Con una clientela sempre più sensibile alla disponibilità di prodotti flessibili e personalizzati, oltre che convenienti, i player del settore devono investire molto nell’hi-tech Anche per proporre servizi nuovi per l’Italia, come la protezione della casa da furti e calamità

di Anna Messia

Scuotere antichi e consolidati principi. È con questo spirito che gli assicuratori oggi approcciano il business. Non vogliono più essere contattati dai clienti soltanto in caso di sinistro, una, due o tre volte l’anno quando la fortuna rema contro. Vogliono essere invece assicuratori di ogni giorno, capaci di offrire servizi ai propri clienti in tempo reale, sfruttando le nuove tecnologie, riducendo anche i rischi (quindi pagando meno sinistri) e aumentando la soddisfazione degli assicurati (e con quella il giro d’affari). Le possibilità non mancano: dalle scatole nere sulle auto alla domotica per l’abitazione, con le assicurazioni che, per esempio, possono offrire un pronto intervento in caso di una perdita d’acqua, passando per sistemi di controllo dello stato di salute che aiutano il cliente a migliorare lo stile di vita. La trasformazione è iniziata, come emerso tra i leader delle compagnie italiane, riuniti per l’edizione 2017 degli Insurance & Previdenza Awards di MF-Milano Finanza, tenutasi il 20 aprile alle Officine del Volo a Milano.
Il cambiamento di approccio servirà a difendere la redditività e reagire all’incertezza, che non manca neppure in campo assicurativo: dal quadro politico europeo in trasformazione, tra Brexit e imminenti elezioni politiche, cui si aggiungono tassi d’interesse che si mantengono bassi, mettendo a rischio la redditività del comparto Vita. Proprio mentre la ripresa dei sinistri Rc Auto riduce la redditività del business Danni.

Nel 2016 la raccolta complessiva dei premi assicurativi ha subito una frenata dopo anni di interrotta crescita, fermandosi a quota 134 miliardi. Il che corrisponde a un calo dell’8,8% rispetto al 2015. Il fenomeno è dovuto sia alla contrazione dei premi Vita (-11%) sia di quelli della Rc Auto (-5,6%). Riduzione che in alcuni casi è stata guidata dalle stesse compagnie. Nel ramo Vita in particolare, dove è in atto la migrazione dalle polizze tradizionali (troppo onerose in termini di impegni di capitale) alle unit linked (che trasferiscono il rischio al cliente e richiedono l’impegno di un minor ammontare di mezzi propri). Passando spesso per polizze miste, in cui coesistono fondi e gestioni separate. I risultati operativi, per ora, restano in crescita e anche la raccolta del primo trimestre sembra inviare buoni segnali, come riferito dai manager presenti alla charity dinner a favore del centro cardiologico Monzino, rappresentato nell’occasione dal Direttore Scientifico Elena Tremoli e dal Direttore Sviluppo Cesare Fiorentini. È il caso di Generali Italia, che ha appena lanciato Genera Equilibrio, un prodotto Vita a volatilità controllata, che in due mesi dal debutto ha raccolto 260 milioni, come ha dichiarato il country manager e amministratore delegato di Generali Italia, Marco Sesana.

E non è l’unica. «In questi mesi stiamo continuando a crescere e i clienti si fidano di noi», ha aggiunto il responsabile Insurance Office di Poste Vita, Roberto Manzato, ricordando che nel 2016 la compagnia del gruppo Poste Italiane ha raccolto 20 miliardi, raggiungendo i 100 miliardi di riserve. Mentre Fabio Carniol, amministratore delegato di Chiara Assicurazioni e di Helvetia Vita, che distribuisce i suoi prodotti sia tramite agenti che banche, ha parlato «di effervescenza nel ramo unit linked» e di dati che continuano a essere positivi. E pure Marco Casu, direttore generale di Arca Vita, società del gruppo Unipol , ha annunciato che i risultati della compagnia si confermano positivi dopo lo sviluppo importante già messo a segno nel 2016.

Ma per tenere alta la redditività e la crescita serve appunto cambiare pelle. L’evoluzione passa inevitabilmente per l’innovazione tecnologica e anche qui il cammino è iniziato. Gli investimenti in hi-tech da parte delle assicurazioni sono più che raddoppiati dal 2014 a oggi, passando da 870 milioni di euro del 2014 a 1,7 miliardi nel 2016. Le compagnie tradizionali sono sempre più consapevoli dell’importanza di investire in nuove tecnologie. Anche perché il rischio di restare troppo legati a un approccio tradizionale è altissimo: analisi recenti parlano di una possibile perdita del risultato operativo del 30-40% entro il 2020 o addirittura di estinzione per le realtà più deboli. «Siamo in presenza di un settore in grande trasformazione: il 14% delle compagnie assicurative nel mondo ha già creato incubatori dedicati alle startup e quasi il 20% ha dei fondi di venture capital con cui finanziarle», ha dichiarato Daniele Presutti, senior managing director, Insurance Lead for Europe, Africa and Latin America di Accenture. Anche nel mercato italiano, seppure rappresenti solo il 2% degli investimenti globali in «insurtech», rispetto agli 80% degli Usa, gli esempi dirompenti non mancano e tutte le compagnie hanno imboccato la strada dell’innovazione.

A prendere con decisione la strada della digitalizzazione è stata per esempio Allianz Italia, con l’amministratore delegato, Klaus Peter Roehler, che ha parlato di tre trend in atto. I clienti continuano ad avere l’agente come punto di riferimento, ma sempre più spesso vogliono «ricevere offerte su misura, essere sempre connessi, vedersi proporre prodotti accessibili ed esteticamente attraenti», ovvero facili da utilizzare. Solo i player capaci di anticipare questi trend, ha aggiunto Roehler, «potranno sopravvivere in un mercato destinando sempre più a polarizzarsi tra chi vince e chi perde», affermando di considerare l’Italia un mercato impegnativo e interessante. Unipol , poi, è leader europeo per le scatole nere abbinate alle polizze auto, e i dati continuano ad aumentare. A fine febbraio le scatolette installate dalla compagnia di Bologna erano circa 3,1 milioni, in crescita del 19% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Anche per Massimo Grandis, amministratore delegato di Mediolanum Assicurazioni, c’è bisogno di rendere più semplice e sintetica la comunicazione con il cliente. «Le compagnie hanno un cammino da fare verso la semplificazione», ha detto Grandis, osservando che gli italiani spesso hanno la liquidità sufficiente per assicurarsi ma non lo fanno perché non capiscono bene caratteristiche e vantaggi dei prodotti. E in verità le esigenze delle assicurazioni, in una società che cambia, continuano a crescere, ha osservato Alessandro Scarfò, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Assicura e responsabile commerciale di Intesa Sanpaolo Vita: «Dalla previdenza alla sanità, ma anche ai figli». Passando ovviamente per la casa visto che il paradosso del Paese è evidente: gli italiani hanno più del 50% del patrimonio in proprietà immobiliari, ma solo il 25% dei cittadini protegge la propria casa con una polizza, nonostante l’80% del territorio italiano sia a rischio di calamità naturali. La sfida della semplificazione è aperta. (riproduzione riservata)

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