Il futuro dell’Italia è tutto una questione di zeri. Mentre il Governo è alla ricerca di una politica economica che possa dare risultati convincenti nel lungo periodo e le imprese si interrogano sulle strategie da adottare nella competizione internazionale, sono i numeri che tracciano le prospettive del Paese.

Dopo una crescita dello 0,8% registrata nel 2018, le previsioni dell’ufficio studi di Euler Hermes indicano un aumento del PIL pari allo 0,2% per l’anno in corso e allo 0,4% per il 2020. Questione di zeri, quindi, che indicano un andamento vicino alla stagnazione e portano con sé un allarme nascosto sulla capacità produttiva delle imprese.

Più che mai torna utile quest’anno l’analisi realizzata da Euler Hermes sui mancati pagamenti delle imprese italiane, una fotografia dello stato di salute delle aziende italiane calcolato sulla base della frequenza (il numero) e della severità (l’ammontare medio) dei mancati pagamenti.

Ancora una volta lo scatto restituisce la più realistica delle immagini perché nel 2018 i mancati pagamenti crescono, tanto per frequenza quanto per severità, alimentati dalla stagnazione del mercato interno ma anche dal clima di fiducia negativo che si respira nelle famiglie e nelle imprese.

Da un lato l’Italia appare sempre di più con una conformazione a macchie di leopardo, dove singoli territori e regioni mantengono un loro ritmo indipendente dagli altri; dall’altro la domanda estera, soprattutto quella dei partner europei, tira il freno e contribuisce a indebolire le esportazioni, in particolare nel terzo e nel quarto trimestre dell’anno. Da qui, ad esempio, il calo dell’industria automobilistica, che dopo anni di crescita rallenta e si porta dietro il ricchissimo indotto.

Il panorama però non è solo negativo, perché il settore produttivo italiano rimane solido. Guardando i principali ratios finanziari emerge che, con rare eccezioni, la profittabilità lorda si mantiene elevata nel triennio e cresce in particolare in alcuni comparti, sia legati agli investimenti tecnologici (Meccanica, IT, Chimico-Farmaceutico) che a quelli della manifattura tradizionale (Tessile, Carta e Mobili), grazie al miglioramento di prodotto e un focus sul brand e sui servizi alla vendita. L’indebitamento delle aziende rimane un fattore delicato ma non subisce peggioramenti a testimonianza del reinvestimento degli utili in azienda e soprattutto di una buona generazione di cassa, con punte di eccellenza nell’Agroalimentare e nel Chimico-Farmaceutico.

Questa considerazione assume ancora più rilievo se si pensa che le aziende italiane hanno registrato un tasso di investimento in macchinari e tecnologia molto più elevato rispetto a Paesi evoluti come la Germania e la Francia, mantenendo di conseguenza la leadership mondiale in numerose categorie merceologiche, come gli articoli in pelle e cuoio, le macchine per uso industriale, la ceramica e il vino. Ma se la qualità rimane alta, è il contesto generale che sta cambiando, dentro e fuori dall’Italia.

Il rischio di mancati pagamenti non è infatti solo uno spauracchio italiano, ma riguarda molti Paesi, tradizionali partner del nostro. In particolare in settori come l’Energia e i Trasporti si registrano aumenti a tre cifre, che obbligano le nostre imprese a muoversi con cautela sui mercati esteri. Stesso rischio si corre sul mercato interno, segnato da forti divari territoriali.

Nel Centro-Sud ad esempio si concentra l’85% degli insoluti registrati nel 2018, con alcune regioni che hanno sofferto più di altre, come ad esempio le Marche e la Sicilia. Non rimane allora che guardare al 2019, nel corso del quale le imprese dovranno trovare la strada giusta per evitare le insidie di un mercato così instabile. Quella è la strada presidiata da Euler Hermes che, attraverso il Report L’Italia delle Imprese, la profonda conoscenza degli attori italiani e stranieri, e la vicinanza costante alle imprese, protegge i suoi clienti dai rischi del mercato indirizzandoli lì dove la crescita non è più soltanto una questione di zeri.