Il fascicolo elettronico è stato attivato in 19 regioni su 20, ma in modo diversificato
In Lombardia molti servizi. In Calabria Fse non operativo
Pagine a cura di Antonio Longo

In 19 regioni su 20 è stato attivato il Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Nel 2016 erano solo dieci quelle che avevano aderito alla gestione telematica delle informazioni sulla salute dei pazienti. Negli ultimi tre anni sono aumentate del 90% le adesioni regionali al Fse, con oltre 11 milioni di cittadini che hanno dato il consenso all’apertura di un fascicolo elettronico mentre hanno toccato quota 239 milioni i referti digitalizzati. A delineare lo scenario è lo studio presentato in occasione del convegno «La trasformazione digitale per integrare sanità e sociale», organizzato da Agid e Cnr-Icar in collaborazione con Fpa. L’unica regione a non avere ancora attivato nessun Fse è la Calabria.
Regione che vai, Fse che trovi. Le diverse realtà territoriali compongono uno scenario frammentato e diversificato. Differente tanto la tipologia di servizi offerti (vedasi tabella) quanto gli indici di attuazione e, in particolare, di utilizzo da parte di aziende sanitarie, medici e cittadini. Per quanto concerne l’indice di attuazione, ossia la «media di realizzazione dei singoli servizi previsti dal piano», la maggior parte delle regioni si attestano su percentuali superiori al 90% in termini di risultati raggiunti (monitoraggio periodico Agid, primo trimestre 2019). Al top si collocano, con la conquista del traguardo del 100% degli obiettivi, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta mentre Emilia Romagna e Lazio si attestano sul 99%. L’Umbria si ferma all’85%, il Piemonte al 60%, l’Abruzzo al 36%.

Sul fronte degli utilizzi, lo scenario appare frammentato. Per quanto riguarda il numero di operatori sanitari abilitati, si distinguono Lombardia, Toscana e Provincia di Trento con il 100%, seguono Sardegna con il 93% ed Emilia Romagna con il 60%. Le rimanenti regioni appaiono piuttosto distaccate in classifica. Per quanto concerne le aziende sanitarie che implementano il fascicolo sanitario elettronico, sono Molise e Provincia di Trento a raggiungere il top; seguono Toscana, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia. Alle spalle si piazzano Veneto e Lombardia, le restanti regioni si collocano su percentuali nettamente più basse.

Medici. I più «virtuosi» nell’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico sono quelli che operano in Lombardia, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia di Trento. Bene anche i professionisti della sanità di Emilia-Romagna e Puglia, a seguire quelli di Umbria e Veneto. Nelle retrovie si collocano le altre regioni. Dati negativi, invece, sul versante dei medici che implementano i dati contenuti nel fascicolo sanitario elettronico. Infatti, con percentuali tutt’altro che brillanti, i più virtuosi sono i sanitari di Umbria e Valle d’Aosta, a seguire quelli di Sicilia e Sardegna ma in generale su questo fronte c’è ancora molto da fare per migliorare le performance. Infine, in riferimento all’indice di utilizzo del fascicolo sanitario elettronico da parte dei cittadini, il 97% dei residenti nella Provincia di Trento ha attivato lo strumento, al secondo posto si piazza il Friuli-Venezia Giulia con il 75%, sul gradino più basso del podio troviamo la Toscana con il 62%. Seguono Lombardia con il 56% e Valle d’Aosta con il 55%. Molto più basse le percentuali che si registrano nelle altre regioni.
Come funziona. Il Fse consente di avere a disposizione i dati clinici dei pazienti in formato digitale, di tracciare e consultare la storia della vita sanitaria di un cittadino, condividendola con i professionisti sanitari. Per attivare il fascicolo, fornendo il consenso alla sua alimentazione e consultazione, bisogna consultare le modalità adottate dalle singole regioni e province autonome.
I vantaggi. Tutte le informazioni e i documenti che costituiscono il Fse sono interoperabili per permettere la consultazione e il popolamento su tutto il territorio, e non solo nella regione di residenza dell’assistito. Tale sistema consente di godere di una maggiore libertà nella scelta della cura e nella condivisione delle informazioni. L’accesso al fascicolo da parte dei professionisti sanitari, in special modo in situazioni di emergenza, consente di conoscere tutto ciò che è necessario per intervenire con prontezza. Ogni azione medica che riguarda l’assistito viene tracciata e codificata, evitando la ripetizione di indagini cliniche non necessarie.
Privacy. L’istituzione del Fse rappresenta un trattamento dei dati ulteriore, e distinto, rispetto all’insieme dei trattamenti derivanti dall’erogazione delle prestazioni sanitarie. Le modalità di accesso devono essere esplicitate dall’assistito mediante l’espressione di consensi, resi a seguito della visione dell’informativa. L’assistito può scegliere chi è autorizzato a consultare il suo fascicolo, in quali condizioni e quali dati, scegliendo anche l’oscuramento di alcune informazioni, ottenendo anche la visibilità di chi e quando ha avuto accesso al suo fascicolo.

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