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Può essere già pronto per la Gazzetta Ufficiale l’atteso decreto attuativo sui Pir2. Con l’ultima novità: anche le sicaf diventano Pir compliant. Allo stato attuale però il testo, atteso dal mercato già per fine febbraio, è ancora oggetto di interlocuzioni tra i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico. Dal Mef sarebbero infatti partite all’indirizzo del ministero guidato da Luigi Di Maio le ultime note sul provvedimento che amplia i Pir e prevede un investimento obbligatorio del 3,5% del capitale in pmi e il 3,5% in fondi di venture capital.
Secondo quanto risulta il decreto è comunque pronto al 99% e se modifiche ci dovranno essere si tratterà soltanto di virgole.
La storia breve dei piani individuali di risparmio. Si potrebbe scrivere in quattro parole. Idea buona. Azione sbagliata. Nel 2016 si pensa che una parte delle risorse delle famiglie italiane possano essere investite nell’economia reale del Paese. Per agevolare la raccolta si defiscalizzano le plusvalenze, ma il principio chiave è il comma 106 della legge di bilancio. «Gli strumenti finanziari in cui è investito il piano devono essere detenuti per almeno cinque anni». Quindi i Pir investono in titoli che possono essere venduti dopo cinque anni. Altrimenti nessun beneficio. E cinque anni è esattamente il periodo medio di investimento, gestione ed exit in una società non quotata da parte di un fondo chiuso; un fondo di private equity, venture capital, debito, infrastrutture, ambiente ed energia. Appunto un fondo per l’economia reale.
La questione è ancora intricata ma quel che è certo è che all’appello mancano 26,6 milioni di curo che sono stati investiti in titoli di Stato italiani. Si tratta di una possibile frode ai danni di Net Insurance, la compagnia assicurativa specializzata nella cessione del quinto rilevata di recente dalla spac Archimede e fusa in quest’ultima. Il condizionale è d’obbligo perché la palla passa alle autorità competenti, Ivass in prima battuta, probabilmente anche la Procura della Repubblica. Intanto in Net Insurance, che da fine 2018 è guidata a Andrea Battista, promotore di Archimede, hanno scelto la strada della trasparenza comunicando al mercato il rinvio delle assemblee dei soci, previste per il 16 e il 17 aprile.
L’insurtech Yolo e il gruppo Be, quotato al segmento Star e partecipato dalla Tip di Giovanni Tamburi, uniscono le forze per crescere nel settore assicurativo e bancassicurativo. Be, gruppo di consulenza e information technology (ha chiuso il 2018 con un fatturato di oltre 150 milioni), affiancherà Yolo nella gestione della propria piattaforma tecnologica e nell’evoluzione digitale dell’offerta, per supportare la sua crescita. Allo stesso tempo, il gruppo Be, che tra gli altri si occupa dei sistemi informatici delle assicurazioni di Poste e del Credit Agricole, potrà debuttare nel settore dell’instant insurance grazie alle competenze di Yolo, società di intermediazione e servizi assicurativi, che opera esclusivamente in modalità digitale.

Il sistema pensionistico italiano non è afflitto solamente dall’enorme quantità di debito implicito, cioè dal peso dei trattamenti che dovranno essere pagati ai pensionati di domani, così come dall’elevato impatto sul reddito nazionale: la nostra spesa pensionistica su pil è una delle più rilevanti d’Europa ed è anche poco efficiente. Infatti, è evidente che l’attuale sistema pubblico a ripartizione non garantisce un adeguato apprezzamento dei contributi versati, diversamente dai sistemi a capitalizzazione individuale. Oggi versiamo, sostanzialmente senza alcun rendimento, contributi all’Inps che servono a pagare gli assegni di chi è in quiescenza oltre alle prestazioni assistenziali: cassa integrazione, indennità di malattia o invalidità.
Per fare un esempio, focalizziamo l’attenzione solo sulla quantità di contributi che serve a pagare le nostre pensioni. Ipotizziamo che questa componente sia pari a 10mila euro annui versati per trent’anni e sia da noi investita con un rendimento del 3%.
Per la configurabilità del reato di autoriciclaggio, il provento del reato presupposto può consistere non soltanto in un incremento del patrimonio ma anche in un risparmio di imposte dovute in quanto, comunque, il patrimonio del contribuente ne riceve un vantaggio economicamente apprezzabile.
In tal senso, i reati di falso possono assumere le «vesti» di reato presupposto solo in quei casi in cui dal falso derivi, come immediato effetto, un provento di natura patrimoniale per il contribuente/agente, idoneo, successivamente, ad essere «riciclato». Questo il principio espresso dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 14101 depositata ieri.
  • Allianz partecipa a BluE
Allianz partecipa a BluE, l’evento sulla eMobility che si svolge dal 9 al 14 aprile a Milano. Il gruppo assicurativo-finanziario vuole posizionarsi a livello internazionale come partner di riferimento per soluzioni innovative che riguardano la mobilità per le aziende e i clienti privati, con l’obiettivo di promuovere stili di vita più sostenibili. In quest’ambito, il gruppo guidato in Italia dall’amministratore delegato di Allianz Giacomo Campora sarà anche presente per il secondo anno consecutivo all’E-Prix di Formula E, il primo campionato per monoposto elettriche che farà tappa il 13 aprile a Roma nel circuito dell’Eur. Infine, Allianz è partner di Motus-E, la prima associazione italiana costituita nel 2018 e focalizzata sulla mobilità elettrica, che raggruppa diversi soggetti: dal settore automotive alle società di servizi, dai centri di ricerca alle università e alle associazioni ambientaliste e dei consumatori, coprendo l’intera catena di valore nel sistema veicoli elettrici.

