Lo spettro della patrimoniale e l’incertezza sui mercati aumentano l’attrattività dei fondi complementari, anche in virtù delle agevolazioni fiscali. I rendimenti reggono. E cresce il numero degli iscritti

di Paola Valentini
Mentre in Italia torna la minaccia di una tassa patrimoniale per recuperare risorse nella lotta al coronavirus, i fondi pensione restano un’isola felice dal punto di vista fiscale. Al risparmio previdenziale infatti lo Stato riconosce specifiche agevolazioni. A partire dall’esenzione dell’imposta di bollo. Questa che si può definire a tutti gli effetti una mini-patrimoniale, varata nel 2011 dall’allora governo Monti nel pieno della crisi dello spread, grava su tutti gli strumenti finanziari con aliquota annua sul capitale dello 0,2%, ma fanno eccezione i fondi pensione (oltre che le gestioni separate delle polizze Vita di ramo I e i fondi sanitari). Inoltre i contributi versati al fondo sono deducibili dal reddito fino a 5.164,57 euro l’anno, quindi c’è subito una riduzione delle imposte sui redditi. Entro lo stesso limite si possono portare in deduzione anche i versamenti effettuati a favore di famigliari fiscalmente a carico (non è invece inclusa la quota di Tfr versato). Non solo.
I rendimenti della gestione finanziaria sono tassati con un’aliquota massima del 20% anziché del 26% come per la maggior parte delle forme di risparmio finanziario (solo i titoli di Stato sono più agevolati, con il 12,5%). E una volta in pensione, la rendita pagata dal fondo, sotto forma di assegno mensile o di capitale, sconta un prelievo con aliquota agevolata tra il 15% e il 9% in base agli anni di partecipazione (ed è imponibile solo la parte relativa ai contributi precedentemente dedotti e alle quote di Tfr versate). Lo stesso trattamento è riservato alle anticipazioni o ai riscatti della posizione individuale per far fronte a spese impreviste personali o famigliari; per alcune tipologie di richieste (ad esempio l’anticipazione per ristrutturare o acquistare la prima casa o il riscatto a seguito di dimissioni e licenziamento) si applica il 23%. Tutti elementi che favoriscono in una fase come l’attuale di elevata incertezza l’investimento previdenziale.

Non a caso, una rete di consulenza da sempre molto attenta a cavalcare le ultime tendenze del mercato come Azimut sta registrando in queste settimane un trend positivo nei suoi fondi pensione, con il numero di adesioni che continua a crescere, «segno che i clienti hanno compreso il ruolo che la previdenza complementare può svolgere non solo come integrazione alla pensione ma anche come strumento di risparmio di lungo periodo», spiegano dal gruppo milanese.
Gli ultimi dati Covip relativi al 2019 segnalano nell’anno un aumento degli iscritti del 4,5% per i fondi pensione negoziali, aperti e pip (polizze pensionistiche). In attesa di conoscere l’andamento delle adesioni del primo trimestre 2020, è certo che in generale l’emergenza sanitaria provocata dall’epidemia del Covid-19 sta spingendo le famiglie verso forme di accumulazione in ottica prudenziale e i fondi pensione hanno di fatto questo ruolo. Anche perché la previdenza complementare ha dimostrato in più occasioni la capacità di fronteggiare la volatilità nelle diverse fasi di mercato.
Come confermano i risultati finanziari del primo trimestre raccolti da MF Milano Finanza per quanto riguarda i negoziali e forniti da Fida per i fondi pensione aperti. In media il risultato è stato del -4,9% per i negoziali e del -6,3% per gli aperti (con un bilancio a favore dei primi perché hanno un minore contenuto azionario). Dati in rosso, ma in forte tenuta di fronte delle perdite a doppia cifra messe a segno dei principali mercati azionari nel trimestre (gli indici di borsa di Italia, Europa e Usa hanno ceduto oltre il 20%). Non si sono salvate nemmeno le obbligazioni societarie con ribassi attorno al 10%. «Il primo trimestre è stato caratterizzato da una elevata volatilità e dal ritorno dell’orso sui mercati. La diffusione del virus Covid-19 e la paventata crisi economica globale hanno spinto i mercati azionari verso una flessione che ha raggiunto il 30%, intorno a metà marzo. I timori di una recessione globale hanno portato ad un nuovo posizionamento degli operatori verso asset rifugio come i titoli governativi americani, la liquidità, il dollaro e l’oro», spiegano dal fondo negoziale Fondemain, dedicato ai lavoratori della Valle d’Aosta.

In ogni caso «il trimestre ha chiuso in negativo scalfendo solo in parte il rendimento accumulato nel 2019 dal fondo», proseguono da Fondemain che proprio nel 2019 ha approvato la revisione della politica d’investimento che troverà quest’anno un banco di prova. «È stato introdotto un maggior livello di diversificazione nei comparti d’investimento, caratteristica ritenuta fondamentale dal cda per poter perseguire l’obiettivo di lungo periodo del fondo: nel momento storico in cui ci troviamo è necessario non agire con emotività e impulsività, ma valutare correttamente i rischi e le opportunità in ottica di lungo periodo», avverte Fondemain.
Solidarietà Veneto (fondo negoziale dei dipendenti delle aziende della regione Veneto) ricorda che i risultati del trimestre sono stati anche condizionati dalla crisi Opec-Russia che ha causato il crollo del prezzo del petrolio. «Così, dopo un promettente inizio d’anno, già a febbraio la situazione ha iniziato a deteriorarsi, per peggiorare a fine marzo», osserva Paolo Stefan, direttore del fondo, aggiungendo un altro aspetto: «l’indice Dow Jones, il 12 febbraio, ha toccato un impressionante +345% rispetto ai minimi post Lehman Brothers di 11 anni fa. Molti si attendevano quindi il cigno nero: ne sono arrivati addirittura due. Non arriviamo però impreparati».
In effetti, continua Stefan, «l’impostazione conservativa di Solidarietà Veneto consente oggi di commentare una situazione nella quale, anzitutto, non sono intaccati i patrimoni dei pensionandi, tipicamente presenti sul comparto Garantito Tfr, grazie anche al supporto della protezione assicurativa. Dal lato opposto, i giovani iscritti al comparto Dinamico hanno posizioni ancora ridotte, e dunque il calo si prospetta come un’opportunità, soprattutto tenendo conto del lungo orizzonte. Infine, nelle linee Prudente e, ancor di più, Reddito sono posizionati gli aderenti medi: quarantenni e cinquantenni per i quali l’accumulo è abbastanza consistente, ma è ancora lontano l’appuntamento con il pensionamento, per cui la limitata riduzione del valore di questo trimestre, non suscita particolari timori».

