di Luisa Leone
Ultime limature per il decreto banche. Nel fine settimana i tecnici del governo erano ancora al lavoro per sciogliere gli ultimi nodi del provvedimento, ma il testo «è quasi pronto», assicura una fonte vicina al dossier. Il via libera quindi, salvo sorprese dell’ultim’ora, è atteso per questa settimana, probabilmente nel Consiglio dei ministri che potrebbe tenersi giovedì prossimo.

Lo slittamento di una decina di giorni rispetto alle previsioni, deciso dopo un vertice Tesoro-Palazzo Chigi all’inizio della scorsa settimana, pare sia stato dovuto alla necessità di approfondire alcuni aspetti delle norme che dovrebbero consentire la velocizzazione del recupero crediti. Mentre non ci sarebbero più criticità sulla parte di provvedimento relativa ai rimborsi per gli obbligazionisti di Banca Marche, CariChieti, CariFe e Banca Etruria , per i quali è stata finalmente trovata una quadra con l’Unione Europea.
Ad ogni modo, prima che il testo arrivi sul tavolo del Consiglio dei ministri, servirà avere il via libera del premier Matteo Renzi, che nelle ultime settimane ha dimostrato una profonda sensibilità per il tema ma che non vorrebbe rischiare boomerang in termini di consenso. Inutile sottolineare infatti quanto la materia sia delicata. Se è fuor di dubbio che la velocizzazione del recupero crediti sia fondamentale per lo smaltimento degli npl, e quindi per il rilancio del credito e dell’economia, è anche vero che le novità in arrivo potrebbero creare scontento tra le imprese, piccole e grandi. Forse anche per questo il governo tiene a sottolineare che le misure favoriranno tutti creditori e non solo le banche, che pure in questi giorni sono ovviamente sotto i riflettori.

Ad ogni modo la strada sembra ormai davvero tracciata, soprattutto dopo che il sistema finanziario ha messo in piedi con risorse proprie il fondo Atlante (dotazione iniziale da 4 miliardi), chiamato a mettere in sicurezza i prossimi aumenti di capitale degli istituti di credito che necessitano di un rafforzamento patrimoniale (a partire dalla Popolare di Vicenza); ma che dovrebbe anche intervenire sul mercato dei crediti deteriorati. D’altronde l’iter per la riforma organica della legge fallimentare, dalla quale saranno estrapolate molte delle misure attese nel decreto banche, procede a passo di lumaca in Parlamento ed è probabile che i tempi si allunghino anche oltre il previsto. La commissione Giustizia della Camera, infatti, dopo l’avvio della discussione sulla legge delega, lo scorso mercoledì, ha stabilito di approfondire il tema con un’indagine conoscitiva, le cui audizioni non sono ancora in agenda ma che non potranno che dilatare ulteriormente la durata dell’iter parlamentare.

Così nel decreto allo studio del governo dovrebbero essere anticipate alcune norme relative alla gestione delle procedure concorsuali e fallimentari, in particolare quelle che fanno perno su una spinta alla composizione stragiudiziale delle crisi, ma anche quelle per la semplificazione delle regole processuali e la riduzione delle incertezze interpretative, che spesso hanno un effetto negativo sulla durata delle procedure e quindi sui tempi di recupero. Ancora potrebbe finire nel dl anche la parte di delega che prevede che le procedure di dimensioni maggiori siano affidate ai tribunali per le imprese e le norme per un più rapido spossessamento, sul modello anglosassone, pur con tutele maggiori e differenziate per i beni personali rispetto a quelli d’impresa. L’obiettivo è evitare quanto possibile il ricorso ai tribunali ma anche mettere fine alle disomogeneità sul territorio nazionale tra un collegio e un altro, garantendo tempi certi e uniformi per tutti i procedimenti. Con l’effetto di mettere una sorta di timer nelle aule dei tribunali, evitando che le procedure si prolunghino oltremodo e possibilmente riuscendo a portare dagli attuali sette-otto anni a soli tre anni tempi necessari al recupero di un credito. Infine nel decreto, che come accennato detterà anche i criteri per i rimborsi agli obbligazionisti delle quattro banche messe in risoluzione lo scorso novembre, dovrebbe trovare posto anche una norma di carattere fiscale per permettere di far confluire nelle nuove Banca Marche, CariChieti, CariFe e Banca Etruria le imposte attive differite (dta) al momento rimaste invece sotto il cappello delle bad bank. (riproduzione riservata)
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