Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

L’Eurogruppo ha trovato nella tarda serata di giovedì 9 un accordo su un piano di sostegno da 540 miliardi di euro per fronteggiare la crisi economica legata al Coronavirus. Il commissario Ue per l’Economia Paolo Gentiloni ha twittato: «Un pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese e il Fondo per un piano di rinascita. L’Europa è solidarietà». La riunione si è conclusa «con i ministri che applaudivano», ha riferito il portavoce del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno. Quasi immediatamente è arrivato il commento positivo del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalita del Mes», ha affermato su Twitter. «Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa. Ci batteremo per realizzarla».
Nuova mossa di Generali per sostenere la lotta al Covid-19. La compagnia assicurativa ha infatti donato un milione di euro all’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina per l’acquisto di dotazioni tecnologiche per la terapia intensiva dell’Ospedale di Cattinara di Trieste e per dispositivi di protezione individuale nelle case di riposo della città. 
Il nuovo decreto sulla liquidità emanato nei giorni scorsi dal governo mette a disposizione delle aziende risorse preziose per fronteggiare la situazione di forte stress finanziario determinata dal lockdown. Interventi che arrivano a poche settimane da quelli messi in campo a marzo dal decreto Cura Italia e che ora dovrebbero mettere il sistema bancario nelle condizioni di puntellare il tessuto economico in attesa che rientri la crisi sanitaria. Se la nuova normativa è pronta per essere applicata, ecco nel dettaglio in cosa consiste e come le banche si stanno attrezzando per darvi attuazione.  Cosa c’è in campo? A disposizione ci sono 200 miliardi, di cui 30 per le pmi. Il decreto utilizza due canali per far arrivare più rapidamente la liquidità alle imprese. Da un lato c’è Sace, che si rivolge soprattutto alle aziende di dimensioni maggiori; dall’altro lato c’è il Fondo di garanzia per le pmi, che attraverso il Mediocredito Centrale indirizza storicamente la propria attività alle pmi.
E’ una delle domande che ricorrono più spesso nelle mail ricevute in redazione da MF-Milano Finanza. Quale sarà il tasso applicato al prestito fino a 25 mila euro concesso alle pmi dal decreto Liquidità, per il quale opera la garanzia del 100% del fondo centrale per le pmi e che non prevede istruttoria? All’articolo 13 del decreto si legge una formuletta a dir poco criptica. «In relazione alle predette operazioni, il soggetto richiedente applica all’operazione finanziaria un tasso di interesse nel caso di garanzia diretta, o un premio complessivo di garanzia nel caso di riassicurazione, che tiene conto della sola copertura dei soli costi di istruttoria e di gestione dell’operazione finanziaria e, comunque, non superiore al tasso di Rendistato con durata residua da 4 anni e 7 mesi a 6 anni e 6 mesi , maggiorato della differenza tra il Cds Banche a 5 anni e il Cds Ita a 5 anni, come definiti dall’accordo quadro per l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica di cui all’articolo 1, commi da 166 a 178 della legge 11 dicembre 2016, n. 232, maggiorato dello 0,20%».
La circolare dell’Associazione Bancaria Itlaiana (Abi) relativa al decreto legge dello scorso 8 aprile, il cosiddetto decreto Liquidità
Venerdì 10 sarà Generali a riunire il consiglio sulla questione: cedola o no? Un dubbio amletico per le compagnie di assicurazione che in questi giorni sono chiamate a mettere sul piatto della bilancia gli interessi degli azionisti e le indicazioni arrivate dalle autorità di controllo. Eiopa, l’authority europea, e le Ivass dei vari Paesi hanno chiesto dividendi zero per affrontare i tempi incerti per la crisi che sta generando il coronavirus, ma la sensazione è che le imprese non abbiamo nessuna intenzione di mettere a dieta i propri investitori, in un momento in cui tutti hanno bisogno di liquidità. Dalla loro le imprese hanno bilanci 2019 che, per molte di loro, si sono chiusi con numeri da record e i più convinti a dire di no all’invito arrivato dall’Eiopa sono stati i tedeschi di Allianz. Il gruppo guidato da Oliver Baete, contravvenendo allo spirito teutonico di seguire alla lettera le regole, il 6 aprile ha ribadito di essere intenzionato ad andare per la sua strada nel riconoscere la ricca cedola annunciata in febbraio di 9,6 euro (+6,7% sul 2019), annunciando però allo stesso tempo di aver sospeso la seconda tranche da 750 milioni del maxi buy back iniziato a marzo per un totale di 1,5 miliardi.