Molti iscritti in queste settimane hanno contattato i fondi in cerca di rassicurazione e lo stesso Solidarietà Veneto ha aperto uno sportello di consulenza in video-chiamata. «In realtà c’è anche chi comincia ad assumere un approccio costruttivo, ragionando attorno all’incremento del versamento volontario, soprattutto nel comparto Dinamico. Su questo punto, corre l’obbligo della prudenza perché si va verso una severa recessione», riprende Stefan, «riteniamo tuttavia che la previdenza complementare non si faccia con le previsioni, ma con un approccio strategico al risparmio di lungo periodo, che da sempre proponiamo». Un approccio che punta a mitigare il rischio in tutte le sue sfaccettature. Un invito alle scelte ragionate è anche quello che arriva da Fopen, il fondo pensione dei dipendenti Enel: «La temporanea diminuzione del valore quota diventa una perdita effettiva solo quando si va a liquidare la posizione. A tale riguardo, e senza entrare nel merito di esigenze individuali, coloro i quali mantengono la posizione anche in situazioni di stress finanziario hanno alte probabilità di recuperare nel medio termine senza perdite monetarie». (riproduzione riservata)

La formula dei piani di accumulo dà una marcia in più
Un fondo pensione negoziale riporta sul proprio sito web un detto del famoso guru degli investimenti Warren Buffett, secondo cui «i mercati azionari sono dispositivi che trasferiscono ricchezza dagli impazienti ai pazienti». E il richiamo alla pazienza, in combinazione con la razionalità, è indispensabile in questo periodo di forte volatilità sui mercati finanziari per effetto della pandemia, non solo per i risparmiatori tout court, ma anche per gli aderenti ai fondi pensione. Come sottolinea un’analisi del Mefop, in queste settimane molti fondi pensione hanno adottato strategie comunicative al fine di diffondere, in primis tra i propri aderenti, informazioni circa gli effetti dell’emergenza sanitaria sull’andamento di gestione: sono stati inviati messaggi rassicuranti circa l’attento e costante monitoraggio degli investimenti, raccomandando di valutare la performance del fondo in un orizzonte temporale medio lungo quale è quello tipico dell’accumulo previdenziale. Le forme pensionistiche complementari sono portatrici infatti di quello che si definisce capitale paziente, per cui i riferimenti storici mostrano che spesso le perdite legate a frangenti negativi del mercato tendono ad essere compensate nel lungo periodo da successivi recuperi. Se per dimensioni e gravità l’attuale crisi può avvicinarsi allo shock post 2008, è interessante riportare i dati Covip secondo cui nel periodo da inizio 2010 a fine dicembre 2019 (dieci anni), il rendimento medio annuo composto netto è risultato pari al 3,6% per i fondi negoziali, al 3,8% per i fondi pensione aperti, al 3,8% per le polizze previdenziali (pip) di ramo III e al 2,6 % per le gestioni separate di ramo I.
Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del Tfr che resta in azienda, ovvero la tradizionale asticella con la quale si confrontano i rendimenti dei comparti di previdenza complementare, è stata pari al 2%. Va ancora ricordato come in questa fase, prosegue il Mefop, le variazioni al ribasso del valore della posizione previdenziali «virtuali e temporanee» si trasformano in effettive perdite monetarie solo per gli aderenti che dovessero procedere allo smobilizzo del capitale (per anticipazioni, riscatti, cambio comparto o trasferimento ad altro fondo). Pertanto, salvo esigenze improrogabili, in questo momento è opportuno evitare di smobilizzare la propria posizione, ma è preferibile attendere il recupero di valore degli investimenti. È importante anche sottolineare che i fondi pensione, per effetto della disciplina in materia di limiti di investimento e conflitti di interesse, hanno patrimoni opportunamente diversificati potendo così meglio calmierare il rischio degli asset finanziari. Non va poi dimenticato come il contributo aziendale per il lavoratore dipendente e i vantaggi fiscali costituiscono ulteriori ombrelli protettivi in grado di attenuare significativamente le conseguenze economiche, in termini di convenienza complessiva, anche dei momenti meno brillanti di mercato.
Ultimo punto, ma non meno importante, il meccanismo di funzionamento dei fondi pensione è assimilabile a quello dei piani di accumulo (pac) tipici dei fondi comuni. Una formula di investimento a rate scaglionata nel tempo che consente, attraverso una mediazione delle quotazioni di ingresso, un diversificazione temporale del rischio. Nelle fasi discendenti del mercato il rendimento è negativo, ma investendo si acquista un numero maggiore di quote a prezzi più bassi che renderanno di più in caso di successivo rialzo delle quotazioni. (riproduzione riservata)
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