di Anna Messia
«Il Recovery Plan potrà far crescere il ruolo delle assicurazioni nel proteggere le imprese italiane dai rischi; non perché siano stati previsti finanziamenti o agevolazioni a sottoscrivere polizze, ma perché il piano messo a punto dal premier Mario Draghi mira a dare regole più certe al Paese ed è esattamente di queste che il sistema assicurativo ha bisogno per aumentare la diffusione delle polizze in Italia, da sempre la Cenerentola d’Europa nelle coperture Danni». Parola di Alessandro Castellano, da luglio 2018 amministratore delegato di Zurich in Italia e profondo conoscitore delle imprese italiane anche perché è stato a lungo ceo di Sace.

Domanda. Nei Paesi dove le assicurazioni Danni sono più diffuse che in Italia i big assicurativi hanno però registrato ingenti perdite per il Covid. Per i Lloyd’s di Londra 6,2 miliardi di sterline di sinistri, mentre Axa ha avuto un impatto di 1,5 miliardi e la stessa Zurich ha pagato alla pandemia un conto di 852 milioni di dollari. In diversi Paesi ci sono state numerose cause legali con i governi nazionali che hanno spinto perché gli assicuratori pagassero i sinistri. Le compagnie hanno le spalle abbastanza larghe per sostenere queste perdite?

Risposta. Zurich ha chiuso comunque in utile il 2020 a 3,8 miliardi di dollari e ha pagato dividendo agli azionisti. Ma è evidente che la pandemia ha mostrato che è indispensabile una collaborazione tra pubblico e privato per fare fronte a questi fenomeni globali. Non serve però un’ingerenza dello Stato nel sistema, ma c’è bisogno piuttosto di regole certe.

D. Sulle pagine di MF-Milano Finanza i risk manager italiani hanno però denunciato un aumento dei costi delle polizze dopo la pandemia, mentre solo il 30% delle aziende intervistate da Mediobanca ha risposto di aver ricevuto una proposta di prodotto a prezzo congruo durante la pandemia. Che cosa c’è che non funziona?
R. Le faccio l’esempio della polizze per la responsabilità dei cda, le cosiddette D&O. I prezzi sono cresciuti anche a causa di incertezze legate alla copertura delle garanzie, che secondo alcune interpretazioni giuridiche dovevano includere non solo la responsabilità civile ma anche i sinistri per crediti concessi dal sistema bancario che non erano stati ritenuti idonei. Qui emerge il tema della certezza del diritto e dei tempi dei processi in Italia. Ma sono pronto anche a fare autocritica e a riconoscere che dalla pandemia sono emersi alcuni punti deboli del mondo assicurativo, che deve essere più chiaro e semplice nel comunicare la propria offerta spingendo per promuovere cultura ed educazione assicurativa, facendo percepire ai clienti l’effettivo valore delle assicurazioni. Solo così l’Italia si potrà allineare agli altri mercati europei nella diffusione delle polizze Danni ed evitare che un anno di sinistri provochi un aumento eccessivo dei prezzi. Penso per esempio ad alcuni modelli virtuosi europei, come quello francese, per le polizze sull’abitazione per le calamità.

D. Del tema delle calamità in Italia si discute da anni, ma tutto si arena davanti all’ipotesi di rendere obbligatorie le polizze…

R. In altri Paesi europei i danni delle calamità naturali sono coperti da un sistema di cooperazione fra assicurazioni e Stato, che arriva anche all’obbligo di contrarre ma sempre a costi contenuti. Tale sistema ha funzionato e potrebbe essere molto utile anche in Italia, vista l’alta percentuale di abitazioni a rischio. Ma i rischi climatici sono solo la punta dell’iceberg, specie per quanto riguarda le aziende. In Zurich abbiamo sviluppato una cultura del rischio specifica per ogni settore, dall’agricoltura alla filiera alimentare, dal manifatturiero al fashion. Vogliamo tutelare tutto il Made in Italy. (riproduzione riservata)

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