di Simona D’Alessio

Risveglio amaro, ieri mattina, per migliaia di professionisti che (dopo averne fatto domanda) già pregustavano l’arrivo a stretto giro del «bonus» da 600 euro, quale indennizzo statale per i danni all’attività scaturiti dall’emergenza Covid-19: la pubblicazione notturna in Gazzetta Ufficiale del decreto imprese (23/2020) ha inserito come «paletto» per godere del beneficio l’iscrizione «in via esclusiva» a un Ente previdenziale. E non è tutto perché, una manciata di ore dopo, un «restyling» del capitolo che aveva introdotto il sussidio, l’articolo 44 del decreto «Cura Italia» (18/2020), approvato al Senato e in procinto di passare all’esame dei deputati, modificava ulteriormente il bacino degli aventi diritto, escludendo non più tutti i titolari di trattamenti pensionistici, bensì soltanto chi percepisce un assegno di anzianità e di vecchiaia. Un «giro di valzer» (che rischia di arricchirsi di altre «piroette» normative, nel secondo passaggio parlamentare) giunto ad oltre una settimana dall’avvio della presentazione delle istanze in via telematica da parte degli associati alle Casse private e, soprattutto, quando i pagamenti erano in procinto di partire, proprio oggi, 10 aprile (come anticipato su ItaliaOggi di ieri dal presidente dell’Ente dei «camici bianchi» e dell’Adepp, l’Associazione degli Enti, Alberto Oliveti) o, a quanto si apprende, come nel caso dell’Inpgi (giornalisti), in minima parte già effettuati ai primi richiedenti.
Tutto da rifare, dunque. Chi ha i requisiti per ottenere i 600 euro (nell’anno d’imposta 2018 un reddito complessivo inferiore ai 35 mila euro, o guadagni dai 50 mila euro a scendere, però dichiarando una flessione delle entrate del 33% nel primo trimestre dell’anno in cui abbiamo sperimentato gli effetti del Coronavirus) dovrà collegarsi nuovamente ai siti degli Enti che, riferiscono sia la Cassa forense (che aveva ricevuto quasi 140 mila istanze), sia quella dei dottori commercialisti (Cnpadc), cui si erano rivolti circa 25 mila iscritti, recepiranno le novità, chiedendo «un’integrazione alla dichiarazione depositata», mentre sono poco più di 8.900 le istanze dell’Enpacl (consulenti del lavoro). «Congelati» pure i 25.262 bonifici in rampa di lancio dell’Enpam. Oliveti sfoga il suo malcontento, ricordando, peraltro, come la propria platea, di medici e dentisti, sia la stessa in prima linea nella lotta contro il Covid-19.
All’orizzonte, infine, l’ipotesi che il decreto 18/2020 subisca un’ennesima correzione, a Montecitorio. E, visto che siamo in presenza di «un decreto legge, con decreto ministeriale attuativo, modificato da altro decreto che dovrà esser convertito, il cui testo è rivisto potenzialmente dalla legge di conversione del primo» provvedimento governativo, ce n’è abbastanza, chiosa il presidente della Cnpadc Walter Anedda, per ritrovarsi, oltre che affranti, pure col «mal di testa».
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