di Fulvio De Gregorio*
Con il perdurare dell’emergenza epidemiologica Covid-19, imprese e lavoratori sono chiamati a fare fronte alla drastica riduzione della produttività e della liquidità, in virtù delle limitazioni allo spostamento delle persone imposte dal governo, alle restrizioni previste per il lavoro nelle fabbriche e nelle sedi operative, o nei casi espressamente previsti dall’ultimo dpcm 22 marzo 2020 alla sospensione delle attività commerciali ritenute «non essenziali”. L’emergenza sanitaria in atto sta inevitabilmente generando una forte crisi non tanto finanziaria, come nel 2008, ma quanto dell’economia reale, incidendo sull’effettivo potere di acquisto di imprese e lavoratori e sui consumi in generali. I primi provvedimenti adottati dal governo si sono occupati di introdurre misure a carattere provvisorio e temporaneo aventi natura assistenziale nei confronti dei lavoratori (es. bonus babysitting, cassa integrazione ecc.) e dei contribuenti in generale (sospensione dei versamenti, adempimenti e dei termini). In tale contesto, il centro studi Enbic suggerisce al governo di varare con urgenza un pacchetto di misure volto a ridurre il cuneo fiscale in favore di imprese e lavoratori per sostenere il settore produttivo e mantenere gli attuali livelli occupazionali, oltre a contrastare il diffondersi della povertà. L’area di intervento dovrebbe essere il welfare aziendale con un ampliamento ed un rafforzamento dei benefici fiscali e previdenziali ad esso connessi. Una prima misura potrebbe riguardare un maggiore sostegno ai servizi sanitari sostitutivi e integrativi del Ssn. Potrebbe essere aumentata la soglia sia di esenzione dei contributi in forme di assistenza sanitaria sostitutiva del Ssn, sia di deducibilità dei contributi in fondi integrativi del Ssn. Allo stesso modo, potrebbe essere prevista espressamente una forma di esenzione relativamente alla contribuzione agli enti bilaterali che oggi svolgono un ruolo di primaria importanza nella erogazione di talune prestazioni sanitarie e nel monitoraggio del welfare aziendale nelle imprese. La situazione attuale costituisce senza alcun dubbio l’occasione per consentire ai fondi ed agli enti bilaterali di svolgere un ruolo sussidiario e complementare alla sanità pubblica e, più in generale, al welfare state in grande difficoltà per la diffusione repentina e su vasta scala del Covid-19. Così l’acquisto di presidi medici come mascherine, guanti, dispositivi igienizzanti, check-up medici, visite mediche specialistiche in strutture private consentirebbero di alleggerire la spesa pubblica e liberare le strutture sanitarie pubbliche oggi per lo più impegnate nell’emergenza epidemiologica. Sulla stessa scia, una seconda misura potrebbe riguardare l’esenzione fiscale e contributiva di sussidi erogati una tantum dal datore di lavoro ai propri lavoratori per esigenze personali (es. sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali). Una terza misura invece dovrebbe favorire e rilanciare i consumi da parte dei lavoratori e dei loro familiari. In tale ottica, andrebbero in primo luogo sostenuti i servizi sostitutivi di mensa mediante buoni pasto attraverso un innalzamento delle soglie di esenzione, tanto dei buoni in forma cartacea, quanto elettronica. In secondo luogo potrebbero elevarsi i limiti di esenzione previsti per i fringe benefit assegnati in natura solitamente mediante buoni acquisto. Il pacchetto illustrato attribuirebbe un ruolo fondamentale al welfare aziendale, facendone un secondo pilastro del welfare state e, in questo drammatico momento, potrebbe costituire uno strumento di sostegno idoneo ed efficace per i lavoratori e di ripartenza per il tessuto imprenditoriale.
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