Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


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La dimensione della responsabilità penale del datore di lavoro, correlata al rischio da contagio Covid-19, ha un inevitabile riflesso anche sul piano della c.d. responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per i reati commessi, nel loro interesse o a loro vantaggio, da coloro che rivestono posizioni apicali (presidenti, amministratori, direttori generali) o da soggetti sottoposti alla direzione o vigilanza di questi (art. 5, dlgs 231/2001).
L’art. 25-septies, in particolare, prevede il coinvolgimento della società in caso di omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse proprio con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, con la conseguente comminazione di sanzioni pecuniarie e, soprattutto, interdittive (tra le quali, l’interdizione dall’esercizio dell’attività, la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni, il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione) con tutte le intuibili e gravi conseguenze economiche e reputazionali che ne possono derivare.

 

Datori di lavoro al test della sicurezza in azienda per evitare il contagio da Covid-19. Nel caso di dipendente che ha contratto il virus (situazione equiparata a vero e proprio infortunio dal decreto legge c.d. «Cura Italia»), infatti, il datore rischia di rispondere, in sede penale, quando non ha adottato tutte le misure di contenimento dell’infezione da Covid-19, così come raccomandate dalle linee guida e dai protocolli condivisi da governo-imprese-sindacati.
La tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, disciplinata dal dlgs n. 81/2008, comprende, nel contesto dell’attuale emergenza sanitaria, anche la valutazione e la gestione del rischio Covid-19, con tutte le relative conseguenze: in particolare quelle che concernono la responsabilità penale del datore di lavoro e il potenziale coinvolgimento, ai sensi del dlgs n. 231/2001, della società nel cui ambito si è eventualmente verificato il contagio.
L’impresa pubblica e privata, più in generale il mondo del lavoro, ha recentemente subìto, a causa dell’estensione del fenomeno epidemiologico, una serie di urgenti restrizioni che hanno condotto, da una parte, a una sostanziale interruzione delle attività produttive industriali e commerciali del paese (dpcm 22/3/2020, con eccezioni e successive modifiche) e, dall’altra, focalizzato l’attenzione sulla tutela della salute dei lavoratori con gli speculari doveri e responsabilità in capo al datore di lavoro, quest’ultimo inteso non solo come persona fisica, ma anche giuridica.

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La private bank studia un’altra emissione da 100 milioni per aiutare gli esercizi a corto di casti. “Stiamo valutando come aprirla a tutti i clienti”, dice l’ad Gian Maria Mossa. L’idea è mobilitare il risparmio privato e andare a investirlo dove in genere non potrebbe arrivare, nel finanziamento di aziende piccole e piccolissime, con un occhio rivolto in particolare ai negozi chiusi per l’epidemia.

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  • Più prestiti per imprese ed export. Il giorno del nuovo golden power
Con il mondo delle imprese che preme sul governo e implora aiuti economici che scongiurino fallimenti e serrate, è atteso oggi in Consiglio dei ministri il decreto liquidità, che aggiunge altri 200 miliardi di effetto leva ai 350 del decreto di marzo, che prevede un’azione di supporto all’export per ulteriori 200 miliardi e che ha spaccato la maggioranza. Alla fine, con la mediazione di Conte, lo strumento individuato sarà sempre Sace, ma con l’indirizzo e il coordinamento del Mef. Sul tavolo di Palazzo Chigi approderanno anche il provvedimento che rafforza il golden power contro le scalate dall’estero e il decreto scuola, con il quale la ministra Lucia Azzolina conta di «accompagnare con responsabilità e serietà i nostri ragazzi verso la fine di questo anno scolastico e l’inizio del prossimo». Altro capitolo importante che, salvo ulteriori slittamenti, sarà affrontato oggi, è la dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (Pmi). Il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, ha annunciato che salirà a 7 miliardi e avrà la capacità di generare liquidità fino a 100 miliardi per le aziende fino a 499 dipendenti.

