di Paola Valentini

Mentre le banche sono inondate dalle richieste di liquidità da parte delle pmi che, grazie al decreto del governo, da lunedì 20 aprile possono accedere ai finanziamenti a basso costo garantiti dallo Stato, anche per le famiglie si vedono gli effetti del coronavirus. A rilevarlo è l’ultimo Osservatorio di PrestitiOnline.it che ha analizzato le richieste di finanziamenti personali da parte dei consumatori italiani nel mese di marzo. All’interno di questa macro categoria «i dati mostrano un vero e proprio boom nelle domande di erogazioni per liquidità, che sono arrivate a rappresentare il 22,8% del mercato, dal 16,6% del 2019. Un trend che nasce molto probabilmente anche da una reale necessità, visto il lock-down imposto dal governo», spiega Roberto Anedda, direttore marketing di PrestitiOnline.it. La capacità produttiva si è praticamente azzerata e come conseguenza molti lavoratori sono finiti in cassa integrazione, mentre altri hanno perso il posto. Non sorprende, quindi, questa forte esigenza di liquidità. In costante aumento anche le richieste di prestiti ai fini del consolidamento dei debiti, arrivate al 12,5% (l’8% nel 2019), mentre tutte le altre finalità perdono quota di mercato. Stabile, invece, l’importo medio richiesto, che si attesta a 10.783 euro. Grazie al balzo in avanti, la liquidità supera le finalità casa e auto, da sempre mercati principali tra i prestiti non finalizzati: i finanziamenti per i lavori di ristrutturazione (16,2%) e per arredamento (11,2%) contano per un 27,4%, mentre la finalità legata all’auto sfiora il 23%, per quanto molto sbilanciata sull’acquisto di auto usata (18,2%). Il boom delle richieste di liquidità non deve però far passare in secondo piano che il mercato nel suo complesso a marzo ha avuto una forte frenata come emerge dai dati Assofin. Il credito al consumo è costituito dalle quattro grandi categorie: quelle dei prestiti personali, detti anche non finalizzati (richiesti, come si diceva oltre che per esigenze di liquidità generiche, anche per coprire spese che il cliente specifica all’atto della richiesta come ristrutturazioni, arredamento, acquisto auto, ma anche matrimoni, vacanze, informatica, cure mediche, hobby), i finanziamenti finalizzati (che si chiamano così perché vengono erogati direttamente nel punto vendita), le carte rateali e i prestiti con la cessione del quinto dello stipendio o pensione. Il primo trimestre ha segnato un calo del 12% in termini di valore delle operazioni (14,34 miliardi) e tutte le voci sono scese. I prestiti personali hanno segnato il -16,3% ma rappresentano ancora la maggior parte dell’erogato (5,88 miliardi). Una contrazione tutta da addebitare al mese di marzo visto che nel bimestre precedente la tendenza era in crescita con un ritmo di incremento attorno al 2% mensile nei volumi totali. Poi a marzo c’è stata la gelata che ha mandato in negativo l’erogato del trimestre. «Ma ci sono finalità che restano attive e quella dei prestiti per liquidità è una di queste», precisa Anedda. Non solo. «Negli ultimi due anni sempre più banche hanno iniziato a ridurre il differenziale di costo rispetto ad altre forme di finanziamento per rincorrere una serie di clienti che come profilo potevano essere finanziabili senza particolari rischi ma che di fronte a tassi troppo elevati non erano interessati a questi prestiti», racconta Anedda. Resta comunque la prudenza delle banche ad erogare questa tipologia di prestiti perché non presentano garanzie. Per capire cosa offre il mercato MF-Milano Finanza ha analizzato le offerte delle principali banche e finanziarie e delle Poste sulla base dei fogli informativi e dei messaggi pubblicitari per avere un panorama di quali siano oggi le condizioni proposte per chi richiede un finanziamento non finalizzato. Intesa Sanpaolo propone PerTe Prestito Facile che per un importo di 15 mila euro e una durata di 84 mesi ha un tasso fisso del 9,5% con un Taeg del 10,9%. Appare conveniente il prestito personale proposto da Fineco ai correntisti da almeno tre mesi che accreditano lo stipendio o la pensione: prevede per 11 mila euro