di Roberto Miliacca
Più risorse pubbliche e private da immettere nell’economia reale, chiamando in causa, come investitori privilegiati, Cassa Depositi e Prestiti ma anche le 20 casse di previdenza che gestiscono le risorse di 1,5 milioni di professionisti. Avendo come priorità innanzitutto le pmi, ma anche il territorio e le reti. Nel corso del confronto organizzato ieri a Roma dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Dottori Commercialisti (Cnpadc) su «Casse e imprese: un futuro virtuoso» sono emersi alcuni dei punti di contatto tra le visioni economiche dei due partiti vincitori delle elezioni, M5S e Lega, rappresentati rispettivamente dai deputati Stefano Buffagni e Massimo Garavaglia. Il primo, dottore commercialista milanese, non ha dubbi: «L’interesse del Paese è primario e dobbiamo orientare le nostre scelte per tutelare il sistema-Italia. Per questo dobbiamo valorizzare le realtà sul territorio e indirizzare risorse pubbliche e private in modo adeguato ed efficace, facendo valutazioni tecniche ad hoc per capire dove vogliamo andare in materia di investimenti. Perché il private equity è importante, ma c’è prima di tutto da operare un cambiamento culturale». A cominciare da un uso migliore della Cdp per il sostegno all’economia, a un’attenzione maggiore alla proprietà delle reti infrastrutturali e ad avere un management nelle società partecipate all’altezza delle sfide tecnologiche che i tempi impongono. Anche il leghista Garavaglia ha una visione «nazionalista» dell’economia: le aziende italiane e i territori vanno sostenuti, cominciando dal Sud. «Il Mezzogiorno è una miniera», ha detto il parlamentare. «Come far ripartire l’Italia e soprattutto il Meridione? È importante fare più investimenti pubblici, in particolare territoriali, per aiutare le nostre piccole e medie imprese». Garavaglia concorda sull’attenzione al tema delle reti infrastrutturali, «ma non solo quelle per la banda larga ma anche quelle idriche, che specie al Sud hanno bisogno di forti investimenti».
Le casse si dicono pronte a fare la loro parte, hanno fatto capire sia Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, sia il presidente di Cnpadc Walter Anedda. «L’investimento nell’economia reale rappresenta una peculiarità dell’asset allocation strategica delle casse di previdenza e dei fondi di previdenza complementare», ha detto Anedda. La cassa dei dottori commercialisti, per esempio, che ha appena approvato un bilancio in attivo, si è impegnata a investire nell’economia 300 milioni nel prossimo triennio. «La nostra asset allocation» ha detto Anedda, «prevede ancora uno sviluppo di questa tipologia di investimento, evitando o permettendo di limitare i rischi. I fondi di private equity rappresentano un volàno di crescita per lavoro e Paese. Da quando abbiamo iniziato a sviluppare questa tipologia abbiamo registrato addirittura che il rapporto rischio/rendimento è migliorato». In particolare, nel 2017 Cnpadc ha puntato su un’ottantina di aziende italiane investendo 80 milioni in equity. «Sull’estero l’investimento attraverso i fondi è superiore, intorno ai 370 milioni. Nel comparto del private equity abbiamo già un 8% investito. Il che non è poco», ha spiegato Anedda. (riproduzione riservata)
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