche previsioni del legislatore non devono essere l’unico stimolo all’investimento in economia reale che è anche una questione di coerenza e maturità», ha dichiarato la responsabile dell’area Economia e Finanza del Mefop, Stefania Luzi.
«È un momento in cui si affollano tante norme europee e il rischio vero è quello di indurre una corsa all’adeguamento, ma non possiamo accontentarci di applicare delle ricette. L’occasione è importante per cercare di fare una riflessione su quello che è davvero importante. Ma dobbiamo ricordarci che non c’è previdenza senza lavoro e anche in questo senso è fondamentale il welfare come spinta propulsiva», ha osservato invece il presidente della società di consulenza Bm&c, Raffaele Bruni.

Frattanto nel settore ci si interroga sugli effetti delle integrazioni in corso fra le banche. Ci saranno benefici per chi aderisce ai fondi pensione? Una risposta l’ha data il segretario generale aggiunto della Fabi, Mauro Bossola, che è anche presidente del fondo pensione di Intesa Sanpaolo: «Il processo di aggregazione è sicuramente in atto, ha dei vantaggi di scala per la gestione del patrimonio, ma bisogna capire se ci saranno benefici, in termini di costi, per gli iscritti. Per quanto riguarda le motivazioni che portano alle concentrazioni una è sicuramente l’alluvione normativa, che è motivata, ma non tutti sono in grado di sostenerla perché dipende dalle fondamenta della casa e dal livello organizzativo». Quanto ai giovani «l’adesione ai fondi pensione e la loro propensione a risparmiare per il futuro è strettamente legata al reddito percepito e alla tipologia di contratti», ha spiegato Bossola.

Altro tema al centro del dibattito è quello della destinazione delle risorse. Il coordinatore Fabi del gruppo Iccrea, Piergiuseppe Mazzoldi (presidente fondo pensione Bcc nazionale), ha scattato la fotografia del credito cooperativo: «Il nostro è il mondo delle piccole banche, con il fondo abbiamo precorso i tempi: già dal 2009 siamo partiti con esperienze di investimenti in economia reale e attualmente investiamo più del 16% del nostro patrimonio in economia reale e abbiamo 36 gestori e 51 iniziative. Il 75% dei nostri gestori ha implementato una serie di attività in linea con i criteri per un’economia sostenibile». (riproduzione riservata)

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