Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

logo_mf

Lo spillover del coronavirus sull’economia nazionale non risparmia i mutui. Il primo trimestre dell’anno farà registrare con molta probabilità un calo nelle erogazioni, invertendo la ripresa dell’ultima parte del 2019. È stato registrato un calo nel primo trimestre 2020: soltanto tra gennaio e marzo si ipotizza una diminuzione tra i 3 e i 4 miliardi di euro rilevano i dati di Tecnocasa. Le ragioni sono nella quarantena cui il sistema Italia è stato costretto dall’epidemia dallo scorso 9 marzo e che sta impattando sull’erogazione del credito, anche perché le stipule degli atti sono possibili solo nei casi di estrema urgenza. Da gennaio a oggi ci sono circa 100 mila mutui in fase di perfezionamento: il 50% di questi è però fermo e, di questi, un terzo sono relativi a surroghe.
Il prossimo consiglio di amministrazione di Cattolica, a meno di convocazioni straordinarie, è stato fissato per il prossimo 30 aprile. Bisognerà quindi aspettare ancora qualche settimana per sapere quando la compagnia di Verona intende convocare la propria assemblea che all’ordine del giorno avrà importanti modifiche della governance e dello statuto. Ma non solo. Il consiglio di amministrazione dovrà anche dare indicazioni sulla cedola dopo che, lo scorso 19 marzo, Cattolica presentando i conti al mercato aveva annunciato che la decisione sul dividendo sarebbe stata posticipata in attesa di un quadro più chiaro.
  • Elkann: Exor pronta a ripartire
«In questa crisi abbiamo fatto tutto il possibile per proteggere le nostre società, consapevoli che quando le nostre economie ripartiranno, saranno in prima linea per fare in modo che tutte le nostre comunità e i Paesi in cui operiamo possano iniziare la ripresa». Così ieri John Elkann, presidente di Exor, ha spiegato nella tradizionale lettera che ogni anno invia agli azionisti della holding di casa Agnelli quale sia la situazione della società controllante dell’impero industriale della famiglia torinese. E ovviamente delle sue partecipate. Dopo aver ricordato come il primo decennio di Exor (2009-2019) si sia concluso con un tasso di crescita del nav di circa il 19% rispetto al 10% conseguito nello stesso periodo dall’indice Msci, il nipote dell’avvocato Giovanni Agnelli ha fatto intendere che le due grandi operazioni in fase di conclusione non sono messe in discussione dall’esplosione della pandemia di Covid-19. Il presidente di Exor è apparso sicuro anche per quel che concerne la cessione da 9 miliardi di dollari del riassicuratore PartnerRe ai francesi di Covea, che secondo alcuni sarebbe in pericolo visti i problemi economici generati dalla pandemia.