«In Axa siamo tutti mobilitati per rispondere a due sfide: l’urgenza sanitaria e l’urgenza socio-economica». Così, Patrick Cohen, ceo di Axa Italia, sintetizza l’impegno della compagnia francese nel proteggere dipendenti e clienti e nell’essere al fianco del sistema Paese. «Le iniziative che abbiamo messo in campo sono diverse — argomenta Cohen —. Tra queste, il servizio gratuito di telemedicina e una nuova soluzione per le imprese clienti, per la protezione di dipendenti e famiglie in caso di contagio da Covid-19. A questo si aggiunge una donazione per la nuova unità di terapia intensiva dell’Ospedale Sacco e inoltre, come gruppo, un contributo di 5 milioni di euro per la ricerca sul coronavirus».
Con misure a sostegno di famiglie, imprese ed esercizi commerciali, anche il mondo delle assicurazioni si è attivato per fronteggiare l’emergenza coronavirus. È il caso per esempio di Zurich, che è scesa in campo con una serie di iniziative rivolte in primis ai 1.200 dipendenti, tra cui lo smart working, attivo dal 24 febbraio. «Una misura che, tra l’altro, ha consentito di acquisire importanti competenze digitali che hanno permesso di mantenere alta la qualità del servizio offerto — commentano dalla società —. Ci stiamo anche impegnando nel mantenere costantemente aggiornate le persone, e in contatto tra loro, grazie al canale social interno, dove videomessaggi dei top manager si alternano ad aggiornamenti sul business. Uno scambio di informazioni che ha consentito di abbattere la distanza fisica tra colleghi. Attraverso gli strumenti digitali in loro possesso, gli agenti sono riusciti a relazionarsi con i clienti nel miglior modo possibile, valorizzando tutte le opportunità disponibili, come la perizia da remoto».
Sbarcato a Trieste il primo settembre 2019, dopo tre anni nella controllata turca di Generali (dove la compagnia è presente esclusivamente nel settore Danni, ma dai 1861 e dove è stato chief executive officer di Generali Turchia), Maurizio Pescarini è il nuovo amministratore delegato di Genertel e Genertel Life, le compagnie dirette del Leone triestino. Pescarini, nato a Sanremo nel 1974, con una vita da globetrotter tra Roma, Parigi, Milano, San Francisco e Londra e dopo una laurea in economia aziendale, si è trovato a dover dare risposta a una delle più gravi e inattese crisi sanitarie dell’epoca moderna, capace di stravolgere il ritmo e le modalità di lavoro acquisite in anni di esperienza.
  • Salute e sanità. La catena degli errori. Tutto da rifare
Sprechi, malagestione, tagli. Squilibri fra regioni nell’attenzione al territorio. Lunghe liste d’attesa per i malati non Covid-19. L’emergenza ha scoperchiato la pentola: il sistema così non va, serve una nuova governance. Ci sono 2,8 mln di non autosufficienti, saranno 4 milioni tra 20 anni. Manca visione politica d’insieme.
  • L’epidemia costerà 100 miliardi alla moda e al lusso
Il mercato dei beni personali di lusso perderà quest’anno più di un terzo del proprio valore a causa della pandemia di Covid-19. In termini di fatturato, si tratta di oltre 100 miliardi di euro a livello mondiale. È la nuova previsione di Boston consulting group, che ha aggiornato il primo report di febbraio, realizzato insieme a Bernstein sentendo gli amministratori delegati e Cfo del settore del lusso per verificare come i marchi stiano reagendo alla crisi e quali siano le loro aspettative di impatto economico. Nonostante ci sia ancora una parte importante di ceo e cfo che ritiene che quanto perso sarà recuperato entro il 2021 (ma è diminuita dal 61 al 43%), una buona parte degli intervistati sposta adesso il ritorno ai livelli pre-crisi al 2022. I tempi si allungano in ogni caso: più del 50% ritiene che serviranno da 6 a 12 mesi (46% contro il 32% di febbraio) o oltre un anno (7%) perché la situazione si normalizzi. Più forte l’impatto sul margine operativo lordo (Ebitda) che dal calo previsto del 15% a febbraio oggi è visto a – 40%, equivalenti a circa 30 miliardi di euro.

  • Bonus 600 euro, in bilico il 40% degli aventi diritto
Un bonus che spetta a più di un professionista su due, tra quelli iscritti alle Casse private. Ma che, coperture alla mano, non riuscirà a raggiungere tutti. Ammontano infatti a quasi 552mila gli iscritti alla previdenza privata che, almeno sulla carta e in base ai redditi 2018 dichiarati l’anno scorso, potrebbero legittimamente aspirare all’indennità di 600 euro pensata per chi ha dichiarato redditi fino a 50mila euro e ha subito limitazioni e cali di fatturato per effetto del coronavirus. Di fatto il 57% del totale degli iscritti al sistema della previdenza libero professionale, stando ai numeri forniti dalle Casse al Sole 24 Ore (che, però, includono anche i pensionati attivi, i quali non hanno diritto al bonus).