Lo shock del coronavirus avrà effetti di lungo termine anche sulle abitudini di risparmio, una volta passata l’epidemia. Si tratta ancora di segnali sottotraccia ma che è bene individuare subito perché la velocità è fondamentale per affrontare il mercato della gestione del risparmio, sempre più competitivo vista la compressione dei margini. Intercettare le nuove richieste vuol dire capire ciò che vogliono i risparmiatori. Un punto fermo arriva dalla Cina dove l’epidemia è scoppiata per prima e per questo si può partire da lì per capire gli effetti del virus sulle modalità con cui le persone pianificheranno la finanza personale.
Eurovita Advice Unit Target è un contratto di assicurazione a vita intera di tipo unit linked a premio unico, distribuito da Finecobank. Il prodotto prevede a fronte del versamento di un premio unico di almeno 100 mila euro l’investimento in fondi interni con l’obiettivo di ottenere nel lungo periodo una tendenziale rivalutatone del capitale investito, a fianco della prestazione assicurativa.
L’emergenza da Covid 19 ha indotto numerose iniziative di welfare aziendale da parte di aziende (si citano ad esempio Tim, Enel, Fs, Italo, Leonardo, Atlantia, Mediobanca) che hanno introdotto coperture assicurative specifiche per tutelare i propri dipendenti o hanno esteso quelle già presenti nell’ambito dei propri piani di sanità integrativa alla tutela da tale rischio. Anche il settore assicurativo si è mobilitato approntando in tempi stretti soluzioni tese ad immunizzare dal contagio da coronavirus (tra le compagnie si ricordano Generali, Axa, Cattolica, Unipol). Sembra poi molto utile ricordare che anche i fondi pensione collettivi possono, attraverso l’utilizzo dello strumento delle anticipazioni per spese sanitarie, fungere da ombrello protettivo nei confronti del rischio salute. L’aderente a una forma pensionistica complementare può chiedere in qualsiasi momento e, dunque, a prescindere dall’anzianità di iscrizione, dalle anticipazioni per le spese sanitarie ai possibili riscatti.

Risveglio amaro, ieri mattina, per migliaia di professionisti che (dopo averne fatto domanda) già pregustavano l’arrivo a stretto giro del «bonus» da 600 euro, quale indennizzo statale per i danni all’attività scaturiti dall’emergenza Covid-19: la pubblicazione notturna in Gazzetta Ufficiale del decreto imprese (23/2020) ha inserito come «paletto» per godere del beneficio l’iscrizione «in via esclusiva» a un Ente previdenziale. E non è tutto perché, una manciata di ore dopo, un «restyling» del capitolo che aveva introdotto il sussidio, l’articolo 44 del decreto «Cura Italia» (18/2020), approvato al Senato e in procinto di passare all’esame dei deputati, modificava ulteriormente il bacino degli aventi diritto, escludendo non più tutti i titolari di trattamenti pensionistici, bensì soltanto chi percepisce un assegno di anzianità e di vecchiaia. Un «giro di valzer» (che rischia di arricchirsi di altre «piroette» normative, nel secondo passaggio parlamentare) giunto ad oltre una settimana dall’avvio della presentazione delle istanze in via telematica da parte degli associati alle Casse private e, soprattutto, quando i pagamenti erano in procinto di partire, proprio oggi, 10 aprile (come anticipato su ItaliaOggi di ieri dal presidente dell’Ente dei «camici bianchi» e dell’Adepp, l’Associazione degli Enti, Alberto Oliveti) o, a quanto si apprende, come nel caso dell’Inpgi (giornalisti), in minima parte già effettuati ai primi richiedenti.
