Interessati 625 mila veicoli. Titolo a -15%
Si espande il contagio del Dieselgate: dopo il clamoroso caso della Volkswagen, ora è la volta della giapponese Mitsubishi. La casa automobilistica ha ammesso che, durante il processo di certificazione di alcune minicar, erano state condotte «prove in modo inappropriato» per presentare, al ministero dei trasporti, dati sui consumi di carburante migliori di quelli reali.

L’ammissione di una manipolazione interna «intenzionale» è arrivata dopo la pesante chiusura del titolo alla borsa di Tokyo: le azioni Mitsubishi hanno chiuso la seduta con un crollo del 15% dopo la convocazione di una conferenza stampa del presidente Tetsuro Aikawa su alcune «irregolarità nei test sulle emissioni».

Lo stesso Aikawa ha espresso vergogna per lo scandalo. «Sento la difficoltà di garantire la profonda consapevolezza del rispetto delle regole tra tutti i dipendenti», ha aggiunto, anticipando un impatto significativo della vicenda sui profitti di un produttore capace di approfittare, meglio di altri, della ripresa della domanda globale.

Il caso è analogo a quanto avvenuto in Volkswagen, finita nella peggiore crisi della sua storia per aver installato software per la manipolazione delle emissioni inquinanti dei motori diesel, anche se le dimensioni non sono paragonabili. Il gruppo tedesco è un colosso capace di vendere e produrre quasi 10 milioni di veicoli in tutto il mondo, mentre Mitsubishi supera di poco quota 1,2 milioni e manca di una presenza veramente globale. Inoltre, se lo scandalo Dieselgate riguarda per Volkswagen 11 milioni di vetture, per la casa nipponica interessa circa 625 mila veicoli.

Resta il fatto che la sesta casa automobilistica giapponese non è estranea agli scandali. Nel 2000 era finita nell’occhio del ciclone con l’accusa di avere lanciato sul mercato, per quasi 30 anni, veicoli difettosi e per avere nascosto i reclami dei clienti. Ora il costruttore ha trovato differenze tra le proprie metodologie di test dei veicoli e quanto richiesto dalla normativa e ha espresso «profonde scuse» ai clienti e agli azionisti per il problema emerso su quattro modelli di minicar, un segmento molto popolare fino a poco tempo fa in Giappone e riguardante vetture con cilindrata pari o inferiore a 660 centilitri cubici. In particolare, la manipolazione è stata riscontrata sulle eK Wagon e eK Space, prodotte da Mitsubishi, e sulle Dayz e Dayz Roox prodotte per conto di Nissan da giugno 2013. Fino al 31 marzo scorso sono state prodotte 157 mila eK Wagon e eK Space e fornite alla casa di Yokohama 468 mila Dayz e Dayz Roox.

Mitsubishi ha avviato un’indagine interna da cui è emersa una «condotta inappropriata» nell’utilizzo dei valori della resistenza, che ha portato a ottenere vantaggi in termini di consumi. «Abbiamo deciso di fermare la produzione e le vendite delle vetture interessate», ha reso noto Mitsubishi. «Anche Nissan ha fermato la loro vendita. Mitsubishi Motors e Nissan Motor discuteranno ora eventuali risarcimenti in merito al problema».

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