di Antonio Ciccia Messina
App contro il Covid-19 a tinte Ue: devono essere anonime e interoperabili a livello europeo. Sotto la supervisione della Commissione europea, gli stati dell’Unione si stanno dotando di applicazioni di tracciamento dei contatti ritenuti utili anche per la gestione del dopo lockdown. Ma nel rispetto della privacy. Sempre dalla Commissione sono arrivati, infatti, gli Orientamenti ufficiali relativi alla protezione dei dati nell’ambito dello sviluppo di nuove app. Secondo le autorità europee le app devono essere installate su base volontaria e prontamente rimosse quando non più necessarie. Meglio se basate su tecnologia di prossimità Bluetooth, non devono consentire il tracciamento della posizione delle persone e devono essere basate su dati anonimizzati: le applicazioni possono allertare le persone che sono state per un determinato periodo di tempo vicine a una persona infetta affinché si sottopongano al test o si autoisolino, senza rivelare l’identità delle persone infette. La possibilità di lettura delle app oltre frontiera risponde all’esigenza di proteggere le persone anche quando attraversano le frontiere.
Negli Orientamenti, di cui si è detto, si specifica inoltre che qualsiasi app dovrebbe basarsi sul principio della minimizzazione dei dati, secondo il quale possono essere trattati solo i dati personali pertinenti e limitati a quanto necessario rispetto alle finalità. Ad esempio i dati relativi all’ubicazione non sono necessari ai fini del tracciamento dei contatti.
I dati personali non dovranno essere conservati più a lungo del necessario: si dovrà tenere conto delle esigenze sanitarie.
I dati devono essere conservati sul dispositivo del cittadino e criptati.
Inoltre i garanti della privacy nazionali devono essere coinvolti e consultati al momento dello sviluppo delle app e dovrebbero avere il compito di monitorarne l’utilizzo.
A quest’ultimo proposito il pacchetto di strumenti prevede che entro il 30 aprile 2020, le autorità sanitarie pubbliche valuteranno l’efficacia delle applicazioni a livello nazionale e transfrontaliero. Gli stati dell’Unione devono riferire in merito alle misure intraprese entro il 31 maggio 2020 e renderle accessibili agli altri Stati e alla Commissione. La Commissione valuterà i progressi compiuti e pubblicherà relazioni periodiche a partire dal giugno 2020 e per tutta la durata della crisi, raccomandando azioni o la revoca graduale delle misure che non appaiono più necessarie.
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