Passionali anche negli investimenti. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Ubi Pramerica People Lab, gli italiani si farebbero condizionare nelle scelte di risparmio e investimento da eventi d’attualità  che – pur avendo un impatto mediatico – non condizionano i trend di lungo periodo dei mercati.

La rilevazione, si legge in una nota, mostra come siano soprattutto gli eventi nazionali a preoccupare gli italiani. I principali freni alla propensione a investire sono corruzione (81%) ed entità del debito pubblico (77%), seguiti da stabilità dei Governi (68%), emergenza dei migranti (67%) e disoccupazione (67%). Sul palcoscenico internazionale, invece, il terrorismo (72%) e la nascita di regimi autoritari/poco democratici anche in Paesi vicini all’Italia (70%) creano più inquietudine rispetto a eventi politici rappresentati dai media come altamente destabilizzanti, come la presidenza Trump (56%) o la possibile uscita di alcuni Paesi dalla Ue (45%). Questi dati, dice ancora la ricerca, dimostrano come gli investitori si lascino influenzare da eventi che hanno un impatto sulla sfera emotiva ma che possono determinare al massimo qualche movimento di breve periodo, senza tuttavia condizionare i trend di lungo periodo dei mercati.

In tema di educazione finanziaria, l’indagine mostra inoltre come il 64% del campione conosca il significato di almeno uno dei seguenti termini: bail-in, quantitative easing, core tier 1 e gestione attiva. Scendendo nel dettaglio, tuttavia, il significato preciso di bail-in e QE, è noto rispettivamente solo al 34% e al 31% degli interpellati. Al contempo, termini più vicini al quotidiano sembrano essere assimilabili più rapidamente. Il caso dei Pir: nonostante se ne parli da pochi mesi, il 26% del campione ha dichiarato di conoscerlo; un intervistato su quattro ha dichiarato interessato a sottoscriverlo e uno su due è disposto a prenderlo in considerazione.