di Andrea Pira

Lo spillover del coronavirus sull’economia nazionale non risparmia i mutui. Il primo trimestre dell’anno farà registrare con molta probabilità un calo nelle erogazioni, invertendo la ripresa dell’ultima parte del 2019. È stato registrato un calo nel primo trimestre 2020: soltanto tra gennaio e marzo si ipotizza una diminuzione tra i 3 e i 4 miliardi di euro rilevano i dati di Tecnocasa. Le ragioni sono nella quarantena cui il sistema Italia è stato costretto dall’epidemia dallo scorso 9 marzo e che sta impattando sull’erogazione del credito, anche perché le stipule degli atti sono possibili solo nei casi di estrema urgenza. Da gennaio a oggi ci sono circa 100 mila mutui in fase di perfezionamento: il 50% di questi è però fermo e, di questi, un terzo sono relativi a surroghe.
La fonte delle stime sono le elaborazioni del gruppo MutuiOnline basate sui propri osservatori. La legge notarile all’articolo 142 impedisce al notaio di lasciare il proprio studio in caso di epidemia e l’articolo 27 obbliga i notai «a prestare il loro ministero «ogni volta che è richiesto». A bloccare il perfezionamento degli atti è però l’impossibilità di procedere per via telematica. In più, al momento, la priorità sembra accordata a procure e testamenti. In Francia il governo è intervenuto con un decreto lo scorso 3 aprile. Fintanto che durerà l’emergenza sanitaria l’atto notarile si potrà fare in via telematica. Restando in ambito francofono lo stesso sistema è previsto dal Quebec in Canada, nonché da molti anni in Svizzera. Il limbo cui l’emergenza sanitaria ha costretto l’erogazione dei mutui ha anche dei risvolti negativi per le casse dello Stato. Prendendo le stime di MutuiOnline sul numero dei finanziamenti in sospeso il mancato gettito potrebbe aggirarsi attorno al mezzo miliardo di euro. Il notaio Riccardo Genghini fa presente a MF-Milano Finanza che in base alle vigenti leggi «non è affatto chiaro quali siano le stipule oggettivamente rinviabili», anche alla luce degli articoli 27 e 142 della legge notarile che impongono al notaio di prestare servizio durante le epidemie: «vale la pena ricordare che nel 1913 (anno della legge notarile) non esistevano né antibiotici né vaccini, per cui non si possono avere dubbi sul significato pregnante del divieto per i notai di interrompere il servizio durante le epidemie»
Nel caso non si riesca a perfezionare l’atto entro il termine di trenta giorni lavorativi, ricorda ancora Genghini, «la legge presume che la colpa sia del finanziatore originario, che è tenuto a risarcire il cliente in misura pari all’1% del valore del finanziamento per ogni mese o frazione di ritardo, salvo che non provi che non sia sua la colpa». E il rischio in caso di rinvio è che poi lo stesso istituto di credito debba di rifarsi sul notaio che ha rallentato o non ha stipulato l’atto. (riproduzione riservata)

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