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Resta in rosso la raccolta dell’industria italiana del risparmio gestito, appesantita soprattutto dalla debolezza del comparto fondi. La chiave di lettura è il rischio, che oggi spaventa di più, come dimostra il costante allontanamento dei risparmiatori dai fondi azionari in favore di quelli obbligazionari. Svettano le masse gestite che, grazie alla tonicità dei mercati, toccano nuovi record. È quanto emerge dalla mappa mensile di Assogestioni. In particolare a marzo la raccolta è risultata negativa per 597 milioni, in peggioramento dopo il -571 milioni registrato a febbraio.

Tutto pronto per la denuncia al fisco, da parte delle compagnie di assicurazione, dei premi incassati nel 2018 e della relativa imposta dovuta. Con provvedimento di ieri, l’Agenzia delle entrate ha approvato modello di dichiarazione, istruzioni e specifiche tecniche per l’invio. L’adempimento dovrà essere effettuato in via telematica, dalle società o tramite un intermediario abilitato, entro il 31 maggio 2019. Il quadro AB del modello riporta i righi dedicati ai premi percepiti, suddivisi in 30 diverse tipologie di polizza, ognuna gravata di una specifica aliquota di imposta (variabile dallo 0,05% al 21,25%).
Escalation nel 2018 della «gobba» previdenziale dei «camici bianchi» del nostro Paese: è nella scorsa annualità, infatti, che ha cominciato a far sentire i suoi effetti la riforma varata dall’Enpam (l’Ente previdenziale dei medici e degli odontoiatri) nel 2013, facendo aumentare il numero dei pensionati a 116.198 (+3,96%), mentre gli iscritti attivi alla Cassa raggiungono quota 366.084. E, se l’impennata riguarda tutte le gestioni, in vetta per i soggetti andati in quiescenza c’è la medicina generale (+23% di nuovi percettori di prestazioni), ma percentuali a doppia cifra si rilevano pure nella specialistica ambulatoriale e nella «Quota B» (i liberi professionisti), che crescono rispettivamente del 10 e del 12%, uscite che, viene puntualizzato, non impediscono alla gestione previdenziale di poter vantare al 31 dicembre dell’anno passato «un saldo positivo di 1,16 miliardi di euro».

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  • Da Mediobanca a Generali parte la caccia alle società del risparmio gestito
Lavori in corso nel risparmio gestito. Da inizio dell’anno, non c’è sgr di primo piano che non si stia guardando intorno. Così, da Mediobanca a Generali, nel ruolo cacciatori, passando per Kairos – l’unica formalmente in vendita – ma anche per Anima, Arca e, chissà, Azimut (nonostante le reiterate smentite), il settore è in fermento. Il grande catalizzatore si chiama Mifid2, le nuove disposizioni europee sui servizi finanziari alla clientela e, soprattutto, sui costi. Per il settore significa tagliare le spese e, quindi, guadagnare meno. Inoltre, il 2018 è stato un anno pesante, per i risparmiatori ma anche per i gestori: far soldi con i mercati in calo è quasi un miracolo.  L’operazione più avanzata è la cessione di Kairos, la ” boutique” fondata da Paolo Basilico venti anni fa, ora al 100% di Julius Baer. In pole position c’è Mediobanca, ma i rumors segnalano anche Natixis, Pictet e alcuni fondi di private equity (tra cui Apax Partners, TA Associates e Oaktree Capital Group). Non Azimut, come il patron Pietro Giuliani ha da poco precisato. Più sfumata la posizione di Anima. La sgr guidata da Marco Carreri si trova a metà del guado e un’aggregazione potrebbe essere la soluzione migliore.

