di Andrea Mascolini

Colpo di mano dell’ultimo secondo sui poteri affidati all’Autorità nazionale anticorruzione: è stato cancellato il potere sanzionatorio sugli atti illegittimi delle stazioni appaltanti. È questa una delle modifiche apportate al testo del decreto correttivo del codice dei contratti pubblici (che sarà pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale) che, di fatto, sembra ridimensionare i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione. In questi casi l’Anac invitava mediante atto di raccomandazione la stazione appaltante ad agire in autotutela e a rimuovere altresì gli eventuali effetti degli atti illegittimi, entro un termine non superiore a 60 giorni. In caso di mancato adeguamento della stazione appaltante alla raccomandazione vincolante dell’Autorità la stazione appaltante sarebbe stata punita con la sanzione amministrativa pecuniaria (che incideva anche sul sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti) variabile da 250 a 25 mila euro posta a carico del dirigente responsabile. Si tratta di un intervento che pare porsi anche in contrasto con un criterio di delega contenuto nella legge 11/2016 che diede luogo al decreto 50, dal momento che si chiedeva al governo (lettera t dell’articolo 1) «l’attribuzione all’Anac di più ampie funzioni di promozione dell’efficienza ( ) comprendenti anche poteri di controllo, raccomandazione, intervento cautelare, di deterrenza e sanzionatorio ( )». La modifica, a quanto risulta, avrebbe già irritato non poco i relatori della legge delega e dei decreti delegati delle commissioni parlamentari e su di essa anche le opposizioni si sono fatte sentire. A questa modifica si aggiunge anche quella, certamente di minore impatto, che riguarda la disciplina per la qualificazione delle imprese di costruzioni che in base al codice del 2016 era affidata a linee guida dell’Anac e che invece, in base al decreto correttivo, saranno emesse direttamente dal ministero delle infrastrutture, su proposta dell’Autorità presieduta da Raffaele Cantone. «Verifichiamo. Vediamo se in effetti la norma produce quelle conseguenze e sulla base di questo credo che si debba fare una riflessione», ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando a proposito della norma sull’Anac, mentre il premier Paolo Gentiloni ha dato, telefonicamente dagli Usa dove si trova, ampie rassicurazioni a Raffaele Cantone, presidente Anac, che non c’è «alcuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell’Autorità». Cantone ha «preso atto positivamente» dell’impegno politico assunto da Gentiloni.

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