e durata di 48 mesi un tasso fisso del 3,95% e un Taeg del 4,37%. I prestiti a costo più ridotto si trovano anche online. Infatti Agos Ducato propone sul web un credito di 20 mila euro a 72 mesi con un Taeg del 7,98% e Tan del 7,45%. In totale l’importo dovuto è di 25.033 euro con una rata mensile di 345,3 euro per i 72 mesi che diventano 359,92 euro se si stipula l’assicurazione a copertura del credito. Ma si tratta di tassi, che seppur in calo, nel complesso restano alti considerando che il contesto di politica monetaria rimane accomodante. Come emerge dall’analisi di MF-Milano Finanza, che ha messo a confronto i costi dei prestiti nel secondo trimestre del 2020 e nel secondo trimestre 2018, non si nota una netta diminuzione dei Tassi effettivi globali medi (Tegm) a cui le banche concedono i vari tipi di prestiti, e dei relativi limiti di usura. Sul credito revolving ad esempio (una linea di credito ricaricabile nel tempo con i rimborsi mensili) i tassi possono arrivare al 24%, senza per questo ricadere nell’usura, e i tassi medi applicati sono del 16%. Nei finanziamenti ottenuti con la cessione del quinto dello stipendio o della pensione il limite d’usura è al 18,2% fino a 15 mila euro e al 13,8% sopra i 15 mila euro di credito. La media è dell’11,4% per i primi e del 7,9% per i secondi. Certo si tratta di tassi in leggera diminuzione rispetto a due anni fa (rispettivamente 11,7% e 8,8%), ma considerando che il tasso principale della Bce sia allo 0,25%, le possibilità per una contrazione siano più ampie. Nei prestiti personali il tasso legale può arrivare al 16,3% con una media del 9,8%. I tassi soglia sono determinati da un automatismo stabilito dalla legge, a partire dai Teg (ovvero i tassi annui praticati alle singole categorie di finanziamenti) rilevati trimestralmente dalla Banca d’Italia presso gli intermediari finanziari. Il Tegm rappresenta quindi la media trimestrale dei Teg e comprende tutte le spese connesse al finanziamento, escluse le imposte. L’Abi in ogni caso avverte che il Tegm è calcolato come media semplice e non ponderata per gli importi erogati e pertanto non permette di effettuare confronti sui tassi applicati sui finanziamenti bancari in Italia con quelli in altre parti d’Europa. Né il Tegm né il tasso di usura compaiono nelle note informative, dove è invece indicato il Taeg, il costo totale del credito espresso in percentuale annua rispetto al capitale erogato. Il Taeg rappresenta lo strumento principale di trasparenza nei contratti di credito al consumo e consente di confrontare le offerte. È un indice che comprende gli interessi e tutti gli altri oneri che il consumatore deve sostenere per l’utilizzazione del finanziamento stesso. Il Taeg deve essere indicato anche nei messaggi pubblicitari. Il calcolo di Taeg e Tegm risponde a criteri differenti: alcuni costi sono inclusi nel Taeg e non nel Tegm (come le imposte) e i costi assicurativi sono trattati in maniera differente. Sono esclusi dal Taeg gli interessi di mora. In ogni caso il Taeg è il parametro corretto per valutare una proposta di prestito, in quanto è un dato preventivo calcolato sul finanziamento personalizzato in base alle richieste del cliente. Ed è inoltre è armonizzato a livello europeo. Ma il Taeg potrebbe non corrispondere esattamente ai costi in realtà sostenuti. Nel credito in conto corrente e nella carta di credito revolving, ad esempio, i costi dipendono da elementi non prevedibili, quali oscillazioni del tasso e frequenza di utilizzo e rimborso. In questi casi è utile l’esempio rappresentativo che il finanziatore è tenuto a indicare nella documentazione informativa. Nei messaggi pubblicitari e nella documentazione d’offerta è riportato anche il Tan (Tasso annuo nominale), ovvero il tasso in percentuale annua rispetto al capitale erogato, che però non comprende spese e imposte e che quindi a differenza del Taeg non esprime il costo complessivo che può essere anche molto più alto. Pertanto un prestito con Tan pari a zero potrebbe avere un Taeg ben maggiore di zero. (riproduzione riservata)

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