di Francesco Ninfole

Il Mes è al lavoro su due tipologie di prestiti da fornire agli Stati per contrastare l’impatto economico del coronavirus. Accanto alla linea precauzionale già esistente (nota con l’acronimo Eccl) si sta valutando uno strumento del tutto nuovo, chiamato Rfi (Rapid financing instrument), che sarebbe «disegnato su misura per le emergenze come quella causata dall’epidemia», sul modello di un simile programma del Fmi. È quanto emerge nella bozza tecnica di term sheet del Mes sul sostegno alla crisi pandemica, visionato da MF-Milano Finanza. Il primo strumento, l’Eccl, è in fase di discussione più avanzata. Gli Stati potranno chiederli entrambi: uno non esclude l’altro. Le decisioni finali saranno comunque prese a livello politico, assieme alle altre che riguardano la Bei, la Commissione Ue, il bilancio europeo e il debito comune. In tal senso sarà un appuntamento importante l’Eurogruppo del 7 aprile. Ecco le principali caratteristiche in discussione delle due tipologie di prestiti legate al Mes.

Dimensioni. Per quanto riguarda la linea precauzionale Eccl (Enhanced Conditions Credit Line), che può attivare lo scudo Bce sui titoli di Stato, l’importo è fissato al 2% del pil del 2019, quindi per l’Italia si tratta di circa 36 miliardi, anche se l’ammontare «può essere regolato in base alle esigenze degli Stati in considerazione della gravità della pandemia e del suo impatto economico».
Il finanziamento Rfi avrà invece «una dotazione complessiva di circa 80 miliardi di euro», distribuiti in base alla quota nel capitale del Mes (si veda tabella in pagina) o ad altri parametri («ad esempio la gravità dell’epidemia di coronavirus o esigenze di finanziamento identificate»). In alternativa, l’accesso potrebbe essere alle stesse condizioni dell’Eccl. Trattandosi di un nuovo strumento, la Bce non ha finora previsto l’attivazione dell’Omt per questo programma, ma non è escluso che possa un giorno adeguare le regole.

Leva. Il sostegno del Mes per entrambe le modalità di intervento «potrebbe essere sfruttato a livello nazionale e/o europeo». I fondi cioè potrebbero essere collocati in un conto a livello nazionale, che gli Stati utilizzerebbero per sostenere le garanzie domestiche, oppure essere utilizzati dai Paesi per sostenere le iniziative collegate della Bei (come la proposta di un fondo di garanzia paneuropeo o un aumento di capitale: si veda MF-Milano Finanza del 1° aprile).

Scadenze. I rimborsi dovrebbero avvenire per l’Eccl «nel medio termine», con l’indicazione di «una scadenza media tra 5 e 10 anni», mentre per il finanziamento Rfi la tempistica sarebbe di «3-5 anni, concedendo tempo sufficiente per assorbire lo shock economico».

Condizioni. È questo un punto centrale nelle negoziazioni. Germania e Francia hanno aperto a una condizionalità più leggera. E il premier Giuseppe Conte non ha chiuso la porta a questa possibilità. Al momento, per quanto riguarda l’Eccl, gli Stati «con condizioni economiche e finanziarie solide» si impegnerebbero a utilizzare la linea di credito del Mes «per sostenere il finanziamento domestico dell’assistenza sanitaria e i costi economici sostenuti per far fronte alla crisi del coronavirus». Inoltre «dovrebbe essere garantito il rispetto delle norme sui conti pubblici dell’Ue e del Semestre Europeo, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni dell’Ue». Tale impegno sarebbe incluso in un memorandum of understanding (MoU), che si baserebbe su termini comuni per tutti gli Stati. Per il finanziamento Rfi, rivolto a Paesi «colpiti da un disastro naturale o altro evento esterno estremo equivalente» (senza riferimento alla situazione economica «solida»), ci sarebbero condizioni simili, ma le misure sarebbero precisate in un «Economic response plan» che avrebbe la funzione del MoU richiesto dal trattato del Mes.
Nei giorni scorsi il direttore del Mes Klaus Regling, senza fare riferimento a strumenti specifici, ha precisato che le condizioni del Mes potrebbero essere limitate alla garanzia che i finanziamenti vengano destinati al settore sanitario o a misure per contrastare la pandemia: «Ci basterebbe essere sicuri che i soldi siano spesi in modo corretto e che il Mes venga ripagato un giorno», ha aggiunto.

Sorveglianza. I controlli sarebbero differenti a seconda dello strumento. Per l’Eccl lo Stato «sarebbe soggetto a una sorveglianza rafforzata, incentrata sulle condizioni specifiche collegate allo strumento, da parte della Commissione Ue di concerto con la Bce». Sul Rfi invece ci sarebbe un più leggero «monitoraggio dell’utilizzo dei fondi e del rispetto delle norme sui conti pubblici dell’Ue», che però per il momento sono state congelate. Non è precisato nel documento a quali istituzioni europee spetterebbero i controlli per il Rfi. (riproduzione riservata)

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