Il group ceo all’assemblea degli azionisti traccia le linee del prossimo business plan che sarà presentato il 21 novembre a Milano. Sarà una strategia molto diversa, basata sull’ulteriore ottimizzazione finanziaria, sull’espansione profittevole e su una profonda trasformazione
di Anna Messia
Il nuovo piano industriale di Generali è destinato a cambiare in profondità l’assetto del Leone. Il business plan 2019-2021 che sarà presentato a Milano il prossimo 21 novembre presso la nuova sede di Citylife conterrà «una strategia molto diversa, basata sull’ulteriore ottimizzazione finanziaria, sull’espansione profittevole e su una profonda trasformazione». Linee guida tracciate ieri l’amministratore delegato del gruppo, Philippe Donnet, durante l’assemblea degli azionisti tenutasi a Trieste. «Il 2018 è un anno fondamentale», ha aggiunto Donnet ricordando che questo è «l’ultimo esercizio dell’attuale piano strategico e dovremo lavorare sull’elaborazione del prossimo. Con i risultati del 2017 e le prospettive del 2018 Generali sta decisamente per scrivere una nuova storia di successo».
Anche il presidente Gabriele Galateri di Genola, aprendo i lavori assembleari, ha fatto cenno al nuovo piano in fase di elaborazione nel quale ci sarà «spinta all’innovazione e alla trasformazione digitale». Galateri nel suo intervento ha anche alzato l’attenzione sul quadro regolamentare che è tra i fattori esterni che preoccupano di più gli assicuratori europei per l’assetto rigido e oneroso. «Non voglio trascurare alcuni effetti positivi e necessari delle regolamentazioni in discussione o già in vigore; tuttavia l’industria assicurativa europea è compatta nel lamentare alcuni approcci eccessivamente conservativi che non vanno a beneficio né degli assicuratori nè degli assicurati», ha detto il presidente di Generali portando ad esempio il fatto che dal combinato disposto di Solvency 2 e della direttiva sui documenti informativi, entrata in vigore il primo gennaio 2018, i consumatori dovranno comprare polizze «sulla base di161 informazioni fornite tassativamente in formato cartaceo, da compilare a cura dell’assicuratore».

Per quanto riguarda i numeri raggiunti da Generali nel 2017, Donnet ha ricordato che il gruppo è in linea con tutti gli obiettivi del piano che si concluderà quest’anno e, in qualche caso, anche in anticipo. «Abbiamo dismesso asset nei mercati non core ricavando 1,1 miliardi contro la previsione di 1 miliardo», ha spiegato, «e abbiamo razionalizzato la macchina operativa. Il flusso di cassa ha già raggiunto 5,8 miliardi sui 7 miliardi totali previsti, mentre i dividendi distribuiti sono 3,7 miliardi sui 5 previsti, con il Roe al 13,7% sopra il 13% obiettivo». E anche l’obiettivo di un taglio dei costi di 200 milioni sui mercati maturi è stato raggiunto nel 2017, con due anni di anticipo rispetto al piano che aveva fissato il traguardo al 2019. Risultati apprezzati dal mercato con il titolo in borsa che, dal novembre 2016, ha registrato una crescita del 40,7% contro il +18,4% dei titoli del settore.
Proprio alla vigilia dell’assemblea il gruppo ha annunciato la cessione ad Athora Holding delle attività in Belgio valorizzate 540 milioni a fronte di un contributo ai ricavi 2017 pari a 22 milioni. Per Equita sim (che ha un giudizio hold con un prezzo obiettivo a 17 euro) l’operazione è «positiva perché libera capitale per la crescita della società e conferma «il focus sulle attività strategiche del gruppo». Gli analisti stimano che il deal «porterà a registrare una plusvalenza da 150 milioni e avrà un effetto positivo sul Solvency II di circa 2,6 punti».

Ieri all’assemblea era presente il 52,8% del capitale, coi fondi esteri che hanno depositato complessivamente azioni pari al 22,91% del capitale del Leone, l’1,46% in meno rispetto dell’assemblea dell’aprile 2017, ma del resto in ballo non c’erano rinnovi di organi sociali che in genere li attraggono di più. Mentre i soci italiani hanno raggiunto poco meno del 23%. La partecipazione di Mediobanca in Generali , in particolare, si è attestata al 12,95% rispetto al 13,03% che risultava dall’ultimo aggiornamento, il gruppo Caltagirone è al 4%, il gruppo Del Vecchio tramite Delfin al 3,15% e il gruppo Benetton tramite Edizione Srl al 3,04% (con l’obiettivo, pare, di arrivare al 5%). Una new entry, quest’ultima, come l’ha definita lo stesso Galateri, precisando che il gruppo ha partecipato all’assemblea di ieri con una quota del 2,99% del capitale, in quanto gli ultimi acquisti di titoli sono stati effettuati dopo la record date del 6 aprile scorso per il deposito delle azioni.

Commentando da Milano, i risultati e il dividendo distribuito di 0,85 euro, in aumento del 6%, il patron di Luxottica , Del Vecchio ha detto di non essere «mai stato così contento» di Generali aggiungendo che nuove operazioni tipo quella di Intesa Sanpaolo (a gennaio 2017 si era ipotizzato un takeover) farebbero salire ancora il titolo e sarebbero benvenute, anche se venissero dall’estero.

Anche l’amministratore delegato di DeA Capital , Lorenzo Pellicioli, ha dichiarato che l’italianità non è un tema che lo appassiona, aggiungendo che la partecipazione in Generali dell’1,7% è di carattere finanziario e non strategica e non c’è nessuna intenzione di aumentarla.

Diversa la posizione di Francesco Gaetano Caltagirone , vicepresidente e azionista di Generali , salito di recente dal 3% al 4%, che ha dichiarato di tenere molto all’italianità di Generali , aggiungendo però di non avere programmi riguardo alle intenzioni sull’aumentare ulteriormente la propria partecipazione nel Leone. (riproduzione riservata)
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