Il voto del gruppo bolognese sarà decisivo per l’esito dell’assise di sabato 14. I pronostici danno ancora in bilico la lista del cda in cui non è entrato alcun rappresentante di via Stalingrado
di Luca Gualtieri
I numeri ancora non ci sono. Mancano solo pochi giorni all’assemblea che sabato 14 rinnoverà il consiglio di amministrazione di Bper Banca , ma l’esito dell’appuntamento resta incerto. Non solo l’istituto, assistito da Morrow Sodali come advisor della banca per la corporate governance, non è ancora in grado di prevedere le mosse dei fondi di investimento, ma probabilmente non conoscerà fino a sabato la scelta di Unipol . Il gruppo finanziario bolognese è primo azionista con una quota vicina al 10%, ma ha deciso di non entrare nel nuovo board limitandosi a chiedere un segnale di discontinuità. La richiesta si è tradotta nell’esclusione dalla lista dell’attuale presidente Luigi Odorici (ex amministratore delegato della banca) e del suo vice Ettore Caselli. Per la verità Unipol avrebbe gradito un’azione ancora più incisiva, che limitasse il peso dei localismi (identificati soprattutto nel mondo delle fondazioni) per proiettare la banca in una dimensione nazionale. E sebbene le figure dell’amministratore delegato Alessandro Vandelli e del presidente in pectore Pietro Ferrari non siano state messe in discussione, per Unipol la governance sarebbe ancora migliorabile.

In questa partita a scacchi, giocata finora senza strappi e sbavature, l’assemblea di sabato giocherà un ruolo fondamentale. Perché se è vero che la dialettica tra la banca e il suo primo azionista si è svolta finora in un clima collaborativo, Unipol è stata molto accorta nel non lasciar filtrare intenzioni di voto. Strategia che lascerà i vertici di Bper con il fiato sospeso fino all’ultimo. Oggi infatti la lista del cda può contare solo sul pacchetto di voti delle fondazioni (Banco di Sardegna , Carpi, Modena e Vignola), sul nocciolino degli imprenditori locali e sui dipendenti-soci. Blocco che difficilmente supererà il 15% del capitale. Per il resto l’azionariato è quello di una public company con una forte presenza dei fondi. Proprio su questi soggetti ha lavorato Morrow Sodali, che solo nei prossimi giorni potrà disporre di una quadro completo. In casi del genere l’obiettivo è far convergere almeno una parte delle preferenze degli istituzionali sulla lista del cda, ma non è detto che questa volta la strategia funzioni. Anche perché, trattandosi di un rinnovo integrale del board, i tre posti messi in palio per le minoranze fanno gola. Ecco perchè il voto di Unipol sarà più decisivo che mai per l’esito dell’assemblea.

Malgrado la posizione defilata assunta in questi mesi, è abbastanza improbabile che il gruppo guidato da Carlo Cimbri neghi il proprio appoggio alla lista del cda. Semmai il sostegno certificherà una volta di più la centralità di Unipol nella governance e nelle scelte strategiche di Bper . Una centralità che impregnerà di sé il nuovo corso della banca, smussandone i caratteri più localistici e proiettandola con forza in una dimensione nazionale. (riproduzione riservata)
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