Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio del PoliMi, spiega i diversi ambiti di applicazione

La catena di blocchi può trainare anche il made in Italy
Pagina a cura di Roxy Tomasicchio
Blockchain e bitcoin. Nell’immaginario collettivo l’associazione è scontata e sembra quasi l’unica possibile. Niente di più lontano dalla realtà: è vero, i protocolli blockchain sono dietro la nascita del bitcoin e di tutte le altre criptovalute (sono 894 quelle attive al 16 aprile 2018, per un valore di circa 327 miliardi di dollari, ossia oltre 264 miliardi di euro). Ma non è solo questa l’applicazione possibile: anche bevendo un calice di vino o una tazzina di caffè, la cosiddetta catena di blocchi ci viene in soccorso e ci aiuta a conoscere il prodotto che abbiamo in mano e a capire che viaggio ha fatto, dal campo o vigneto di origine allo scaffale.
La blockchain non è solo qualcosa di virtuale, anzi può supportare quanto di più reale conosciamo: la produzione made in Italy. «Basti pensare al problema delle frodi, la blockchain potrebbe aiutare a certificare la provenienza dei prodotti italiani in maniera affidabile e verificabile da parte dei consumatori»: a spiegare a ItaliaOggi Sette le diverse e molteplici applicazioni dei protocolli è Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, in occasione di un convegno sul tema svoltosi nei giorni scorsi, a Milano.
Dalla ricerca presentata all’incontro è emerso che dalle banche alle assicurazioni, dalle aziende manifatturiere ai media, la tecnologia della catena di blocchi si sta espandendo in molto altri ambiti. Sono 331 i progetti, avviati o in via di definizione, a livello internazionale da gennaio 2016 a oggi. Le sperimentazioni avviate o in fase di Proof of concept nel 2017 sono cresciute del 73%, mentre gli annunci concreti sono stati addirittura il 273% in più.
Domanda. Quasi sei progetti su dieci (il 59%) nascono in ambito finanziario, ma a questo si affiancano altri ambiti, dalla pubblica amministrazione alle telecomunicazioni, passando per agrifood trasporto aereo. In Italia quali esempi ci sono?
Risposta. I settori più attivi in Italia sono quelli della finanza, delle assicurazioni, o delle utility, della tracciabilità di filiera. I casi più rilevanti tra quelli che abbiamo censito sono quelli di finance (Intesa Sanpaolo, Banca Mediolanum, Unicredit partecipano al consorzio R3 e ciascuna sta testando delle soluzioni anche nel mercato italiano); insurance (Generali e Unipol); utility (Enel e Eni); tracciabilità di filiera (torrefazione e aziende vinicole).
D. La catena di blocchi è ancora qualcosa di poco noto, soprattutto in Italia. Ma per esempio quali vantaggi potrebbe trarre e chi da un investimento in un progetto di blockchain?
R. I vantaggi maggiori sono ottenibili da quelle aziende che operano in settori con processi complessi e che hanno necessità di interagire con una moltitudine di attori di diverso tipo. Per esempio nel settore finanziario le banche stanno lavorando molto per semplificare i processi di compensazione e liquidazione delle transazioni che avvengono quotidianamente a livello interbancario. Utilizzando sistemi blockchain e distributed ledger è possibile ridurre la complessità e velocizzare i tempi permettendo di ridurre i costi. Altri benefici possono derivare dall’elevato grado di trasparenza ottenibile attraverso questi sistemi. In settori come quello della logistica, in cui le merci passano da diversi attori, può essere difficile tracciare il percorso delle merci. La blockchain permette una maggiore tracciabilità consentendo di avere una visione chiara di ogni passaggio che viene registrato in maniera sicura e immutabile. Allo stesso modo la tracciabilità può rappresentare un valore aggiunto per i beni di cui è necessario stabilire in maniera certa la provenienza. Basti pensare al problema delle frodi nel made in Italy, la blockchain potrebbe aiutare certificare la provenienza dei prodotti italiani in maniera affidabile e verificabile da parte dei consumatori. Altri benefici sono ottenibili dall’utilizzo di piattaforme che permettano l’implementazione degli smart contract. In questo modo è possibile automatizzare numerosi processi senza che ci sia il bisogno di un ente centrale che assicuri l’esecuzione dei contratti. Questo potrebbe portare benefici in molti settori, basti pensare all’ambito assicurativo in cui si potrebbe avere una liquidazione automatizzata delle polizze al verificarsi di determinati eventi.
D. Capitolo criptovalute: sono da temere? Quali i pro e i contro?
R. Le criptovalute sono salite alla ribalta soprattutto per la crescita vertiginosa del loro valore avvenuta a fine 2017. Sicuramente si sono sviluppati dei meccanismi di bolla e abbiamo visto come il valore sia crollato negli ultimi mesi. Le caratteristiche più interessanti delle criptovalute non sono però legate al loro valore di scambio o alla speculazione. Le criptovalute presentano caratteristiche innovative che possono portare notevoli benefici ai sistemi di pagamento. Oltre a disintermediare i sistemi tradizionali, le criptovalute hanno alcune caratteristiche molto innovative, dei veri e propri «super poteri» che le rendono monete potenzialmente più evolute dei sistemi di pagamento tradizionali a cui siamo abituati. Programmabilità della moneta (per scopo, tempo o accesso), possibilità di effettuare transazioni attingendo da più fonti di liquidità e inviare il pagamento a diversi destinatari, tracciabilità e verificabilità di tutte le transazioni da parte di tutti i partecipanti della rete sono solo alcune delle innovazioni introdotte dalle criptovalute. Tuttavia, le criptovalute hanno mostrato alcuni punti di debolezza che non le rendono ancora in grado di sostituire le monete tradizionali: elevata volatilità (è troppo rischioso usarle come mezzo di pagamento per l’economia reale); difficoltà di acquisizione (per acquistare criptovalute è necessario interfacciarsi direttamente con exchange online, processo complesso per l’utente medio); non normate (le criptovalute non sono riconosciute in modo omogeneo dalle varie giurisdizioni); limitata politica monetaria.
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