Dopo l’ampliamento del golden power l’Italia rafforza lo scudo con un veicolo per l’ingresso dello Stato nel capitale delle aziende in difficoltà. Sarà gestito da Cdp. Exit strategy entro 4-5 anni

Giovanni Gorno Tempini
di Luisa Leone
Il governo mette a posto l’ultimo tassello della sua strategia a difesa dell’economia nazionale dalle mire straniere. E sfodera l’artiglieria pesante, con nuova iniziativa da 40 miliardi per le aziende alle prese con gli effetti nefasti del Coronavirus, che passerà per una sorta di fondo strategico nazionale con il compito di investire nel capitale delle società grandi e piccole. Una traccia dell’imminente mossa dell’esecutivo si trova nel comunicato stampa con cui ieri Palazzo Chigi ha annunciato il via libera al Documento di Economia e Finanza 2020-2021, dove si legge: «È inoltre indispensabile incrementare le risorse a sostegno della ripresa economica e produttiva e il recupero della competitività sui mercati internazionali, con interventi per la capitalizzazione delle imprese».

Come anticipato da MF-Milano Finanza nelle scorse settimane, lo strumento per investire nell’equity delle aziende dovrebbe essere gestito da Cassa Depositi e Prestiti. L’idea, ancora non definita in tutti i suoi dettagli, sarebbe di dotare il braccio armato di circa 40 miliardi di euro di potenza di fuoco, che potrebbero essere forniti come un trasferimento di Btp dal ministero dell’Economia, magari con una provvista apposita. Non si tratterà comunque di un rafforzamento patrimoniale di Cassa, ma di uno strumento che sarà gestito dalla spa del Tesoro, per sfruttarne l’expertise nella gestione dell’equity. L’orizzonte temporale dell’investimento dovrebbe essere nell’ordine di quattro-cinque anni e la dimensione massima dell’iniezione di capitale tra i 100 e probabilmente i 250 milioni di euro. Molto dipenderà sotto questo profilo da come finiranno in Europa le negoziazioni sull’alleggerimento dei vincoli all’ingresso dello Stato nel capitale delle aziende, che permetteranno, entro un certo importo, di poter intervenire direttamente senza dover ottenere preventivamente il benestare dell’Antitrust europeo. Altra questione è quella delle caratteristiche che le società dovranno avere per poter essere considerate target del nuovo fondo.
Al momento l’unica cosa certa è che non dovranno risultare essere in crisi prima dello scoppio della pandemia. Anche in questo caso, infatti, come già per i provvedimenti per fornire liquidità alle imprese, l’idea di fondo è che l’intervento sarà possibile solo per le società che si trovino in difficoltà esclusivamente a causa del Covid. Per quanto riguarda le dimensioni delle aziende, l’obiettivo sarebbe quello di poter intervenire anche in quelle medio-piccole, che probabilmente risentiranno maggiormente degli effetti del lockdown, anche se, dovendosi caratterizzare anche come una possibile difesa di aziende strategiche, non è esclusa la possibilità di intervento anche in quelle di dimensioni maggiori. Ad ogni modo si tratterà di un modo per sostenere le aziende con un canale diverso da quello bancario, evitando sovraindebitamenti, e fallimenti, ma anche scongiurando l’eventualità che aziende prima sane e oggi in difficoltà per le conseguenze della serrata economica, possano decidere di cedere la proprietà a offerenti stranieri piuttosto che affrontare i perigli e le incognite del futuro post pandemia. In questo caso l’ingresso del fondo gestito da Cassa Depositi e Prestiti nel capitale, nell’orizzonte dei quattro-cinque anni fissati, potrebbe dare invece la garanzia di un accompagnamento fino all’uscita dal tunnel del Coronavirus.
E l’importanza dell’intervento statale anche sul versante equity è dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, anche dall’atteggiamento che la Germania sta tenendo in sede Ue sul tema , spingendo per portare fino addirittura a 5 miliardi la soglia dell’investimento pubblico permesso senza vincoli.
Ad ogni modo, se davvero la massa critica del fondo italiano sarà di quaranta miliardi, come pare dovrebbe essere, anche Roma comunque si doterà di uno strumento potente per la difesa del tessuto economico da possibili fallimenti e da possibili azioni predatorie straniere.
Sicuramente completerà l’armamentario antiscalata messo in piedi nelle ultime settimane dal governo, che è passato per un ampliamento dei poteri speciali e per un incremento della trasparenza sul mercato azionario. In particolare con il decreto Liquidità, in fase conversione alla Camera dei Deputati, è stata prevista l’estensione del golden power a tutti i settori coperti dal regolamento europeo sugli investimenti esteri diretti del marzo 2019, che va dal biomedicale alle infrastrutture critiche (siano esse finanziarie, politiche, energetiche, ecc), dalla robotica ai media, all’alimentare. Un elenco veramente ampio in cui l’esecutivo dovrà andare a pescare per definire più nello specifico gli attivi che vorrà proteggere. Nel mentre però lo scudo coprirà qualsiasi società possa detenere asset in uno di questi comparti. A cui si aggiunge, fattore non da poco, quello bancario-assicurativo.
L’altra novità di grande rilievo è che fino alla fine dell’anno (ma probabile che la soglia venga spostata più avanti) sarà possibile porre limitazioni e finanche il veto, non solo all’acquisto da parte di player extra-europei, com’era stato finora, ma anche a quelli Ue. Parallelamente si stabilisce che per gli operatori non continentali si debba comunicare qualunque acquisto di partecipazioni superiori al 10% del capitale.
L’altra linea d’azione, infine, è quella sulla trasparenza, che ha dato facoltà alla Consob di abbassare dal 10 al 5% la soglia entro la quale è necessario comunicare le intenzioni di acquisto per le società quotate. Su questo punto un suggerimento è arrivato giovedì 23 dal presidente dell’Autorità, Paolo Savona, che ha proposto l’idea di stilare una lista di società ritenute strategiche, in modo da evitare inutili adempimenti informativi per tutte le altre. Al momento però la linea dell’esecutivo sembra essere quella della tutela ad ampio spettro. Per il lavoro di fino c’è tempo. (riproduzione riservata)

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