Oggi denunciare un medico non costa nulla, non serve nemmeno l’avvocato… è sufficiente un esposto generico, e tutta la macchina giudiziaria si mette in moto», spiega Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia, oggi attento analista della politica interna. Nei giorni dell’emergenza Coronavirus, le cronache parlano anche di medici denunciati, di Procure in campo, «davanti a una denuncia un fascicolo va sempre aperto», anche se «oltre il 90% di queste indagini si chiude con assoluzioni o archiviazioni». L’ennesimo esempio, quello della sanità, accusa Nordio, di un «Paese ingessato dalla burocrazia e da una legislazione elefantiaca, contraddittoria e oscura».
L’effetto? «Una sanità difensiva, un’amministrazione difensiva e anche una giustizia difensiva».
Cattolica assicurazioni e Fondazione Cattolica hanno stanziato un fondo da oltre 2 milioni di euro a favore di alcune realtà territoriali e nazionali che si stanno adoperando per far fronte al coronavirus. Cattolica ha donato 0,5 milioni a sei ospedali di Lombardia e Veneto. Si tratta di un finanziamento destinato ad acquistare strumentazioni e materiali Dpi (Dispositivi di protezione individuale) utili a potenziare i reparti di terapia intensiva e sub-intensiva delle strutture. In particolare, all’Aussl 9 di Verona sono stati consegnati cinque ecografi portatili, mentre l’ospedale Sacco di Milano è stato dotato di un sistema di monitoraggio per la terapia sub-intensiva.
Può salire a 2,5 mln di euro l’importo della garanzia gratuita che può essere concessa alle singole imprese, che faranno uso del fondo di garanzia per le pmi; nel contempo la percentuale di copertura rimarrà all’80%, anche qualora la garanzia superasse quota 1,5 mln di euro. Sarà il ministero dello sviluppo economico, di concerto col dicastero dell’economia, a decidere a quali zone del paese estendere questa possibilità. Certo è che, da subito, questo ampliamento sarà applicabile ai territori dei comuni delle ex zone rosse di Lombardia e Veneto. Per questa estensione della garanzia gratuita e per quelle che verranno a breve, vengono fin da ora destinati 50 mln di euro.
Il tutto è previsto da un emendamento del governo al decreto legge «Cura Italia» (n. 18/2020), approvato in commissione bilancio al senato, nella notte tra martedì e mercoledì.
L’emergenza sanitaria in atto sta inevitabilmente generando una forte crisi non tanto finanziaria, come nel 2008, ma quanto dell’economia reale, incidendo sull’effettivo potere di acquisto di imprese e lavoratori e sui consumi in generali. I primi provvedimenti adottati dal governo si sono occupati di introdurre misure a carattere provvisorio e temporaneo aventi natura assistenziale nei confronti dei lavoratori (es. bonus babysitting, cassa integrazione ecc.) e dei contribuenti in generale (sospensione dei versamenti, adempimenti e dei termini). In tale contesto, il centro studi Enbic suggerisce al governo di varare con urgenza un pacchetto di misure volto a ridurre il cuneo fiscale in favore di imprese e lavoratori per sostenere il settore produttivo e mantenere gli attuali livelli occupazionali, oltre a contrastare il diffondersi della povertà. L’area di intervento dovrebbe essere il welfare aziendale con un ampliamento ed un rafforzamento dei benefici fiscali e previdenziali ad esso connessi. Una prima misura potrebbe riguardare un maggiore sostegno ai servizi sanitari sostitutivi e integrativi del Ssn

Repubblica_logo

  • Il ponte cede di colpo e si spezza “Col traffico normale sarebbe stata strage”
Crollo del ponte sul fiume Magra: all’ingresso di Albiano, frazione di Aulla, Comune toscano al confine con la Liguria. È successo ieri mattina alle 10.14: la struttura — 258 metri di lunghezza, 5 campate — ha ceduto di schianto, spezzandosi in tante parti cadute 7 metri più sotto, nel greto che per metà è asciutto. Adesso pare un gigantesco giocattolo rotto, una surreale serie di tessere grigie del domino tra la sabbia e l’acqua. A quell’ora sul ponte, che ha due marciapiedi laterali, c’erano solo due persone. Su due furgoni rossi, entrambi diretti verso Santo Stefano Magra, a levante. Andrea Angelotti, un corriere. E Michele Antonelli. Sono anni che tutti denunciano: «Quel ponte potrebbe cadere da un momento all’altro, troppe crepe ».
  • Elkann ai soci: dopo il virus saremo ancora più forti
Nella lettera agli azionisti più drammatica nella storia della finanziaria degli Agnelli Elkann parla di «settimane estremamente difficili che si stanno trasformando rapidamente in mesi inimmaginabili». Ma il presidente promette di «uscire dalla crisi più forti quando tutto questo sarà finito». Elkann ricorda i successi dei primi dieci anni della finanziaria, celebrati lo scorso anno con il valore lordo delle azioni moltiplicato per cinque, passato da 4,3 miliardi a 23. Ma ora bisogna ripartire «con ambizione e umiltà». La prima sfida è quella di portare a termine la fusione con i francesi di Psa.

