Le novità appena introdotte dal governo rendono più attraente l’ipotesi di investire oggi per poter andare prima in pensione domani. Ecco, caso per caso, quando è vantaggioso pagare per includere gli anni di studio nel calcolo contributivo
di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Investire oggi per poter andare prima in pensione domani. È questo lo scambio proposto dalle forme di riscatto della laurea che sono oggi disponibili in Italia. D’altronde negli ultimi anni è emerso sempre più chiaramente come il risparmio, uno dei punti di forza degli italiani, svolgerà sempre più un ruolo-chiave in termini di welfare. Gli anni in cui lo Stato poteva curare i cittadini «dalla culla alla tomba» sono ormai lontani, per cui è importante pensare fin da ora a come garantirsi un buen retiro economicamente sereno. In ballo infatti non c’è solo quando si potrà dire addio al lavoro, ma anche con quale assegno. Il tutto poi va confrontato i costi dell’operazione.
Le strade del riscatto (degli anni di durata legale del corso di laurea e dell’eventuale periodo di dottorato, master esclusi) infatti sono diverse e ognuna può presentare vantaggi e svantaggi. Certo è che l’introduzione di una nuova via agevolata per richiedere il riscatto della laurea ha raccolto molto interesse da parte dei lavoratori, come dimostrano i numeri di domande già ricevute dall’Inps in questo primo periodo. Per il riscatto di laurea «agevolato» infatti risultano presentate 2.400 domande per la gestione privata e 530 per la gestione pubblica, in base ai dati aggiornati il 4 aprile scorso. In tutto si tratta quindi di circa 3.000 domande. Mentre nell’intero 2018, quando ancora non c’era la versione light, l’Inps aveva accolto 9.312 richieste di riscatto ordinario nella gestione privata e 457 in quella pubblica per un totale di 9.769 richieste.
Intanto per chi ancora sta alla finestra e vuole capire se gli convenga o meno riscattare gli anni di università ecco nel dettaglio quali sono le possibili strade a confronto e quali pro e contro presentano.
La formula light. La via più agevolata appare proprio quella appena introdotta per gli iscritti all’Inps con la nuova legge 26 del 2019, la stessa che ha previsto l’introduzione dell’attesa quota 100 (per l’accesso alla pensione anticipata). Ma questa opportunità, nonostante sia stato tolto il tetto all’età massima per fare domanda (nella versione originaria del decreto era 45 anni), non è aperta a tutti, perché riguarda solo chi ha frequentato l’università dopo il 1° gennaio 1996, la data in cui si è passati appunto dal calcolo retributivo a quello contributivo della pensione.

Tuttavia, secondo la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ci potrebbe essere una strada per far accedere a tale via anche chi era all’università anche del 1996. «Appare possibile che, qualora il soggetto abbia meno di 18 anni di contributi al 1995, esercitando la cosiddetta opzione per il metodo contributivo anche i periodi anteriori diventino di competenza del metodo contributivo e consentano il riscatto light anche a chi avesse studiato prima del 1996». Dal punto di vista dei costi, e qui sta il vantaggio, questa versione low cost prevede che per ogni anno di riscatto si debba pagare un importo fisso di 5.240 euro (valido per le domande presentate quest’anno, dato che l’onere viene calcolato applicando l’aliquota contributiva del lavoratori dipendenti, il 33%, al reddito minimo degli artigiani e commercianti determinato ogni anno; ma comunque le variazioni non sono rilevanti, per il 2019 pari a 15.878 euro). L’importo può essere rateizzato in un massimo di dieci anni ed è un onere deducibile fiscalmente, come nel caso ordinario.
Il riscatto agevolato è utile sia ai fini del diritto pensionistico sia in termini di contributi. Anche se la Fondazione dei Consulenti del Lavoro avverte che «collocandosi nei periodi di competenza del metodo contributivo aumenterà il montante in modo ridotto, incrementando la pensione in modo più contenuto rispetto al riscatto ordinario». La stessa Fondazione ricorda che il nuovo riscatto può essere chiesto anche da chi aveva già presentato la domanda all’Inps per la forma tradizionale. Si può infatti revocare la vecchia domanda e chiedere il nuovo riscatto agevolato. Anche chi avesse già intrapreso il pagamento in modo rateale potrà interrompere il vecchio piano, acquisire i contributi già versati e chiedere il nuovo piano agevolato per i periodi non ancora riscattati.
La via tradizionale. Dal canto suo il riscatto tradizionale ha un costo variabile da persona a persona, che dipende dalle regole che determinano la liquidazione della pensione. Per cui, se gli anni sono quelli del sistema retributivo, l’importo della somma da versare varia in rapporto a fattori quali l’età, il periodo da riscattare, il sesso e le retribuzioni percepite negli ultimi anni. Il costo dell’operazione risulta in genere piuttosto elevato ed è quindi da prendere in considerazione solo se è necessario per avere diritto alla pensione. Se invece i periodi da riscattare si collocano nel sistema contributivo, l’onere è determinato applicando alla retribuzione l’aliquota contributiva (in vigore alla data di presentazione della domanda) nella misura prevista dalla propria gestione pensionistica.
