Il decreto crescita prevede anche 1,2 mln di euro come emolumento ai 9 saggi
Ristori estesi ai familiari, ai coniugi e ai conviventi
di Cristina Bartelli

Rimborsi ai risparmiatori truffati in eredità. Alla procedura di ristoro per i risparmiatori «truffati» da banche sottoposte a procedura di liquidazione, sono ammessi anche i successori mortis causa, cioè gli eredi dei risparmiatori e i loro familiari.
La novità è contenuta nel decreto crescita approvato dal consiglio dei ministri il 23 aprile. La relazione di accompagnamento al decreto, dunque, elenca chi debba essere ricompreso tra i familiari: oltre il coniuge, il soggetto legato da unione civile, il convivente more uxorio o di fatto, i parenti entro il secondo grado che siano in possesso di strumenti finanziari delle banche a seguito di trasferimento per atto tra vivi.

L’ampliamento ai familiari della platea dei beneficiari della procedura di rimborso (95% per i titolari di obbligazioni, 30% per i titolari di azioni) è spiegata, sempre dalla relazione di accompagnamento della norma, come una forma di tutela. «L’inclusione dei soli familiari», si legge nel documento, «è coerente con il carattere personale dell’indennizzo, ed è volta a evitare il rischio di condotte predatorie od operazioni speculative, a danno dei risparmiatori cedenti, da parte di soggetti terzi potenziali aventi causa dai risparmiatori» (cioé i creditori). Il fondo indennizzo risparmiatori, spiega il ministero dell’economia con una pagina dedicata sul sito istituzionale, ha una dotazione iniziale di 1,5 miliardi di euro: 500 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021. Hanno accesso al Fondo i risparmiatori, persone fisiche, imprenditori individuali, anche agricoli o coltivatori diretti, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale e le microimprese che occupano meno di dieci persone e realizzano un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di euro, in possesso delle azioni e delle obbligazioni subordinate delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018. A questo elenco, il decreto crescita aggiunge gli eredi, come detto in precedenza. A gestire le istanze dei rimborsi non automatici (si veda ItaliaOggi del 25/4/19) sarà chiamato un comitato di nove saggi nominato da un decreto del ministero dell’economia. Sul punto, il decreto crescita precisa che il provvedimento attuativo di nomina dovrà individuare anche l’ammontare degli emolumenti, tetto massimo 1,2 mln di euro, che spetteranno ai nove saggi.
Questi emolumenti saranno corrisposti attingendo al fondo indennizzi. Tutta l’operazione dei rimborsi, si legge nella relazione tecnica, non ha costi a carico dello stato in quanto grava totalmente sul miliardo e mezzo del fondo.
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