di Laura Bonadies
«Continuiamo a lavorare per migliorare i fondamentali della banca perché questo è doveroso nei confronti dei lavoratori, dei soci e dei clienti. E lo facciamo in un’ottica stand alone ma anche per aumentare le probabilità che in futuro la banca possa far parte di un progetto di consolidamento».

Lo ha affermato l’ad di Mps , Fabrizio Viola, intervenendo a un convegno organizzato da First Cisl nel bel mezzo di un’altra giornata, quella di ieri, molto pesante per il titolo in borsa (-4,2% a 0,503 euro).
Viola ha ricordato che «la banca, ancora prima che la Bce intervenisse, avviò ad ottobre una indagine per esplorare la possibilità di una aggregazione. Eravamo consapevoli del momento di difficoltà dei mercati e che avere spalle larghe sarebbe stato opportuno. Questa fase di esplorazione però non ha portato risultati. Dopotutto», fa notare il numero uno della banca, «negli ultimi due-tre anni in Europa ci sono state poche operazioni di aggregazione perché ci si interroga ancora sul modello di business da usare e pesa l’incertezza normativa. A questo va aggiunto il problema Italia, che con fatica sta uscendo da una profonda recessione. All’estero c’è ancora la percezione che il nostro Paese non sia uscito da questa fase recessiva. Ci stanno guardando ma non c’è la fila di investitori per l’Italia».

Secondo Viola, insomma, non si è ancora percepito il miglioramento dei fondamentali della banca, «ma questo non ci preoccupa o deprime e continuiamo sul nostro percorso nella consapevolezza che il lavoro serio paga.

Bisognerà aspettare ma questa regola vale anche adesso», ha proseguito.
Nel dettaglio, ha detto ancora Viola, «le condizioni fondamentali di Mps sono migliori rispetto al comune percepito. Anche a gennaio», uno dei momenti più difficili, «la banca ha continuato a operare bene, con una solidità finanziaria. Al nostro interno non stiamo parlando di come salvarla ma di come svilupparla. Abbiamo un piano che va avanti, mantenendo gli impegni presi. Credo che anche la Bce a oggi non può in nessun modo affermare che noi non stiamo realizzando quello che avevamo promesso, come per esempio la pulizia di operazioni con derivati», ha sottolineato.

Secondo il top manager l’esperienza italiana è caratterizzata da una forte presenza delle banche del territorio che per dimensione e per approccio commerciale hanno il loro punto di forza nei rapporti con le famiglie. «La storia recente ci insegna che non tutte queste esperienze sono virtuose, in cui la bandiera del territorio è usata per coprire delle relazioni incestuose. Mps è un esempio di banca del territorio, un esempio sia virtuoso che vizioso. Quest’ultimo aspetto è stato eliminato da tempo. In passato sono state prese delle decisioni che hanno distrutto il valore della banca e non hanno neanche creato valore per il territorio. Mi riferisco all’erogazione a pioggia di finanziamenti ingiustificati, senza ritorno per la banca. Un esempio è dato dalle sponsorizzazioni multimilionarie al sistema sportivo che non avevano senso né per la banca né per il territorio». Però, ha detto dal palco il numero uno della banca, «Mps ha anche un rapporto virtuoso con il territorio. Mps è sempre stata vicina ai clienti e questo le è costato perché una parte delle sofferenze» che oggi ci sono «dipendono non solo dal credito non erogato perfettamente ma anche dalle piccole e medie imprese che hanno sofferto di più per la crisi. Questo rapporto virtuoso con il territorio è stato fondamentale per superare questi anni difficili». (riproduzione riservata)
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