 


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  • Giulia assolta. I giudici di Milano ribaltano i processi su Ligresti e Fonsai
Un’inchiesta che non si doveva fare. Appare così, a sei anni dagli arresti di Salvatore, Paolo, Jonella e Giulia Ligresti, il 17 luglio 2013, l’intero filone di processi per aggiotaggio e falso in bilancio, nato intorno alle sorti della compagnia assicurativa torinese a lungo controllata dalla famiglia, e che nel 2014 è confluita in Unipol. Un caso giudiziario conteso tra Milano e Torino fin dalle prime battute. Non solo una questione di competenza territoriale: dietro alla contrapposizione si celano mondi e visioni diversi. Dopo un’iniziale prevalenza della procura guidata da Gian Carlo Caselli, la capitale finanziaria ha riconquistato il processo pezzo per pezzo, cancellando l’intera galassia di accuse nei confronti dei Ligresti. A Torino colpevoli, a Milano innocenti. L’ultima decisione, ieri: assoluzione per Giulia, la secondogenita, dopo che la sua condanna era diventata addirittura definitiva per aver patteggiato a Torino, nel 2013, la pena a 2 anni e 8 mesi di carcere. I suoi avvocati Gianluigi Tizzoni e Davide Sangiorgio hanno bussato alla Corte d’Appello di Milano e lì hanno ottenuto revoca dell’ordine di carcerazione e revisione del patteggiamento sulla base dell’assoluzione, per gli stessi fatti, nei confronti di Paolo Ligresti il 19 ottobre. Due verdetti inconciliabili ai quali hanno messo mano i giudici di Milano, assolvendo Giulia da ogni accusa.

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  • Patteggiamento revocato: assolta Giulia Ligresti
l fatto, che sussisteva nel 2013 per arrestare Giulia Ligresti e patteggiarne 2 anni e 8 mesi, ieri non sussiste più per assolverla. Insomma sussisteva o non sussisteva questo fatto di «falso» e di «aggiotaggio»? Entrambe le cose. Che hanno convissuto per almeno 5 anni, sino a ieri. Ieri la V Corte d’Appello di Milano, competente a valutare la straordinaria richiesta difensiva di riaprire un processo in teoria ormai concluso 6 anni fa con il patteggiamento definitivo (che Giulia Ligresti aveva iniziato a scontare in carcere dal 19 ottobre 2018, dopo che il Tribunale di Sorveglianza di Torino non aveva ritenuto percorribile una messa alla prova alternativa alla detenzione, sino al 7 novembre 2018, quando i giudici milanesi l’avevano scarcerata in attesa del merito dell’istanza), ha accolto appunto la richiesta di revisione avanzata dai difensori Gian Luigi Tizzoni e Davide Sangiorgio: e, nel revocare la sentenza di patteggiamento torinese con l’accordo del pm Celestina Gravina, ha assolto la figlia di Ligresti «perché il fatto non sussiste».