  • Garanzie Sace, 30 mld alle pmi
Garanzie Sace per 200 miliardi di euro alle imprese di qualsiasi dimensione, ma anche a lavoratori autonomi e liberi professionisti con partita Iva. Ma i professionisti e le pmi, prima di accedere alla garanzia Sace, che ha riservato loro 30 mld di euro di scudo sui finanziamenti, dovranno aver esaurito il plafond a loro disposizione presso il fondo di garanzia per le pmi. E’ quanto prevede il decreto legge dell’8 aprile 2020 sulla liquidità delle imprese, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 94 dello stesso giorno. Le diverse agevolazioni messe in campo prendono, dunque, una loro gerarchia. Copertura fino al 90%. Le garanzie possono prevedere tre percentuali di copertura del prestito: al 90%, all’80% e al 70% del finanziamento. Queste garanzie sono calcolate sulla base del numero di dipendenti e del valore del fatturato, al fine di trovare un punto di equilibrio tra importo massimo del finanziamento garantito e percentuale di copertura di quest’ultimo.

 


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  • Su Eurobond e Mes c’è un compromesso Ma lo scontro prosegue
L’Europa esce dal vicolo cieco, ma solo per qualche giorno. Dopo settimane di stallo e la drammatica riunione terminata all’alba di mercoledì con un nulla di fatto, ieri l’Eurogruppo è riuscito a trovare un accordo sulle misure per reagire alla recessione scatenata dalla pandemia. Un testo però ambiguo, che non scioglie del tutto i nodi, anche se il ministro italiano Gualtieri lo definisce «un ottimo risultato ». Toccherà ai capi di Stato e di governo confrontarsi (e scontrarsi) sui temi ancora aperti al vertice europeo della prossima settimana. Il compromesso raggiunto in serata dai ministri delle Finanze prevede che l’accesso al Meccanismo europeo di stabilità (Mes) sarà slegato da qualsiasi imposizione di austerità, ma i suoi fondi potranno essere usati solo per spese sanitarie dirette e indirette. I nordici accettano la nascita un Fondo per la ripresa che potrà emettere titoli sul mercato per finanziare il rilancio economico, ma tempi, caratteristiche e capacità del Recovery Fund restano nel limbo. Gli italiani accettano, continuano a rimarcare che Roma non chiederà di accedere al Mes, ma considerano che questo accordo sia in grado di creare un meccanismo credibile, capace di tenere a bada lo spread anche senza ricorrervi. Intanto si lavora anche agli eurobond. I tedeschi accettano che nasca il Recovery Fund proposto dai francesi per emetterli. Ma insistono: deve essere creato dalla Commissione attraverso il suo bilancio.
  • Startup senza liquidità “Il 40% rischia di saltare”
Agili e resilienti, ma anche fragili e più esposte ai venti della crisi. L’epidemia di coronavirus e il blocco delle attività spaventa le startup italiane. Undicimila quelle registrate, comprese le Pmi innovative, e Talent Garden calcola che siano altrettante quelle non mappate. Quattro su dieci, dice un sondaggio della piattaforma, temono che il virus manderà in fumo la metà del giro d’affari mentre una su dieci soltanto stima di non subire perdite. «In pochi giorni gli altri Paesi hanno lanciato misure ad hoc». Parigi, ad esempio, ha stanziato 80 milioni per integrare in rapporto 1 a 1 gli investimenti nelle società tecnologiche, con prestiti convertibili. «E ha un potenziale di fuoco statale da 4 miliardi per esser protagonista attivo dell’innovazione – aggiunge Dattoli – . Noi rispolveriamo l’Iri, quando sarebbe il momento di decidere che economia vogliamo esser dopo la crisi. Restiamo invece vittime della logica di dare poco e a tutti, senza decidere su cosa puntare».
  • Generali, enigma dividendo Il management vuole pagarlo Oggi decide il consiglio
Oggi Generali scioglie le riserve sul dividendo: a sorpresa è stato convocato un consiglio, che precede quello del 15 aprile. Se la discussione si rivelasse troppo complessa per essere esaurita in un solo giorno se ne riparlerà dopo Pasqua, ma l’orientamento è di prendere una decisione oggi perché l’appuntamento del 15 è considerato troppo a ridosso del record day (che scade il 16). Decisione difficile, per il Leone alato e un po’ per tutto il mondo assicurativo. Per le banche c’era stato un messaggio chiaro: non distribuire il dividendo e sospendere i buy back. Firmato Bce. Uno di quei consigli che non è possibile rifiutare, anche se non sono ordini in senso formale. Nel settore assicurativo invece la situazione è più fluida: ci sono state due comunicazioni Eiopa (l’Autorità di vigilanza europea sul settore) e poi le comunicazioni delle singole autorità nazionali (che hanno più forza, rispetto all’impianto di vigilanza sulle banche). Per l’Italia è scattata la nota dell’Isvap, che ha raccomandato massima prudenza sui dividendi e le altre forme di remunerazione, degli azionisti e del top management. Secondo alcuni osservatori, la posizione del nostro istituto di vigilanza è più rigorosa rispetto ad altri approcci più morbidi. Modello tedesco, per intendersi.

