di Luigi Chiarello

Verso «conti correnti bancari dedicati per tracciare meglio i prestiti fino a 25 mila euro garantiti dallo Stato». In più, lo Stato «potrebbe valutare di prevedere un espresso obbligo di dichiarare la finalità cui è diretto il finanziamento, per consentire controlli delle autorità sull’effettiva destinazione delle somme mutuate alla finalità dichiarata»: a proporre il tutto, ieri alla Camera dei deputati, è stato il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Giovanni Sabatini, nel corso dell’audizione sul decreto legge liquidità (n. 23/2020), presso le commissioni riunite finanze e attività produttive.
Intanto, dal territorio giungono a ItaliaOggi svariate segnalazioni di richieste anomale, che alcuni istituti di credito propongono alle imprese a caccia di liquidità.
La più eclatante tra queste riguarda gli imprenditori che chiedono finanziamenti coperti da garanzia Sace (cioè dallo stato); per intascare il prestito un importante istituto bancario li obbliga a stipulare una polizza vita o ad aderire a una polizza collettiva con premio unico valido per tutta la durata del finanziamento.
La polizza serve a garantire che la quota di prestito non coperta dalla garanzia dello stato sia comunque rimborsata dalla compagnia assicuratrice in caso di infortunio, malattia o morte del sottoscrittore.
Giova sul punto ricordare che gli articoli 18 e 21 del dlgs n. 206/2005 (Codice del consumatore, ndr) considerano una pratica scorretta e, dunque, vietano una simile prassi nel caso in cui la polizza assicurativa sia erogata dalla medesima banca. E questo divieto tutela sia le persone fisiche, sia le microimprese con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo che non supera i due mln di euro.
Allo stesso modo, è scorretto vincolare un mutuo all’apertura di un conto corrente presso la stessa banca.
Per la restante parte dell’universo imprenditoriale, cioè per le attività che hanno dieci dipendenti o più, non esiste invece un esplicito divieto a riguardo; dunque, molte imprese si trovano esposte a simili vincoli, nel pieno di una paralisi aziendale e di una carenza di liquidità, che non dipendono dalla propria cattiva gestione, ma dallo choc esogeno generato dal coronavirus.

Nuovi paletti sui 25 mila euro. Tornando all’audizione Abi a Montecitorio, Sabatini ha rimarcato che, per accedere ai finanziamenti fino a 25 mila euro: «Il possesso dei requisiti dovrebbe essere oggetto di una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, con la quale il titolare o il legale rappresentante dell’impresa richiedente dichiari, sotto la propria responsabilità, che essi sono veritieri e completi e che, nei propri confronti, non sussistono le cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all’art. 67 del dlgs n. 159/2011 (Codice antimafia)». «Nella stessa dichiarazione», ha proposto Sabatini: «Il titolare o il legale rappresentante dovrebbe espressamente indicare la data a partire dalla quale l’attività d’impresa è stata limitata o interrotta dall’emergenza epidemiologica o dalle relative misure di prevenzione e contenimento. E confermare altresì che, alla medesima data, sussisteva una situazione di continuità aziendale. In questo contesto, andrebbe valutato un inasprimento delle sanzioni per colui che rende dichiarazioni non veritiere», ha detto.

Per accelerare le erogazioni dei prestiti fino a 25 mila euro, invece, il d.g. Abi ha suggerito ai deputati: «Potrebbe risultare utile considerare specifiche modalità di tracciamento dei finanziamenti erogati, come quelle indicate BankItalia, che ha proposto di convogliare i finanziamenti con garanzia pubblica su conti dedicati, prevedendo la responsabilità dell’impresa per una destinazione dei fondi diversa rispetto a quanto dichiarato».
Più in generale, per tutti i prestiti, secondo Sabatini, «l’intervento normativo dovrebbe essere finalizzato alla creazione di una griglia di requisiti selettivi delle imprese richiedenti, così da garantire sufficientemente la banca nella valutazione della liceità, fondatezza e rispondenza delle singole richieste ai presupposti definiti nella normativa».
«In altri termini», ha detto, «tanto più si riuscirà a ridurre la necessità di valutazione da parte della banca, e tanto più sarà delineata la sua responsabilità nell’erogazione a imprese “non meritevoli”, tanto maggiore potrà essere la velocità nel processo creditizio».

Una mail per il consenso, ma zero copertura sui vecchi fidi. Nella sua audizione, il direttore dell’associazione bancaria ha esplicitamente escluso che le banche possano «utilizzare i prestiti fino a 25mila euro per coprire fidi già aperti dalle aziende»; questi finanziamenti servono «solo per promuovere la ripresa delle pmi»; l’Abi «invierà una circolare alla banche su questo per evitare errate interpretazioni». Quindi, Sabatini ha stimato in «oltre tre mln i soggetti, tra imprese e professionisti, che potrebbero fare domanda», aggiungendo: «Dall’inizio dello stato di emergenza e fino alla sua cessazione, basterà una semplice mail per il consenso prestato dal cliente; avrà il requisito della forma scritta dei contratti, previsto dal Tub».

Polizze sul finanziamento garantito dallo stato. Tornando ai casi di anomalia segnalati a ItaliaOggi, le polizze a premio unico imposte da alcune banche ai richiedenti finanziamento ammontano all’1,4% dell’importo finanziato; cioè sono su per giù equivalenti ai tassi di interesse che le imprese dovranno sostenere nel rimborso del credito. Tutto questo accade, nonostante le garanzie dello stato arrivino a coprire, nel caso dell’ombrello Sace, un range che va dal 70% al 90% del finanziamento:
– 70%, per le imprese con valore del fatturato superiore a 5 mld di euro;
– 80% per le imprese con più di 5.000 dipendenti in Italia e ricavi tra 1,5 e 5 mld di euro;
– 90% per le imprese con meno di 5.000 dipendenti e fatturato sotto 1,5 mld di euro;
Ora, è pur vero che l’ombrello Sace a garanzia del credito è ancora in rampa di lancio per via del rodaggio, che richiede il nuovo sistema; ma è altrettanto vero che la scarsità di risorse sul fondo di garanzia pmi – attualmente 2,5 mld di euro, a cui se ne aggiungerebbero altri 4 col futuro decreto Cura Italia bis (si veda ItaliaOggi di ieri ) – presto renderà questo strumento appetibile e accessibile.
Certo, in base al decreto liquidità, la garanzia Sace potrà essere richiesta da pmi e midcap solo una volta che avranno esaurito il plafond a loro disposizione sul fondo centrale di garanzia. Ma, in vista di questa scadenza, gli istituti di credito iniziano già a muoversi, comunicando ai clienti che non solo le grandi imprese possono accedere all’ombrello Sace-Cdp; al contrario, c’è chi spiega che «il 99% delle imprese ha i parametri per l’accesso al prestito con queste modalità. Incluse coop, società consortili di servizi, pmi e ditte individuali con meno di 100 dipendenti e fatturato annuo inferiore a 10 mln di euro».
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