di Carlo Giuro
A dieci anni dall’avvio della riforma della previdenza complementare italiana con l’avvio del meccanismo del silenzio assenso per l’iscrizione ai fondi pensione, il settore torna essere oggetto di forte attenzione politica rappresentando uno dei punti chiave del tavolo di concertazione 4.0 avviato da governo e sindacati. MF-Milano Finanza ha incontrato Nadia Vavassori, a capo della business unit SecondaPensione di Amundi Sgr che fa parte del gruppo francese Amundi. Colosso del risparmio gestito che, come noto, è in procinto di integrarsi con Pioneer rilevata a fine 2016 da Unicredit . In attesa di capire quali saranno le ricadute sulle attività di gestione dei fondi pensione in Italia, dato che anche Pioneer è operativa su tale mercato, Vavassori traccia un bilancio di questi dieci anni.
Domanda. A suo modo di vedere il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Risposta. Direi che il bicchiere è mezzo pieno. L’attuale assetto della previdenza complementare, se pur caratterizzato da una crescita lenta, è stato scelto da un terzo dei lavoratori italiani. Nonostante uno scenario economico finanziario globale di grandi turbolenze, la necessità di realizzare, individualmente o con l’aiuto del datore di lavoro, una pensione di scorta è stata raccolta e sostenuta da una crescente consapevolezza del bisogno. Nel 2016, la crescita dell’adesioni alla previdenza complementare è stata pari a +7,7% rispetto al 2015 (dati Covip) con una preferenza dei lavoratori per le forma di previdenza offerte dagli intermediari finanziari e quindi svincolate dagli accordi tra le parti sociali. Il tema della previdenza ha bisogno di tempo sia per essere compreso appieno, sia per accettare che ci siano delle differenze rispetto al passato. Il trattamento pensionistico che ci attende non sarà più quello di cui oggi beneficiano i nostri nonni o genitori. Accettare che il futuro sarà diverso e che per affrontarlo bisogna agire in prima persona è uno sforzo che ciascuno di noi deve fare.
D. Quali sono le principali criticità?
R. Le principali criticità, a mio modo di vedere, si possono riassumere in due aspetti. Il primo è legato alla poca informazione che lo stato fornisce sulla previdenza di base. L’invio delle cosiddette buste arancioni doveva rappresentare un primo investimento informativo ispirato a una maggiore trasparenza e consapevolezza sulla situazione previdenziale individuale. Purtroppo non tutti sono stati raggiunti da questa informazione e, fra i beneficiari, non tutti sono stati efficacemente edotti. Il secondo riguarda l’individuazione di chi materialmente intende e può contribuire alla costruzione di una pensione complementare a quella di base e i beneficiari di tale decisione.
D. In che senso?
R. Fino ad oggi si è sempre concentrata l’attenzione sul singolo ma la realtà è cambiata. L’individuo consapevole del bisogno previdenziale oggi se ne fa carico per tutta la famiglia. Questo è il nuovo bisogno che dovrebbe essere ascoltato e incentivato, per esempio consentendo il moltiplicarsi del plafond fiscale annuale di deducibilità in funzione del numero dei componenti il nucleo familiare fiscalmente a carico per i quali viene attivata la previdenza complementare (i contributi versati sono deducibili dal reddito dichiarato fino a 5.164,57 euro: riducono, quindi, il reddito imponibile e danno origine ad un risparmio sotto forma di minori imposte Irpef. Entro questo limite rientrano tutti i contributi sia personali sia a carico del datore di lavoro ed è possibile dedurre anche i versamenti effettuati a favore di un proprio familiare fiscalmente a carico, ndr)
D. Quali ulteriori misure normative potrebbero servire alla previdenza complementare?
R. La previdenza complementare viene rilanciata periodicamente. Quest’anno è stata inserita nel progetto di welfare e di decontribuzione. Ogni iniziativa volta ad incentivare la costruzione di un capitale per il proprio futuro è ben accetta ma forse, a 20 anni dalla sua istituzione, la previdenza complementare ha bisogno di un set normativo e fiscale consolidato, che consenta a tutti coloro che ancora non si sono attivati di poter attingere in modo semplice a tutte le informazioni fiscali, previdenziali, giuridiche, disponibili oggi per compiere una scelta informata e consapevole. (riproduzione riservata)
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