di Anna Messia
La promessa del management team di Generali è chiara: dare attenzione e soddisfazione a tutti gli stakeholders della compagnia assicurativa, tenendo fermo l’impegno a distribuire 5 miliardi di dividendi entro il 2018 nonostante lo scenario sfidante, caratterizzato da tassi d’interesse rasoterra.

Il messaggio è arrivato ieri dall’amministratore delegato del Leone Philippe Donnet durante la prima assemblea a Trieste come group ceo, appuntamento cui hanno preso parte investitori esteri che rappresentavano poco meno del 20% del capitale. «Bisogna mantenere il rapporto di fiducia, trasparenza e collaborazione con il cda e con tutti gli azionisti, in linea con la tradizione delle Generali », ha detto Donnet. «Dobbiamo fare in modo che continuino a credere in noi, anche attraverso una giusta remunerazione del capitale investito», ha sottolineato, aggiungendo che bisogna «consolidare il rapporto con le reti distributive» e «stringere un patto forte e leale con manager e collaboratori». Un percorso già iniziato nel 2015, ha dichiarato il direttore generale Alberto Minali, che ha detto di prevedere per i dividendi una traiettoria di crescita sostenibile e «i 72 centesimi approvati in assemblea (per un totale di 1,123 miliardi, ndr) sono il primo passo in quella direzione». Ma allo stesso tempo c’è bisogno di lavorare con il mercato per far comprendere il valore di Generali , perché oggi il titolo è sottovalutato, secondo Minali: il gruppo Generali «ha una posizione solida e robusta, ma non abbiamo dal mercato azionario le soddisfazioni che crediamo di meritare. Non siamo soddisfatti della performance di borsa. Il mercato non riesce a valorizzare le Generali , che hanno sottoperformato mercato e indici». Minali ha ricordato che il target price medio assegnato dagli analisti è 16,5 euro, con un potenziale incremento quindi del 20% rispetto al valore attuale (ieri la chiusura è stata di 13,7 euro, -0,36%). «Dobbiamo lavorare molto per far capire al mercato che in Generali c’è un valore inespresso che è maggiore dei 13,8 euro attuali; Philippe ed io lo faremo con i fatti».
Ieri l’assemblea, oltre ad approvare il bilancio 2015, chiuso in utile per 2 miliardi, ha nominato il nuovo cda per il triennio 2016-2018. Il board è composto da 13 membri, di cui 11 della lista presentata da Mediobanca (Gabriele Galateri, Francesco Gaetano Caltagirone , Clemente Rebecchini, Philippe Donnet, Lorenzo Pellicioli, Ornella Barra, Alberta Figari, Sabrina Pucci, Romolo Bardin, Paolo Di Benedetto, Diva Moriani) e due dalla lista Assogestioni (Roberto Perotti e Paola Sapienza). Il cda ha poi confermato Galateri presidente e Donnet ceo. La novità è che una parte dei fondi esteri azionisti di Generali , pari al 5% circa del capitale presente all’assemblea, ha votato a favore della lista di Mediobanca , che ha ottenuto 67,41% dei voti, mentre la lista Assogestioni è stata scelta dal 32,15%. Il trend conferma le attese di Mediobanca , che alla vigilia dell’assemblea aveva puntato su un’ampia convergenza. Ieri Minali ha anche aggiunto che la compagnia è pronta tutelarsi nelle sedi opportune per la gestione della Popolare di Vicenza, la cui quota (0,38%) è stata svalutata di 40 milioni, e che non parteciperà all’aumento di capitale. All’orizzonte non ci sono poi acquisizioni e neppure un incremento nell’investimento in Atlante, fissato a 150 milioni. (riproduzione riservata)
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