“In Ania abbiamo progettato e siamo ormai in fase di costituzione di un fondo finanziato dagli assicuratori dedicato ad investimenti infrastrutturali in Italia”.

Lo ha annunciato il presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, al convegno “Le infrastrutture materiali: solido pilastro di un processo di crescita”. “Il fondo che sarà strutturato e gestito a condizioni di mercato e che riteniamo possa costituire un primo contributo del nostro settore nel suo insieme, allo sviluppo di questi investimenti e alla attesa e necessaria ripresa economica e sociale del nostro Paese”.

A livello europeo gli investimenti delle compagnie assicuratrici sono superiori a 11.000 miliardi di euro. “Sul piano nazionale, le imprese italiane hanno svolto un ruolo sempre più rilevante come collettori e gestori del risparmio; i loro investimenti sono circa 870 miliardi, pari all’incirca al 50% del Pil”, ha sottolineato Farina.

In conseguenza del prolungato scenario di bassi tassi di interesse e per meglio gestire i rischi, “le imprese assicuratrici hanno da tempo avviato un processo di diversificazione dell’asset allocation, riducendo il peso dei titoli di Stato in favore di bond societari, titoli azionari, minibond, private placement, e appunto, infrastrutture”, ha sottolineato.

“Il peso degli investimenti infrastrutturali nell’asset allocation degli assicuratori sta quindi crescendo, ma sarebbe auspicabile una maggiore vivacità anche e soprattutto per le iniziative italiane”. Non solo per l’opportunità di rendimento che le infrastrutture possono offrire, ma anche per potere mettere a disposizione del Paese in maniera costruttiva le risorse che le assicurazioni, per il loro ruolo, possono canalizzare.

Infatti l’Italia, come e più dell’Europa, ha bisogno di infrastrutture.
Se in Europa – come segnalato dalla BEI – il gap tra gli investimenti infrastrutturali necessari e quelli realizzabili può raggiungere nel corso del prossimo decennio i 500 miliardi di euro annui, in Italia la situazione è altrettanto seria: si riscontra, infatti, un ritardo molto significativo in termini di qualità ed efficacia del sistema infrastrutturale, che si traduce in un deficit di competitività.

In Italia, “la spesa per investimenti pubblici in infrastrutture è diminuita del 27% dai 47 miliardi del 2006 ai 34 miliardi del 2017. Il fenomeno non è solo italiano, ma mentre nel resto dell’eurozona la discesa si è interrotta nel 2014, da noi è invece proseguita anche negli ultimi anni e questo rende il Paese meno competitivo e più vulnerabile”, ha concluso.