Ieri il cda ha ultimato le risposte che saranno inviate a Francoforte entro il 18

Nel documento chiarimenti su modalità e tempi della scissione, allineamento ai target fissati dalla Vigilanza e dinamica di costi e ricavi. Allo studio c’è anche la conversione dei subordinati

di Luca Gualtieri

Un documento molto articolato per rispondere punto per punto alle domande poste dalla Bce su deconsolidamento dei non performing loan e piano industriale. È stato questo il tema sul tavolo del consiglio di amministrazione di Carige di ieri. Francoforte ha infatti chiesto alla banca genovese di chiarire un fitto elenco di temi entro martedì 18, data entro la quale verosimilmente saranno inoltrate le risposte. Richieste distinte da quelle sulla governance, chiarite nelle settimane scorse.

In primo luogo il cda ha dovuto definire nel dettaglio metodologia e tempi della scissione con cui le sofferenze saranno deconsolidate dal bilancio. Il progetto presentato al mercato nel febbraio scorso prevede infatti la creazione di un veicolo ex articolo 106 non più controllato dalla banca, ma dai suoi azionisti e da investitori esterni.

Carige ha dovuto dimostrare alla Bce che l’operazione le consentirà di raggiungere i target fissati nei tempi previsti (tasso di copertura sulle sofferenze al 63%, sulle inadempienze probabili al 32% e sugli scaduti al 18%). Francoforte ha poi chiesto all’istituto diretto da Guido Bastianini di giustificare i trend previsti dal piano industriale per ricavi e costi. A questo punto la parola torna a Francoforte, che nelle prossime settimane deciderà se le risposte ricevute siano sufficienti per fugare i dubbi.

Il cda di Carige invece tornerà a riunirsi venerdì 28 per meglio definire il percorso di rafforzamento patrimoniale. L’intenzione di lanciare l’aumento da 450 milioni entro luglio resta confermata, anche se la decisione sul consorzio di garanzia non è stata ancora presa. L’idea sarebbe quella di creare un team leggero con un paio di istituti di cui uno italiano (a questo proposito le quotazioni di Banca Imi sarebbero scese a favore di Mediobanca ). Nel frattempo i vertici di Carige avrebbero cominciato a lavorare sull’operazione di liability management ventilata nel piano.

In sostanza la banca potrebbe proporre la conversione dei subordinati in azioni, contando su un bacino potenziale da circa mezzo miliardo. L’offerta potrebbe essere lanciata o prima dell’aumento di capitale o in autunno, nel caso in cui la ricapitalizzazione da 450 milioni non fosse stata sufficiente a colmare il gap patrimoniale. Tornando agli npl, mentre è in corso l’analisi delle agenzie di rating, resta in stand-by la cartolarizzazione con garanzia pubblica da 950 milioni. Carige potrebbe infatti far confluire il portafoglio sottostante all’operazione nel nuovo veicolo di gestione e cartolarizzarlo in una fase successiva. (riproduzione riservata)

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