di Luisa Leone
Bilanciare la necessità di sostegno alle imprese in crisi con la sostenibilità di conti pubblici. È il monito arrivato ieri dalla Banca d’Italia, nel corso di un’audizione sul decreto Liquidità del responsabile del Servizio Struttura economica, Fabrizio Balassone. L’urgenza di far arrivare i prestiti alle aziende bloccate dal lockdown rischia infatti di far arrivare il credito anche a chi non lo meriterebbe, e a chi sarà comunque destinato a fallire prima che la pandemia sia superata. Per questo, con in ballo una mole di garanzie da 450 miliardi, sommando il dl Cura Italia e il dl Liquidità, il rischio di «esborsi significativi anche in presenza di percentuali di escussione fisiologiche» è concreto. Per avere un’idea delle cifre in ballo Bankitalia fa riferimento al precedente del 2012-2013, quando le insolvenze si avvicinarono al 10%. «Data la gravità della crisi e l’incertezza sui tempi e sulla rapidità della ripresa dell’attività economica, la probabilità di una futura escussione di tali garanzie sarà verosimilmente molto più elevata che in condizioni normali», ha fatto notare poi Balassone. Anche per questo sarebbe importante, se i limiti del bilancio pubblico lo permettessero, mettere in campo anche altri strumenti, come «trasferimenti diretti alle imprese da parte dello Stato (volti a coprire, in misura da definire, le perdite di fatturato e le spese operative), operazioni condotte da veicoli finanziari pubblici costituiti per facilitare la ristrutturazione dei debiti delle aziende, incentivi fiscali miranti ad agevolarne la ricapitalizzazione».

Un’altra questione da affrontare, se la crisi farà sentire ancora a lungo i suoi effetti, è quella di prevedere più tempo per mettersi in regola con le tasse arretrate, per ora sospese (fino a fine maggio) che dovrebbero essere pagate da fine giugno, anche a rate ma entro la fine dell’anno.
Altra soluzione da mettere in campo per evitare abusi dell’utilizzo delle garanzie è, secondo la Banca d’Italia, il ricorso all’autocertificazione per i danni subiti dal Covid-19, oggi non sempre prevista per le garanzie, in modo da disincentivare «comportamenti opportunistici», senza ingolfare le procedure e quindi incidere sui tempi dell’erogazione del credito alle imprese.
Richieste di correzioni al dl sono arrivate ieri anche dal sindacato die bancari, la Fabi, che con il segretario Lando Maria Sileoni, sempre in audizione alla Camera, ha sottolineato che «La macchina del decreto Liquidità è partita a rilento» e «l’intera procedura messa in piedi è troppo complessa per rispondere a esigenze di liquidità immediate». Per i finanziamenti di importo più bassi, il decreto ha eliminato una parte della documentazione ma questa variazione, vista dal lato delle banche, «impone modifiche interne e, quindi, tempo». (riproduzione riservata)

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