La retribuzione da considerare è quella assoggettata a contribuzione nei 12 mesi meno lontani rispetto alla data della domanda ed è rapportata al periodo oggetto di riscatto. Per esempio, per un lavoratore che voglia riscattare quattro anni di laurea e che abbia presentato domanda di riscatto nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti il 31 gennaio 2019, considerando una retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi più vicini pari a 32.170 euro, l’importo da pagare per riscattare quattro anni è pari a 42.464,4 euro. Quindi il costo è di gran lunga più alto rispetto alla versione agevolata. Tuttavia in termini di montante contributivo e di futura pensione questa soluzione permette di arricchire di più l’assegno.
Per chi ancora non lavora. Un’altra strada è quella del riscatto effettuato prima di trovare lavoro con oneri, particolarmente ridotti, che sono pagati dai genitori oppure dai soggetti presso i quali il giovane è a carico. Infatti per ogni anno il costo si determina convenzionalmente moltiplicando il livello imponibile minimo annuo in vigore nella gestione commercianti per l’aliquota contributiva stabilita per i lavoratori dipendenti (33%). Ne risulta a oggi quindi un importo di 5.240 euro l’anno, proprio come nel riscatto light. Ma a differenza di quest’ultimo, che prevede la deducibilità fiscale, in questo caso c’è la detrazione: il 19% di quanto speso si può scalare dalle tasse dei genitori che hanno il figlio a carico. Date l’esiguità del versamento e le regole di calcolo del sistema contributivo, non ci può aspettare un incremento importante della misura della pensione. Il vantaggio del meccanismo va visto più nel senso di incrementare l’anzianità contributiva.
Prova sul campo. Proprio per mettere a confronto le tre strade MF-Milano Finanza ha chiesto alla società di consulenza finanziaria indipendente Progetica di elaborare una simulazione che permetta di capire quale formula è più conveniente.
Per paragonare riscatto di laurea tradizionale, agevolato e agevolato pagato dai genitori è stato scelto il profilo di un 24enne neolaureato, che ha appena terminato perfettamente nei tempi un percorso di studi di «tre anni più due», delineando due scenari sulla retribuzione della prima occupazione: 1.000 oppure 1.500 euro netti al mese.
Quindi sono state messe sullo stesso piano le tre alternative: sono i genitori a pagare prima che inizi a lavorare, con detrazione 19%, o è il giovane neo-lavoratore che riscatta con la modalità agevolata oppure, ancora, con quella tradizionale. Le analisi sono state, inoltre, effettuate separatamente considerando un dipendente e un autonomo.
«I risultati sono interessanti, in quanto l’anticipo in tutti i casi per un riscatto di cinque anni di laurea è di due anni e nove mesi», rileva Andrea Carbone di Progetica. Ciò accade perché un giovane 25enne in caso di carriera continua ha un’alta possibilità di avere una pensione maggiore di 2,8 volte l’assegno sociale e poter così approfittare della pensione anticipata contributiva, che prevede una riduzione dell’età anagrafica di tre anni (64 anni nel 2019, poi incrementata per la speranza di vita) rispetto a quello tradizionale di vecchiaia (67). «Il riscatto pertanto ha un effetto meno che proporzionale, perché si parte già da una situazione ‘di anticipo’, con il più favorevole requisito di 64 anni di età, rispetto al quale confrontare il requisito basato sull’anzianità contributiva. Naturalmente per ogni anno di inizio lavoro successivo ai 24 anni andrebbe via via a ridurre il beneficio del riscatto di laurea fino ad annullarlo; ecco perché abbiamo scelto il 24enne», osserva Carbone.
Un elemento da tenere in considerazione è la tassazione. «La fiscalità e il livello di reddito hanno un grande impatto sul determinare l’opzione che ha il miglior costo», prosegue Carbone. Ecco allora gli impatti che emergono dall’analisi di Progetica. Il primo punto è che il riscatto agevolato batte sempre quello a carico dei genitori, per via del differente trattamento fiscale (deduzione della prima rispetto alla detrazione della seconda). Inoltre per un dipendente con un reddito di ingresso basso (1.000 euro netti) il riscatto effettuato dai genitori è perfino più caro del riscatto tradizionale (+10%); idem per un autonomo (+28%).
Per un autonomo con un reddito di ingresso basso (1.000 euro netti) anche il riscatto agevolato è più caro di quello tradizionale (+18%), mentre per un dipendente è solo leggermente meno caro (-5%). Da sottolineare poi il fatto che al crescere del reddito netto di ingresso (1.500 euro) aumenta la convenienza del riscatto agevolato, che per un dipendente riduce la spesa del 40% e per un autonomo del 26%.
Per quanto riguarda l’assegno, trattandosi di un riscatto di laurea completamente nel sistema contributivo l’effetto netto sulla pensione è sostanzialmente neutrale: l’aumento del montante contributivo è circa pari compensato dall’anticipo di quasi tre anni.
Ugualmente, essendo un sistema contributivo, se all’incremento di ricchezza dovuto al fatto di andare prima in pensione si sottrae il costo netto del riscatto, si vede come l’operazione riscatto di laurea sia sostanzialmente neutra a vita media. «In definitiva, l’ago della bilancia è la possibilità o meno di anticipare il momento della pensione, che per i lavoratori nel sistema contributivo è possibile solo per coloro che si sono laureati in corso ed hanno iniziato presto a lavorare», conclude Carbone. (riproduzione riservata)

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