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  • Alleanza famiglie-imprese per il welfare degli anziani
Più 10,3%. Tanto è cresciuta nel 2018 la spesa totale degli italiani per dare supporto ad anziani che hanno bisogno di assistenza continua. Sono 6,4 milioni le famiglie con questa necessità. La spesa totale sostenuta nel 2018 per la cura degli anziani non autosufficienti è stata di 27,9 miliardi, corrispondente a un esborso medio per famiglia di 13.306 euro. In prospettiva, il problema è doppio. Da una parte mancano forme di aiuto domiciliare qualificato. Le uniche possibilità di scelta sono la badante da una parte, la rsa dall’altra. E poi c’è la questione dei costi. Tanto che in molti nuclei uno dei componenti, di solito una donna, rinuncia al lavoro per curare un familiare anziano. A rappresentare la situazione è per il secondo anno il rapporto sul Bilancio di welfare delle famiglie italiane curato da MBS Consulting. L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di duemila nuclei. «La curva di evoluzione della spesa pubblica nel settore del long term care, cioè l’assistenza a lungo termine per la non autosufficienza è piatta: 1% del Pil. Più che di una ritirata in questo caso si tratta di una inadeguatezza permanente — constata Enea Dallaglio, ceo di Innovation team, società di ricerca di Mbs consulting —. Bisognerebbe cominciare a prendere in considerazione il modello tedesco, dove dagli anni 90 è in vigore un sistema di long term care obbligatorio ma basato sulla contribuzione privata. È un sistema ibrido, nel quale lo stato regola e controlla, le aziende e i lavoratori versano i contributi, istituti privati gestiscono i fondi ed erogano le prestazioni; e nel quale la mutualità permette di contenere i costi rendendo il servizio accessibile a tutti».

  • Nomine Bankitalia, la mediazione di Conte
Questa sera il Consiglio dei ministri dovrebbe sciogliere il nodo nomine che pende ormai da settimane su Bankitalia e l’Ivass. Il premier, Giuseppe Conte, sembrerebbe intenzionato a proporre l’assenso su tutte le scelte per il nuovo Direttorio effettuate dal Consiglio superiore. Sia quelle del 28 marzo scorso, quando ha nominato direttore generale Fabio Panetta e i due vicedirettori generali Daniele Franco e Alessandra Perrazzelli. Sia quella di Luigi Federico Signorini, rinnovato lo scorso febbraio per un secondo mandato da vicedirettore ma tutt’ora in attesa del via libera. Quali decisioni usciranno dalla riunione prevista in serata, dopo il rientro di Conte e dei due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dalla missione a Tunisi, non è tuttavia scontato. Se accolta, la mediazione finale del premier farebbe evaporare in pochi minuti l’enorme tensione istituzionale che s’è creata attorno a questo delicato dossier, regolato nella sua procedura per tenere nel massimo conto la piena indipendenza della nostra banca centrale. E la soluzione scongiurerebbe anche il rischio di mettere in stallo il funzionamento sia della Banca d’Italia, sia dell’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, il cui presidente è il Direttore generale della stessa Bankitalia. Il mandato dell’uscente, Salvatore Rossi, termina infatti il 10 maggio. Nel caso invece la mediazione di Conte non andasse a buon fine si aprirebbe formalmente un conflitto istituzionale senza precedenti.
  • Borse al record ma dai fondi continua la grande fuga
La corsa dei mercati finanziari spinge il patrimonio dei gestori, ma allontana i risparmiatori dai fondi azionari. I rialzi di Borsa non hanno fatto alcuna breccia nei portafogli dei sottoscrittori che invece di cavalcare il recupero degli indici hanno preferito riposizionarsi sui lidi più tranquilli dei fondi obbligazionari. E in questo scenario la raccolta complessiva dell’industria del risparmio a marzo si è avvicinata al pareggio, ma è rimasta negativa per 567 milioni, mentre le masse gestite sono salite a quota 2.144 miliardi con un incremento di poco inferiore all’1% sul mese precedente.

Handelsblatt

 

  • Allianz flirta con la divisione assicurativa di L&G
Secondo la stampa, Allianz è il favorito per l’acquisizione della divisione assicurativa property del gestore patrimoniale britannico Legal & General. Sono già in corso trattative esclusive.

 

  • Nuova era per gli assicurati del ramo vita: Cosa significa l’operazione Generali per il settore
    La vendita da parte di Generali di quattro milioni di polizze vita segna una svolta nel settore. Altri assicuratori potrebbero seguire l’esempio e dismettere i vecchi portafogli.