di Luciano Mondellini
Marchionne è il re degli stipendi di Piazza e la galassia Agnelli-Elkann viaggia col vento in poppa a Piazza Affari con Exor , Fca , Ferrari e Juventus ai massimi storici o a poca distazna da questi. E questa settimana Exor affronterà uno dei momenti più importanti dell’anno. La holding di casa Agnelli, infatti, non solo presenterà mercoledì 5 aprile i conti dell’esercizio 2016, ma renderà nota la lettera che il presidente John Elkann invierà agli azionisti. Una missiva che tradizionalmente non rappresenta soltanto un sunto di quanto ottenuto dalla holding nell’anno passato ma che in molte occasioni si è rivelata una dichiarazione di intenti strategici. Alcuni anni orsono, per esempio, Elkann citò quale bisogno primario della holding quello di arrivare a una semplificazione e a una internazionalizzazione del portafoglio e di lì a qualche tempo arrivarono operazioni cruciali per l’odierno bouquet di investimenti, come la cessione di società non strategiche (Sgs, la società di certificazione svizzera e l’acquisto del colosso della riassicurazione PartnerRe.
Quel che più conta, però, è che Exor arriva a questo appuntamento sui massimi storici a 48,5 euro. Una performance legata ai buoni risultati della delistata PartnerRe che nel 2016 ha registrato un utile netto pari a 387 milioni di dollari (in forte rialzo rispetto a 48 milioni) e agli ottimi andamenti sui listini delle principali partecipate quotate: Cnh Industrial , Juventus , Ferrari e Fiat Chrysler .

Fiat Chrysler . La controllata per antonomasia della holding ha chiuso la settimana a 10,25 euro dopo avere toccato i massimi degli ultimi anni il 15 febbraio a 10,82 euro. A spingere i corsi della casa italo-statunitense negli ultimi mesi sono stati i buoni conti 2016 (con l’utile netto a 1,8 miliardi) e in particolare l’impegno del ceo Sergio Marchionne per la riduzione del debito che è visto come il principale ostacolo alla crescita della società (l’indebitamento netto industriale è calato da 5 a 4,5 miliardi nel corso del 2016). Non a caso, in settimana Moody’s ha rivisto al rialzo l’outlook del rating di Fca . Oltre a questo, però, è evidente come il titolo si sia giovato in queste settimane delle attese di un possibile coinvolgimento di Fca nel risiko del settore. D’altronde, non è un mistero che la dinastia Agnelli stia cercando un marito per il Lingotto; mentre le continue schermaglie tra Marchionne e il suo omologo di Volkswagen Matthias Mueller su una possibile aggregazione tra Fca e Wolfsburg non hanno fatto che bene al titolo in questa prospettiva.

Ferrari. Chi invece è sui massimi assoluti è la Rossa che ha chiuso la settimana a Milano riaggiornando il record a 69,7 euro. Il trionfo di Sebastian Vettel nel Gran Premio di Australia di domenica 26 marzo ha spinto il titolo in borsa per tutta la settimana. Nell’auspicio che il Cavallino possa essere competitivo per il titolo iridato dopo molte stagioni. Inoltre l’azione di Maranello ha ricevuto promozioni significative da importanti banche di investimento. Citi per esempio ha alzato il giudizio sul titolo da neutral a buy e portato il prezzo obiettivo, dopo aver migliorato la stima di ebit 2017 del 24%, da 48 a 74 euro. Questa visione nasce dalla convinzione che la Ferrari possa aumentare i prezzi, incrementare i volumi e ridurre i costi allo stesso tempo, mix relativamente sconosciuto al mondo automobilistico. In particolare, «riteniamo che i volumi della casa automobilistica possano raddoppiare nell’arco dei prossimi dieci anni», ha spiegato la nota della banca Usa. Anche Morgan Stanley ha pubblicato una nota con il giudizio overweight e un target price a 72 dollari ma che potrebbe arrivare nello scenario migliore addirittura a 100 euro.

Cnh Industrial. Anche la società dei camion e delle macchine agricole è sui massimi dal 2013, avendo chiuso venrdì 31 a 9,04 euro. Cnh ha ovviamente beneficiato (come tutti i titoli del resto) del rally delle borse mondiali dopo l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump. Un effetto che ha neutralizzatola perdita netta di 249 milioni di dollari del 2016 a fronte di un utile di 248 milioni nel 2015. Anche se a causa di poste particolari (il risultato adjusted sarebbe stato altrimenti in nero per 482 milioni). A sostenere i corsi del titolo nelle ultime settimane ci sono state motivazioni prettamente tecniche, ma anche i roadshow a Londra e a New York tenuti di recente dalla società che hanno fatto riscoprire il titolo ad alcuni fondi di investimento.

Juventus. Il titolo del club bianconero ha chiuso l’ultima settimana a quasi 0,5 euro dopo essere stato protagonista di una vorticosa crescita negli ultimi mesi (a fine dicembre infatti il titolo valeva 0,3 euro). Soprattutto in marzo sono passate di mano azioni per 50 milioni di euro all’incirca facendo sorgere la domanda (trattandosi anche di un club molto noto) su chi e perché stesse comprando, dato che la Juventus è controllata al 63% da Exor e soprattutto fa parte del patrimonio storico della dinastia Agnelli. A incidere sulle buone performance del club a Piazza Affari è sicuramente la capacità di saper coniugare rigore nei conti e successi sul campo, con l’utile semestrale a 72 milioni che si lega agli otto punti di vantaggio sulla seconda in Serie A. Oltre al fatto che la società chiuderà la stagione in utile alla luce della maxi-plusvalenza ottenuta dalla cessione di Paul Pogba al Manchester United. Inoltre un grande aiuto, al netto delle possibilità di proseguire nell’avventura europea quest’anno, è arrivato anche dalla recente modica dei regolamenti della Champions League: dalla stagione 2018-2019 saranno quattro le italiane che si qualificheranno direttamente ai gironi del torneo e di fatto la Juventus può dirsi quasi certa di partecipare al più prestigioso torneo internazionale di calcio nelle prossime due stagioni, vista la blanda concorrenza interna. Questo permetterà al management bianconero di programmare la propria attività confidando nella ricca distribuzione dei premi Uefa. Infine c’è anche un aspetto legato alle cessioni di Milan e Inter. Suning ha valutato il club nerazzurro, che nel 2015/16 ha registrato ricavi per 202 milioni, 650 milioni. Ovvero un multiplo di 3,2. Yonghong Li dovrebbe pagare 520 milioni per il 99% del Milan che ha registrato ricavi per 216 milioni. Ovvero un multiplo 2,4. La Juventus ha invece una capitalizzazione di 485 milioni con ricavi 2015/16 di 341 milioni. Cioè un multiplo di 1,4. Inferiore alle rivali storiche nel campionato italiano. (riproduzione riservata)
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