Uber, con un patteggiamento lampo, ha raggiunto un accordo con i familiari di Elaine Herzberg, la quarantanovenne investita e uccisa da una vettura a guida autonoma del gruppo il 18 marzo in Arizona. La cifra concordata non è stata divulgata, anche se gli avvocati dei familiari della vittima assicurano che la soluzione è stata trovata. «La figlia e il marito della signora Herzberg non hanno ulteriori dichiarazioni da fare, la faccenda è risolta», ha annunciato Cristina Perez Hesano, avvocato dello studio Glendale, in un’email al Wall Street Journal.
Uber ha declinato ogni commento e ha deciso di non rinnovare la licenza in California per testare le auto senza pilota: «Abbiamo deciso di non ripresentare la domanda per un permesso in California, con la consapevolezza che i nostri veicoli a guida autonoma non funzionerebbero su strade pubbliche nell’immediato futuro». La società potrebbe cercare di rinnovare il permesso in un secondo momento.
Le autorità americane hanno aperto un’inchiesta e non è stato ancora deciso se il gruppo, che offre un servizio alternativo al taxi tradizionale, sia o meno colpevole. Herzberg stava attraversando la strada, spingendo la sua bicicletta in un tratto al buio e privo di strisce pedonali, quando è stata investita da una Volvo a guida autonoma di Uber. Le vettura stava viaggiando a circa 65 chilometri orari e non ha rallentato né cercato di evitare il pedone.
L’episodio ha portato Nvidia, che fornisce a Uber i processori grafici, a fermare i test sulla sua tecnologia self driving. Il gruppo ha tuttavia precisato che Uber non utilizza la sua piattaforma per la guida autonoma, ma solo i suoi chip.
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