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  • Credem, più capitale e prestiti
Il consiglio Credem ha ritirato la proposta di distribuzione di dividendo e deciso di accantonare l’intero utile 2019. Il capitale aggiuntivo rappresenta il potenziale di 1 miliardo di prestiti, che si potrebbe aggiungere ai 7 già deliberati.
  • Generali, oggi cda sul dividendo
Generali riunisce oggi il consiglio sul dividendo alla luce delle raccomandazioni delle Authority, della solidità del gruppo assicurativo e delle decisioni dei concorrenti.

  • Fondo Pmi, vincoli anche sul 90% Per miniprestiti la tagliola ricavi
L’ultima versione del «Decreto liquidità» restringe ancora le regole sulle garanzie del Fondo centrale Pmi. Per rispettare i vincoli del Temporary Framework europeo sugli aiuti di Stato, si specifica ora che anche nel caso di garanzie al 90% ci saranno dei tetti: l’importo dei prestiti non potrà superare, alternativamente: il 25% del fatturato 2019 del beneficiario; il doppio della spesa salariale annua del 2019 o dell’ultimo anno disponibile (o i costi stimati per i primi due anni di attività se l’azienda è nata dopo il 1° gennaio 2019); il fabbisogno per costi del capitale di esercizio e per costi di investimento nei successivi 18 mesi, nel caso di Pmi, e nei successivi 12 mesi se invece si parla di “small mid cap” fino a 499 dipendenti (servirà un’autocertificazione). Confermati poi – si veda Il Sole 24 Ore di ieri – i tetti relativi alle operazioni garantibili al 100% o al 90% statale più il 10% dei consorzi fidi. Quanto ai miniprestiti fino a 25mila euro garantiti al 100% bisogna tenere presente che il valore del prestito non potrà comunque superare il 25% dei ricavi. In pratica 25mila euro si ottengono solo se si ha un fatturato di almeno 100mila euro, sotto questa soglia l’aiuto cala. Comunque, anche nel caso dei prestiti fino a 25mila euro, che non prevedono valutazione da parte del Fondo di garanzia, resta comunque la facoltà della banca di erogare o meno il finanziamento.
  • Credem e Popolare Sondrio rimpolpano le riserve
Anche Credem e Banca Popolare di Sondrio si allineano al blocco dei dividendi chiesto dalla Bce. Il Cda del Credem ieri ha ritirato infatti la proposta di distribuzione di un dividendo da 0,22 ad azione e deciso di accantonare l’intero utile 2019 alla riserva straordinaria in linea con la raccomandazione di Francoforte. Una mossa, quella della distribuzione, che sarebbe stata «del tutto compatibile con il mantenimento di robusti buffer patrimoniali«. Ma lo stop è fatto per «aderire responsabilmente alle raccomandazioni dell’autorità di Vigilanza». Il Cet1 ratio sale così al 15,3%, in crescita di 49 punti base. Il capitale aggiuntivo, sottolinea il comunicato, «rappresenta l’equivalente di un miliardo di euro di potenziali nuove erogazioni di prestiti». La banca «confida» comunque di convocare una nuova assemblea, a emergenza finita, e tornare a distribuire il dividendo. Stesso approccio seguito da Pop. Sondrio, il cui Cda ieri ha deliberato di destinare l’utile di esercizio a riserva. Rimandata a una valutazione successiva, dopo il 1° ottobre 2020 e comunque dopo il disco verde Bce, il futuro stacco del dividendo. La banca – che terrà l’assemblea l’11 giugno – vede salire il Cet1 oltre il 16%.