  • Risparmio, il boom non è finito: in arrivo altri 250 miliardi
L’incertezza sui mercati finanziari, le sfide regolamentari connesse all’introduzione di Mifid 2 e per ultimo (ma soltanto in ordine di tempo) l’impasse che ha di fatto bloccato i Piani individuali di risparmio. Il 2019 sembra essere decisamente in salita per l’industria del risparmio gestito italiano e la pesante eredità lasciata dall’anno precedente ha continuato a influenzare i dati sulla raccolta, in uno scenario in cui i margini dei diversi attori di mercato restano sotto pressione.
Dietro alle difficoltà riaffiorate in modo evidente negli ultimi mesi si mantengono comunque intatti molti degli elementi favorevoli di fondo che hanno permesso la rincorsa del settore nel quinquennio che ha preceduto il 2018 da dimenticare: caratteristiche che lasciano pensare a una nuova inversione di tendenza nel medio termine e ipotizzare, come rivela la ricerca condotta da Prometeia e Ipsos per Wealth Insights, a una crescita in Italia dello stock di prodotti gestiti e assicurativi pari a 250 miliardi di euro nel prossimo triennio, fino a raggiungere la quota complessiva di 1.750 miliardi.
  • Assicurazioni, prima riforma per mitigare i balzi dello spread
Arriva una boccata d’ossigeno per i bilanci delle compagnie assicurative italiane. Dallo scorso anno, quando dopo l’insediamento dell’attuale governo è risalito lo spread attestandosi stabilmente sopra quota 200 punti base, il settore ha cominciato a soffrire per le ripercussioni della volatilità dei rendimenti dei titoli di Stato italiani (nei quali sono investite gran parte delle riserve) sui requisiti patrimoniali. E questo in virtù delle nuove regole di valutazione delle attività ai prezzi di mercato (fair value) imposto dalla direttiva europea Solvency II. Ieri il sistema nazionale ha portato a casa un importante riconoscimento: il Coreper (comitato del Consiglio europeo) e la commissione Econ guidata da Roberto Gualtieri hanno approvato una revisione della norma che consente di mitigare gli effetti della volatilità dello spread.
  • Giulia Ligresti assolta a Milano
La Corte d’appello di Milano ha accolto ieri l’istanza di revisione proposta tramite i suoi difensori da Giulia Ligresti e ha revocato il patteggiamento in primo grado a 2 anni 8 mesi di carcere assolvendola definitivamente.
Giulia Ligresti era imputata per aggiotaggio e falso in bilancio nell’ambito del caso Fonsai. A proporre la revisione della sentenza di patteggiamento sono stati lo scorso novembre gli avvocati Gianluigi Tizzoni e Davide Sangiorgio dopo che la stessa Corte d’Appello di Milano aveva revocato l’ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di sorveglianza di Torino in seguito al rigetto della richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali
  • Rc auto e revisione, controlli anche automatici
Di fatto, i controlli automatici sulle infrazioni stradali diventano possibili anche su chi non ha l’assicurazione obbligatoria Rc auto o circola con la revisione scaduta. Dopo anni in cui si sono susseguite norme che lo hanno stabilito ma non erano applicabili, ora un parere del servizio Polizia stradale del ministero dell’Interno pare aprire la strada a una soluzione che eluderebbe i problemi sollevati sin da novembre 2011, quando entrò in vigore la prima norma sui controlli Rc auto.
Il parere non è vincolante: non è una circolare (che vincolerebbe tutti gli organi di polizia, sui quali il ministero ha poteri di coordinamento in base all’articolo 11 del Codice della strada), ma solo la risposta a un quesito inviato dalla Polizia locale di Casale Monferrato (Alessandria). Ma tra gli addetti ai lavori se n’è già avuta notizia, per cui la prassi “suggerita” dal ministero potrebbe prendere piede.
In sostanza, il parere ministeriale conferma l’attuale impossibilità di effettuare controlli automatici veri e propri (mancano apparecchi omologati o approvati specificamente, per vari problemi, si veda «Il Sole 24 Ore» del 19 settembre 2017). Ma subito dopo si indica quella che potrebbe essere letta come una via d’uscita.

insurancejournalgrande

I risarcimenti legati alla responsabilità civile relativi al crash dell’Ethiopian Airlines e del velivolo Boeing 737 MAX 8 potrebbe costituire il più grande sinistro per la riassicurazione di aeronautica non bellica sull’annotazione, che peserà sul profitto dei riassicuratori, ha detto il broker di riassicurazione Willis Re.
Mentre il luogo dell’incidente e le scatole nere sono oggetto di indagine, il 737 MAX 8 è stato messo a terra in tutto il mondo come misura precauzionale e i regolatori stanno intensificando le azioni per migliorare la sicurezza aerea, mentre Boeing sta effettuando un aggiornamento software al sistema di controllo di volo automatizzato dell’aereo.
Le richieste di risarcimento per la perdita di vite umane e in relazione agli aerei rimasti a terra potrebbero ammontare a circa un miliardo di dollari, ha detto a Reuters James Vickers, presidente di Willis Re International, una grossa somma per il mercato della riassicurazione aeronautica che è “molto piccolo e molto, molto, molto specializzato”.

Handelsblatt

 

  • L’incidente aereo del Boeing peserà per anni sul settore riassicurativo
Lo schianto del Boeing della Ethiopian Airlines con 157 morti e il divieto di volo mondiale del 737 Max 8 si sta rivelando costoso per i riassicuratori. James Vickers di Willis Re ha spiegato nell’intervista a Reuters che il conto per la responsabilità civile potrebbe raggiungere il miliardo di dollari.
Si tratta di una somma ingente per il mercato della riassicurazione aerea, che è “molto piccolo e molto, molto, molto specializzato”. Ciò potrebbe gravare sull’industria per tre o quattro anni. La British Global Aerospace guida un consorzio di assicuratori e riassicuratori che assicurano la Boeing.
  • Le compagnie di assicurazione tedesche sono solo in parte sostenibili
In uno studio sulla sostenibilità, gli assicuratori tedeschi ottengono risultati insoddisfacenti. Tre compagnie sono avanti, ma la maggior parte di esse rivela debolezze.