corsera

  • Elkann: da Fca-Psa 3,7 miliardi di sinergie senza chiudere fabbriche
«Siamo molto fiduciosi di riuscire a raggiungere le sinergie dichiarate pari a circa 3,7 miliardi di euro all’anno — stante la situazione attuale (cioè senza chiusura di stabilimenti) — grazie alla creazione di una nuova società con Psa». Lo ha dichiarato in una lettera agli azionisti di Exor, il presidente John Elkann, affermando che «la nostra famiglia è in affari da molto tempo, ha superato guerre, rivoluzioni, crisi, pandemie, sapere non è abbastanza, dobbiamo agire». Fca ha firmato, una settimana fa, con due banche, una linea di credito di 3,5 miliardi, della durata iniziale di 12 mesi che possono prolungarsi di altri sei. Questa linea si aggiunge ad altri fidi in essere per 7,7 miliardi. Fca, inoltre, sta trattando la definizione di un bond con un importante gruppo bancario e considera l’opportunità di aderire al piano di 400 miliardi approvato dal Governo italiano per supportare le aziende, pur avendo la sede legale in Olanda ma la maggioranza delle sue fabbriche in Italia.  L’accordo tra Fca e Psa prosegue, dunque, senza alcun ripensamento, anzi ora assume una valenza ancora più forte, anche se, come sottolineano diversi analisti, «sarà quasi impossibile mantenere i valori inalterati dell’accordo sottoscritto». Il prezzo delle azioni di Fca è sceso, in poco più di un mese, di circa il 45%, quello di Psa del 32%: difficile, dunque che il gruppo italo-americano possa pagare ai propri azionisti il dividendo speciale di 5,5 miliardi contemplato inizialmente.

