di Simona D’Alessio

Casse dei professionisti soggette a una normativa «datata», che esige adeguata «manutenzione» istituzionale per rinvigorire «l’azione di vigilanza». E, mentre si aspetta («da cinque anni») il decreto interministeriale sui limiti agli investimenti degli Enti previdenziali, i dicasteri vigilanti con l’aiuto della Commissione di vigilanza sui fondi pensione rivendicano l’impegno per assicurare «trasparenza tramite procedimentalizzazione degli atti». Pomeriggio di audizioni ieri, in commissione lavoro alla camera, sulla previdenza privatizzata, su cui si concentrano tre risoluzioni parlamentari (di Pd, M5s e Misto). Improcrastinabile il restyling per il presidente della Covip Francesco Massicci, giacché è in vigore una disciplina datata, «risalente ai decreti di privatizzazione degli Enti» (dlgs 509/1994 e 103/1996) e «incompleta», non essendo stato finora «adottato il regolamento, previsto entro sei mesi dall’art. 14, comma 3, del decreto 98/2011», per introdurre disposizioni sugli investimenti delle risorse finanziarie delle Casse, dei conflitti di interesse e di banca depositaria; l’iter del testo, in stallo da almeno un lustro, dovrebbe giungere a compimento a breve, visto che, è stato ricordato, «lo scorso 24 febbraio ha ricevuto il parere favorevole del Consiglio di stato». Per Massicci, la vigilanza sulla previdenza obbligatoria deve continuare a esser esercitata dai ministeri competenti, non da «un unico organismo specializzato», neppure dalla stessa Covip. Evidenziato l’ammontare del patrimonio degli Enti (71,9 mld nel 2014, si veda ItaliaOggi dell’8/4/2016), il presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti, ha fornito ai deputati le cifre sui ricavi: i rendimenti degli investimenti delle Casse «sono superiori mediamente al 3%», ma «vincoli ministeriali» ne vietano l’uso per valorizzare i montanti contributivi degli iscritti. Quanto ai controlli, un affastellarsi di norme, nel tempo, «ha aumentato la regolamentazione in maniera caotica», mostrando come non sia «la quantità» a dar garanzie specie ai professionisti, bensì, ha concluso, «la qualità e l’efficacia» delle verifiche.
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