 

  • Unit-linked, benefici al sicuro se l’assicuratore rischia
Le polizze unit linked sono uno strumento di protezione del patrimonio, quindi ci si può attendere un incremento del loro impiego nei prossimi mesi di crisi finanziaria. Diventa però fondamentale un requisito: per garantire i principali benefici (esclusione sia da azioni esecutive e cautelari sia dall’imposta di successione) occorre che sia pacifico il loro inquadramento tra i prodotti assicurativi-previdenziali, sia pure nella consapevolezza che questi strumenti hanno sempre e comunque una componente finanziaria. Nella sentenza 6319 del 5 marzo 2019 la Cassazione ha evidenziato che le polizze “linked” possono essere considerate prodotti assicurativi solo se è previsto l’effettivo «trasferimento del rischio dall’assicurato all’assicuratore» considerando anche l’entità della prestazione che viene garantita a fronte del capitale versato. Si superano in questo modo le perplessità destate dalla sentenza 10333/2018, che per la verità riguardava il caso molto specifico della sottoscrizione di una polizza mediante fiduciaria. In ogni caso possono essere classificate tra i prodotti assicurativi anche le polizze vita che prevedono la sostituzione della prestazione fissa dovuta dall’assicuratore con una di tipo variabile, determinata in funzione del premio versato dal contraente, dell’orizzonte temporale, della tipologia di investimento. La sentenza 6319, unitamente a quella della Corte di giustizia europea 31 maggio 2018, causa C-542/2016, è stata richiamata recentemente anche dai giudici di merito (Tribunale di Bergamo, sentenza 21 novembre 2019, n. 2426) per sostenere la prevalenza della natura assicurativa anche di una polizza connotata «dall’assunzione di un rischio demografico molto limitato e pur se non garantisce nemmeno parzialmente la restituzione del capitale investito».

  • Il CEO di AXA delinea un futuro “regime catastrofe” per la salute
Il dibattito sulla creazione di un sistema assicurativo “catastrofe sanitaria” paragonabile o ispirato alle catastrofi naturali comincia a prendere piede. In un’intervista al “Journal du dimanche”, il CEO di AXA, Thomas Buberl, ha suggerito come potrebbe funzionare un tale schema, di cui le aziende hanno estremo bisogno. Un po’ come una catastrofe naturale, il contenimento causa loro pesanti perdite di esercizio, la maggior parte delle quali non sono coperte da un meccanismo assicurativo. Dobbiamo pensare alla creazione di un meccanismo di mutualizzazione che possa accompagnare le crisi sanitarie”, ha spiegato. Prenderò un’iniziativa per muovermi in questa direzione. “Già giovedì scorso, il presidente della Federazione Francese delle Assicurazioni (FFA), Florence Lustman, ha annunciato in un forum il lancio di una “riflessione per fare proposte alle autorità pubbliche in questa direzione”. Thomas Burberl suggerisce che questo fondo dovrebbe essere posseduto per il 50% dallo Stato e per il 50% da un pool di assicuratori privati. Sarebbe finanziato dai premi raccolti ogni anno e messo in riserva. “In caso di crisi, gli assicuratori pagherebbero fino a due o tre volte l’importo dei premi, con l’assunzione di responsabilità da parte dello Stato”.
  • AXA mantiene la suspece sul suo dividendo
Gli azionisti di AXA e SCOR hanno molto di cui preoccuparsi. Mentre l’epidemia di Covid-19 sta devastando l’economia mondiale, venerdì l’autorità di vigilanza bancaria e assicurativa francese ha chiesto agli assicuratori di astenersi dal pagare dividendi “almeno fino al 1° ottobre”. L’Autorité de contrôle prudentiel et de résolution (ACPR) chiede inoltre “moderazione nelle politiche di assegnazione delle retribuzioni variabili”.
Allianz ha confermato il pagamento del dividendo e il programma di riacquisto delle azioni. Munich Re ha fatto lo stesso. Il riassicuratore tedesco aveva precedentemente annunciato che non avrebbe raggiunto i suoi obiettivi per il 2020 e aveva sospeso i riacquisti di azioni. In questo contesto, AXA, che fino ad allora aveva promesso di pagare i suoi azionisti, non è ancora chiara sulle sue intenzioni e ha rinviato venerdì la sua assemblea generale dal 30 aprile al 30 giugno “per favorire il dialogo con le autorità europee, francesi e straniere nel settore assicurativo”. “Non possiamo essere soggetti a regole che non sarebbero state imposte ai nostri concorrenti europei, in particolare a quelli tedeschi”, ha giustificato la decisione Thomas Buberl.
  • “Nel settore assicurativo, la crisi avrà un impatto duraturo”.
David Dubois, presidente dell’Istituto degli Attuari, teme un aumento delle richieste di risarcimento dopo la fine del contenimento.
“Le decisioni politiche per rispondere a una situazione di emergenza non devono trascurare gli studi d’impatto, non solo quelli a breve termine. »