  • Sistema potenziato per assicurare le maxi operazioni
Per capire la ratio del potenziamento del sostegno pubblico all’esportazione, l’altra “gamba” dello schema di decreto per la liquidità delle imprese, atteso in Gazzetta Ufficiale, bisogna forse partire da un dato, fotografato nell’ultimo bilancio disponibile di Sace, quello del 2018, laddove è riportata la ripartizione del portafoglio di garanzie della società, con il crocieristico che figura come il primo settore per esposizione, con un’incidenza, balzata in un solo anno, dal 33,5% al 41,4 per cento. Quanto basta, insomma, per intuire la necessità di intervenire sul meccanismo esistente in modo da supportare la crescita rilevante, negli ultimi anni, delle richieste di assicurare operazioni di ammontare molto elevato fortemente concentrate soprattutto su questo comparto. Che, vale forse la pena di ricordare, ha un modello di funzionamento in cui la committenza, al pari di quanto accade anche in Francia e Germania, viene supportata dai sistemi di export credit dei diversi Paesi attraverso la messa a punto di pacchetti finanziari completi volti ad agevolare e dilazionare nel tempo il pagamento delle navi. Pagamento che avviene sostanzialmente in due step: un anticipo alla firma del contratto (in genere il 20% del prezzo della nave) e la parte rimanente al momento della consegna che coincide con il trasferimento dei fondi. E questo, va da sé, comporta per il costruttore la necessità di finanziare con proprie risorse sia la costruzione e l’acquisto dei materiali che il pagamento dei fornitori.
  • l bazooka delle banche vale 54 miliardi
e munizioni sono pronte e sono state messe a terra da giorni. Il «bazooka» delle banche a sostegno di imprese, liberi professionisti e privati nell’emergenza Covid-19 vale più di 50 miliardi di euro. È una stima per difetto, misurata sulla base dei soli plafond dichiarati. Questa dotazione è destinata a crescere, considerando la varietà delle misure, spesso non vincolate a tetti. Senza dimenticare che la massa di denaro che si appresta a entrare in circolazione lieviterà quando sarà fatta chiarezza nel quadro delle garanzie del Decreto liquidità: Intesa Sanpaolo, per esempio, ha messo a terra 15 miliardi, ma ha già annunciato che il nuovo credito, anche a seguito delle misure del Governo, dovrebbe salire a 50 miliardi. Dopo il grido d’allarme di industrie o cittadini colpiti dal lockdown, gli istituti si sono mossi, con una varietà di azioni di cui si può avere una visione di insieme, anche se in sintesi, dalla tabella a fianco. Sulla carta la somma dei plafond chiamati a sostenere la liquidità dichiarati a oggi dalle banche è di 54 miliardi. Accanto a queste linee ci sono però misure come le moratorie sui mutui, il sostegno ai lavoratori in cig, l’estensione delle coperture assicurative e finanziamenti non legati a liquidità ma comunque rilevanti, anche se non quantificabili puntualmente.
  • Cerved: sono 16 mila le imprese a rischio malgrado le garanzie
Sono 16 mila le imprese italiane, che già hanno usufruito di finanziamenti per 5,4 miliardi nel 2019 ,e che in un futuro imminente sono a rischio liquidità. È forse il più eclatante degli esiti di uno studio del Cerved che va a doppiare un analogo rapporto datato 16 marzo 2020 sui due scenari possibili del post Covid-19: uno cauto (fine crisi a giugno) e uno pessimista (fine crisi a dicembre 2020). In dettaglio gli analisti del Cerved, gruppo specializzato nell’analisi del rischio di credito, nella gestione di non performing loans e in analisi di grandi data base, hanno setacciato i bilanci di 48mila società di capitali su un universo composto da 84mila persone giuridiche che nel 2019 hanno usufruito dei benefici del Fondo centrale di garanzia (che offre garanzie pubbliche a fronte di finanziamenti bancari, leasing,ed erogazioni da altri intermediari finanziari). Si tratta del focus relativo a un’indagine a più largo spettro che ha tracciato 200mila aziende e su cui sono stati estrapolati i primi dieci comparti produttivi di beni e servizi che hanno già usufruito di qualche forma di garanzia statale. Per ciascuno di essi si è simulato l’effetto distorsivo su ricavi e utili provocato dal forzato stop dell’operatività, e lo si è fatto non già considerando i dati aggregati dell’anno ma spacchettandoli mese per mese. I risultati portano a previsioni di fatturato con numeri negativi a due cifre. In testa alla mesta classifica spiccano gli autotrasportatori con una stima negativa per il 32,1%.
  • Monitoraggio rete a zero, la mappatura non esiste
Probabilmente l’imbarazzante vicenda dei controlli sul ponte collassato ieri ad Albiano Magra (si veda l’articolo sopra) non è frutto di una svista isolata, ma di un sistema che non funziona nemmeno dopo i tragici crolli degli ultimi anni. Lo ricordano altri episodi “minori” di questi giorni (il cedimento di un ponte sulla provinciale sarda Gonnesa-Nebida e il sequestro di due cavalcavia sull’A20 Messina-Palermo). E lo spiega la tormentata storia delle contromisure che si sta ancora cercando di mettere in atto dopo il crollo del Ponte Morandi.

insurancejournalgrande

  • Il furto del Van Gogh pone l’attenzione sulla sicurezza dei musei vuoti durante la crisi di COVID-19
L’irruzione è durata pochi minuti. Alle 3 del mattino di lunedì, un ladro – o ladri – ha forzato le porte di vetro del museo Singer Laren nei Paesi Bassi e si è diretto dritto verso la sua esposizione a premi: un dipinto ad olio di Van Gogh. Quando la polizia è arrivata, i ladri se n’erano già andati, insieme alle opere d’arte. Il Singer Laren era stato chiuso dal 12 marzo come parte del divieto di grandi raduni del Paese. A New York la criminalità in città è diminuita nel mese di marzo rispetto all’anno precedente, ma i furti con scasso commerciale e residenziale sono aumentati del 26% a 942, secondo un rapporto della polizia. I sistemi di sicurezza, talvolta elaborati, messi in atto potrebbero presto essere messi a dura prova.

  • I dirigenti del Crédit Agricole rinunciano a parte del loro compenso
Philippe Brassac e Xavier Musca hanno deciso di rinunciare alla metà del loro compenso variabile dovuto per il 2019, per contribuire all’azione di solidarietà del Crédit Agricole. Sono i primi manager bancari a fare questo passo in Francia.