  • Al cda Generali nuova strategia sul dividendo
Un consiglio di amministrazione inatteso che arriva con lo stop dei mercati per le “vacanze” pasquali. Il board di Generali si riunirà oggi per un primo esame del delicato tema della cedola. Lo farà per esaminare una nuova potenziale strategia sul dividendo che arriverà poi nuovamente sul tavolo del cda il prossimo 15 aprile, riunione deputata a definire gli ultimi dettagli in vista dell’assemblea del 30 aprile. Pur nella totale consapevolezza che la compagnia è solida, la Solvency è la stessa del 12 marzo scorso, quando è stato definito l’ammontare del dividendo, la liquidità in cassa è rilevante (è di oltre 3 miliardi quella sulla carta destinata alle acquisizioni che in questo scenario) e i risultati del 2019 sono in forte crescita rispetto all’anno precedente. Sulla scorta anche di tutto questo è naturale che si voglia riconoscere agli investitori una parte di quanto generato dalla compagnia. Generali, d’altra parte, opera sui mercati internazionali e si deve confrontare con gruppi del calibro di Allianz, Axa e Zurich. In proposito il gruppo tedesco avrebbe deciso, dopo un confronto con la Bafin, l’autorità di controllo del paese, di procedere con la distribuzione del dividendo. Lo stesso ha già stabilito Zurich, che tuttavia, va ricordato, non è soggetta al controllo Eiopa. Axa, per il momento, ha solo deciso di rinviare l’assemblea che dovrà prendere una decisione sul tema. Mentre l’inglese Aviva e altre aziende britanniche hanno optato per l’annullamento del dividendo.
  • Moratoria mutui, la soglia dei contratti sale a 400mila euro
Soglia dei contratti che accedono alla moratoria elevata da 250 a 400mila euro. Piena compatibilità con il Fondo di garanzia prima casa. Allargamento ai finanziamenti in ammortamento da meno di un anno. Ma anche alle ditte individuali e agli artigiani. Sono diverse le correzioni arrivate in queste ore alle regole ordinarie del Fondo Gasparrini, il meccanismo che consente di ottenere la sospensione delle rate del mutuo prima casa a chi abbia perso il lavoro (in tutto o in parte) a causa dell’emergenza coronavirus. Le prime due sono state assestate dalla legge di conversione al decreto Cura Italia (Dl 18/2020) e, quindi, diventeranno definitive a breve. Le altre sono state inserite nel decreto liquidità (Dl 23/2020), già andato in Gazzetta ufficiale. Complessivamente, l’obiettivo è rimuovere il più possibile gli ostacoli delle regole in vigore che limitavano l’accesso al plafond, appena rifinanziato con 400 milioni di euro. Quindi, potranno presentare domanda di sospensione anche coloro che hanno un mutuo giovane, in ammortamento da meno di un anno, ma solo fino al prossimo 17 dicembre. Allo stesso modo, salta il limite che impediva di fare domanda di moratoria a chi avesse già beneficiato di altri aiuti pubblici, come il Fondo di garanzia per la prima casa. Si tratta di due limature che daranno benefici soprattutto ai mutuatari più giovani.
  • Indennità ai professionisti, domande da riesaminare
I 600 euro per i professionisti si sono, per ora, arenati perché i criteri per assegnare l’aiuto sono cambiati. Sul filo di lana sono stati quindi sospesi una serie di versamenti che erano già pronti per partire. A essere esclusi sono coloro che svolgono anche un’attività come dipendenti. Il decreto 23 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 aprile, all’articolo 34, richiede che i beneficiari siano «iscritti in via esclusiva» alla Cassa. Un chiarimento che mancava nel decreto ministeriale del 28 marzo (pubblicato il 1° aprile sul sito del ministero del Lavoro), che ha posto le regole per erogare anche ai professionisti iscritti agli Ordini il bonus.

  • Le società di mutua assistenza sanitaria e previdenziale sono preoccupate per le fatture non pagate
In un momento in cui le imprese in difficoltà possono essere esonerate dai contributi previdenziali, le mutue assicuratrici attendono con il fiato sospeso i contributi. Questi consentono di coprire i costi sanitari, le assenze per malattia e altri rischi della vita dei dipendenti.