Al testo dei ministeri Economia e Sviluppo mancano solo le limature finali
Anche le sicaf diventano compliant Nell’ultima bozza previsto «l’impegno vincolante» in sede di ipo
di Elena Dal Maso e Andrea Pira

Può essere già pronto per la Gazzetta Ufficiale l’atteso decreto attuativo sui Pir2. Con l’ultima novità: anche le sicaf diventano Pir compliant. Allo stato attuale però il testo, atteso dal mercato già per fine febbraio, è ancora oggetto di interlocuzioni tra i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico. Dal Mef sarebbero infatti partite all’indirizzo del ministero guidato da Luigi Di Maio le ultime note sul provvedimento che amplia i Pir e prevede un investimento obbligatorio del 3,5% del capitale in pmi e il 3,5% in fondi di venture capital.
Secondo quanto risulta il decreto è comunque pronto al 99% e se modifiche ci dovranno essere si tratterà soltanto di virgole. Accantonata l’ultima versione a gradini sull’obbligo per i fondi comuni di investire gradualmente in pmi e venture capital, prevista in una bozza del decreto crescita (di cui si discuterà oggi in pre-consiglio dei ministri), si torna allo schema già anticipato nelle scorse settimane da MF-Milano Finanza che permetterebbe ai fondi Pir2 di investire in 74 piccole e e medie società dell’Aim.

Le pmi sono considerate secondo la normativa comunitaria, ovvero aziende che hanno fino a 250 dipendenti, 50 milioni di fatturato oppure il cui totale di bilancio annuo non superi i 43 milioni. Queste aziende non devono essere quotate su un mercato regolamentato, quindi l’Aim rientra nella corretta fattispecie, non devono aver ricevuto in fase di aumento di capitale o di ipo dal momento dell’entrata in vigore della legge (1 gennaio 2019) un importo superiore a 15 milioni. Rilevante, nell’ultima bozza che MF-Milano Finanza ha potuto consultare è «l’impegno vincolante» a sottoscrivere gli strumenti finanziari anche in ambito di ipo.
Altra novità è il conteggio del limite dei sette anni di attività entro cui la pmi deve ricadere per essere considerata ammissibile. Il periodo viene infatti conteggiato sulla prima vendita commerciale, «intesa come la prima cessione sistematica di uno specifico bene o servizio» ad esclusione dei test di mercato. Tale limite può inoltre essere superato nel caso sia previsto dal piano aziendale, non sia stato superato il limite di 15 milioni. (riproduzione riservata)

Fonte: logo_mf