di Anna Messia
Francia e Italia contrari, Germania e Austria favorevoli. Il nuovo principio contabile per le assicurazioni, l’Ifrs17, dopo più di 10 anni di incubazione, non smette di far discutere. Quando finalmente tutto sembrava deciso l’Efrag, l’ente europeo dei principi contabili si è diviso a metà (sette sì, sette no e due astenuti), su un punto del nuovo principio: le cosiddette coorti annuali delle polizze. Così si è aperta una nuova fase di incertezza e la palla è passata alla Commissione Europea che dovrà trovare il modo di uscire rapidamente dall’impasse. Anche perché l’Ifrs17, come spiega Angelo Casò, presidente dell’organismo italiano di contabilità (Oic), ex presidente del patto di consultazione di Mediobanca, tra i commercialisti più ascoltati d’Italia, promette di modificare dalle fondamenta i bilanci delle assicurazioni e le imprese hanno bisogno di tempo per prepararsi.

Domanda. Presidente Casò, partiamo dall’inizio. Come mai ci è voluto tanto tempo per mettere a punto l’Ifrs17?

Risposta. È un principio profondamente rivoluzionario per le assicurazioni. Con l’attuale sistema i premi sono considerati ricavi per le imprese. Con il nuovo si trasformeranno in debiti, e la lettura del conto economico sarà completamente diversa, più simile alle banche, contabilizzando solo il margine che deriva dai contratti. Lo stesso Iasb, l’organismo internazionale dell’emanazione dei principi contabili internazionali, rendendosi conto della rivoluzione, ha deciso di fare una revisione ancora prima dell’emanazione.

D. Si è aperto anche ad un nuovo scontro sulle coorti annuali. Cosa sono e perché l’ennesima rottura?

R. Non parlerei di una rottura. Il confronto tra l’Efrag e lo Iasb è stato lungo e proficuo. L’organismo internazionale ha deciso di accogliere tutte le richieste di modifica arrivate dall’ente europeo, tranne quella sulle coorti annuali. Si tratta di un sistema che prevede un calcolo annuale dei contratti assicurativi stipulati dalle compagnie, che avrebbe l’effetto di portare a conto economico le eventuali perdite delle gestioni vita realizzate in un determinato anno, mentre in caso di attivo i guadagni verrebbero spalmati nei diversi anni di vigenza dei contratti. Potrebbero pertanto esserci sfasamenti temporali tra le performance industriali e l’utile netto, con i risultati spalmati appunto su più anni. L’impatto sarebbe più pesante in mercati dove c’è un peso preponderante di polizze vita a gestioni separate, come l’Italia. Questo contribuisce a spiegare il diverso orientamento espresso da alcuni Cfo del nord Europa in cui quel tipo di polizze sono meno presenti.

D. Come evitare lo stallo?

R. Applicare l’Ifrs17 senza modifiche metterebbe in difficoltà l’industria assicurativa europea che, a differenza di alcuni Paesi extraeuropei che hanno più discrezionalità, sarebbe obbligata a recepire il principio alla lettera. A decidere sarà ovviamente la Commissione europea ma ritengo improbabile che l’Ifrs17 che rappresenta, un’importante evoluzione per il settore, venga respinto. Una soluzione avanzata dall’industria, che risolverebbe il problema, è quella di lasciare discrezionalità alle imprese se applicare le coorti annuali tenendo fermo l’obiettivo del 2023. (riproduzione riservata)

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