Morti bianche in Europa, Italia seconda dopo la Francia
Dopo la Francia, nell’Unione europea, l’Italia è il paese in cui di lavoro si muore di più. In Francia i morti sono 528, in Italia 480, in Germania 420, in Spagna 310 e così via. Dalle cifre Eurostat del 2015, la situazione oggi viene confermata da cronaca e dati Inail aggiornati. Il confronto in termini di sicurezza con gli altri paesi europei tuttavia non è semplice perché non tutti usano la stessa definizioni. Pensiamo ad esempio alla definizione di incidente sul lavoro. I dati dell’Inail mostrano che nel nostro paese il totale degli incidenti denunciati nel 2017 (inclusi anche quelli non mortali) sono stati circa 635 mila. Tra questi rientrano sia i cosiddetti incidenti «in itinere», cioè quelli che si verificano sul tragitto per andare al lavoro, che sono aumentati del 2,8% (e che sono circa il 30% di tutti gli infortuni in Italia), che quelli che si verificano sul luogo di lavoro (che sono scesi, ad esempio, dello 0,7%). In Europa le agenzie di statistica sono divise tra l’includere gli incidenti in itinere tra gli incidenti sul lavoro: l’Italia è uno dei pochi paesi ad adottare questa classificazione.
Altro problema è che non tutti i paesi hanno un’economia trainata dagli stessi settori (differenza che potremmo già rilevare guardando allo spaccato delle diverse regioni italiane), ma che, in alcuni casi, si basa su settori dove è relativamente pericoloso lavorare (il turismo è totalmente diverso dal settore dell’industria pesante). Per questo Eurostat, l’agenzia di statistica, utilizza come parametro di riferimento il tasso di incidenti e di incidenti mortali «normalizzato», quello cioè in cui si considera il peso delle diverse tipologie di attività economiche, in modo da ottenere numeri il più possibile comparabili tra loro. Da ciò ne deriva che il tasso normalizzato di infortuni in Italia risulti più basso di quello di Francia, Spagna e Germania e in linea con quello dell’Unione europea (i numeri sono fermi al 2014). Anche il tasso di incidenti mortali è in linea con la media europea e inferiore a quello di Francia e Spagna, ma superiore a quello della Germania. E anche se l’Italia, in questo caso, non è in fondo alle classifiche, potrebbe fare di più, visto che in materia di incidenti e sicurezza sul lavoro circa metà dei paesi europei continua a farlo già (meglio). «La vera discriminante è la cultura del lavoro», ha più volte ribadito Esther Lynch, segretaria confederale dell’Etuc, la confederazione europea dei sindacati. «Una cultura dell’ascolto dei lavoratori rende il posto di lavoro molto più sicuro. Se si impara per esempio dagli incidenti evitati, ciò gioverà nel complesso alla sicurezza. Spesso la discriminante non è il paese, ma la cultura del lavoro del datore, la natura dell’azienda».
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